Ok. Nuovo disco dei Mars Volta. Procediamo per gradi.
Copertina: una donna gigante che cammina circondata da figure di bianco vestite in un sobborgo mediorientale in cui le tristemente famose dispute religiose hanno lasciato il posto ad antenne paraboliche e pannelli fotovoltaici. Titolo: The Bedlam in Goliath "La confusione in Golia. Wow. Tema biblico ? No. Il recensore vorrebbe trascurare la descrizione del concept del disco ma è costretto ad accennare alla famigerata tavoletta magnetica, regalo di Omar a Cedric, che si è messa a sputare fuori personaggi, luoghi e situazioni proiettando energia negativa nello studio di registrazione. E il recensore pensa: dannazione, ci sono cascato anche io. Perché le recensioni di questo disco sembrano voler raccontare la storia più che la musica. Saltiamo il solito ripassino (At the drive-in, Defbla bla bla). Questo è il quarto lavoro in studio dei Mars Volta e fin qui ci siamo. Ora, partiamo da una domanda che lessi in un forum, qualche tempo fa: e se The Bedlam in Goliath fosse il primo album a non stupire? Risposta: quando uscì De-Loused, mi convinsi subito che una band capace di un simile sound non sarebbe mai stata banale o prevedibile; sarebbe sempre stato un incredibile spettacolo pirotecnico ... finchè fosse durato. Nell’approccio, nella tecnica, nel cuore. Non era il solito mischiare (rock con jazz, psichedelia e blues). Era partire da mille e arrivare a diecimila. Ora, qualcuno si è chiesto (e molti lo hanno confermato) se questo disco sarebbe risultato prevedibile. Non giudico la sensatezza o la correttezza della domanda. Quello non mi interessa. Mi rammarico che questa questione si sia posta. Una delle grandi regole della musica, che determina l’invecchiamento e il progressivo avvicinamento alla consuetudine, ha colpito anche loro. Diamine ... è vero. Molte cose te le aspetti. Soprattutto se hai assaporato anche le avventure soliste di Rodriguez-Lopez. Ma c’è una cosa che mi consola e forse più di una. Per la prima volta siamo di fronte a qualcosa di completo, bilanciato, perfettamente equilibrato nella sua epica magniloquenza crossover. Mi si conceda il termine, crossover, per indicare che tutto c’è e niente esiste. Ancora una volta, nella musica dei Mars Volta (scusate la ripetizione), c’è di tutto. Ma qui, be’, qui niente è di troppo, niente è di meno. Un’opera che richiama l’esordio nell’aggressività, Frances The Mute nella pomposità, Amputechture nelle atmosfere schiette e orientali (?). Sarebbe un azzardo considerarlo il loro lavoro migliore. Davvero un azzardo. Soprattutto quando si rischia il linciaggio informatico .... Ok. De-Loused in the Comatorium è il loro più bel disco. (posso dire una bugia?) 90/100
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Omar Rodriguez-Lopez: Chitarra Anno: 2008 |