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Patrick Wolf
The Bachelor

Mettiamo subito una cosa in chiaro: Patrick Wolf è un genio del Pop. Non servono troppe argomentazioni per sostenere questa tesi, la sua capacità di scrivere melodie meravigliose emerge subito e se ne rimane stregati, in questo disco più del solito. Non c’è una spiegazione razionale, non c’è una dimostrazione. Stiamo parlando di emozioni. Le linee melodiche si inseguono con una tale naturalezza che l’ascoltatore ha la sensazione di conoscerle da sempre. Sembra che Patrick si sia insinuato dentro di noi e ci abbia rubato le melodie dell’anima. Siamo a livelli davvero di eccellenza assoluta, sicuramente uno dei punti fermi di quest’ultimo decennio di musica pop.

I brani sono tutti stracolmi di idee, ma la loro facilità di fruizione può mettere inizialmente in ombra la cura certosina con cui vengono confezionati ed i ricami preziosi si sprecano. Veramente non c’è una virgola fuori posto: “Damaris” ad esempio è un brano che potrebbe dare senso ad un’intera carriera, cinque minuti di incredulità totale di fronte a questo dono di Dio. Basterebbe questo aspetto a promuovere il disco tra i migliori degli ultimi anni, ma ovviamente c’è dell’altro. La qualità elevatissima delle composizioni si sposa con una grande varietà di stili e mood. Il cantautore londinese spazia dal pop orchestrale più magniloquente (ma mai fastidioso) al Folk più intimo, passando attraverso episodi di cruda elettronica.
È proprio la commistione di archi barocchi e beat glaciali la cifra più significativa dell’opera. Una mescolanza che può apparire, a torto, indigesta. L’incontro di passato e futuro si realizza con un’armonia ed una compostezza disarmanti. “Oblivion” unisce una ritmo elettronico frenetico a ricami suadenti di violino: il risultato è un mosaico suggestivo ed efficace. Patrick elabora un codice musicale veramente peculiare ed insolito: il Pop del XXI secolo. Risulta quasi difficile crede che “Blackdown”, una sonata soffice come la neve, e “Battle”, un’esplosione roboante di estetica Punk, siano state scritte ed interpretate dalla stessa persona. Ma questo è Patrick Wolf, un camaleonte. I brani sono eccellenti sempre e comunque: che si tratti di pop sinfonico (“Hard Times” ne è un esempio scintillante), di elettronica onirica (“Count Of Casualty”) o di Folk fiabesco e sognante (la delicatissima “Thickets”) il nostro non mostra mai segni di cedimento.
Si sente la sicurezza e la coscienza dei propri mezzi che è dei grandi artisti. Ed è all’insegna di questa eterogeneità che due brani radicalmente diversi come “Who Will?” e “Vulture” vengono accostati. Alla compostezza quasi religiosa della prima risponde la sfacciataggine elettronica della seconda. Due brani diametralmente opposti ma egualmente perfetti. Dal punto di vista strettamente vocale siamo di fronte ad una prova di assoluta pregevolezza. Una delle vette è “The Bachelor” in cui Patrick duetta con Eliza Carthy. Una marcia inquietante, in cui le variazioni di tonalità si susseguono instancabilmente e tracciano una parabola melodica di rara bellezza. E che dire poi di “The Sun Is Often Out”, uno dei momenti più intimi e magici. Qui Wolf sussurra, si accosta al nostro orecchio e ci culla con la sua melodia leggera come la rugiada. “The Messenger” è la chiusura perfetta: un caleidoscopio di beat sintetici e archi soavi che ben riassume il quid musicale del disco. Un intreccio di ghiaccio e fuoco, di passato e futuro, di spigoli e linee curve, che viene poi plasmato dalle intuizioni geniali di Patrick. Possiamo quindi dire che The Bachelor è uno dei vertici della musica Pop degli ultimi anni. Quattordici brani che sono quattordici gioielli. Mai un calo, mai un passo falso, questo disco si avvicina molto alla perfezione. C’è da dire che a volte il nostro si lascia un po’ prendere la mano e mette forse troppi elementi in gioco rischiando di ingolfare le melodie e appesantire l’ascolto. Fortunatamente la bellezza disarmante dei brani emerge sempre nonostante i contorni musicali troppo abbondanti.

Insomma, un disco che mi sento di consigliare a chiunque e che segna un punto d’arrivo per questo grande artista. Chissà cosa ci proporrà nel 2010 con The Conqueror e se riuscirà a superarsi nuovamente. Nell’attesa, continueremo ad ascoltare le canzoni di questo ragazzo londinese, canzoni che parlano un linguaggio universale, colpiscono dritte allo stomaco e ti inchiodano sulla sedia, incapace di credere ad una bellezza tale.

85/100


Patrick Wolf: Voce, chitarra e violino

Guests:
Tilda Swinton: Voce e cori in Oblivion, Thickets e Theseus
Eliza Carthy: Voce in The Bachelor

Anno: 2009
Label: Bloody Chamber Music
Genere: Pop Orchestrale

Tracklist:
01. Kriegspiel
02. Hard Times
03. Oblivion
04. The Bachelor
05. Damaris
06. Thickets
07. Count of Casualty
08. Who Will?
09. Vulture
10. Blackdown
11. The Sun Is Often Out
12. Theseus
13. Battle
14. The Messenger

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