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Pearl Jam
Backspacer

Inutile negarlo: la storia musicale dei Pearl Jam è finita dieci anni fa, con Yield la band di Seattle ha terminato la sua evoluzione. I dischi seguenti ci hanno infatti mostrato una band conservatrice, legata indissolubilmente ai propri cliché. Certo, sarebbe stato assurdo chiedere loro di sperimentare, anche perché non l’hanno quasi mai fatto e anzi si sono fin da subito inseriti in un filone di continuità con la tradizione Rock, ma l’eccessiva schematicità dei contenuti unita ad una scarsa ispirazione ha prodotto dischi poco riusciti e noiosi come Binaural e Riot Act. Vedder e soci, consci dei loro difetti, cercano di cambiare qualcosa con il self titled del 2006, che li vede impegnati in brani più agili e godibili, spesso sospinti da un rinato ardore politico. La soluzione sembra buona; i contenuti musicali rimangono i soliti, ma la maggior freschezza delle composizioni e l’approccio nuovamente passionale e non più manieristico giocano un ruolo decisivo e ridanno vitalità alla proposta musicale della band. Un disco di sano sudore Rock N' Roll!

A tre anni di distanza i nostri tornano sulle scene con Backspacer: un disco ancora più fruibile del precedente, con brani mai troppo lunghi e melodie accattivanti, attento però a non cadere nella trappola del mainstream. I Pearl Jam non si svendono, proseguono coerenti il loro firmest path. Ci sono alcuni episodi di puro ephos marchiato PJ: la tonante “Amongst The Waves”, la paradigmatica “Force Of Nature” e soprattutto “Unthought Known”. Quest’ultima farà sicuramente sussultare i fan di vecchia data, le sfumature vocali di Vedder emozionano non poco. Il dittico iniziale “Gonna See My Friend”- “Got Some” è una sfuriata Punk Rock di grande presa, potente e veloce. Stessa cose non si può dire per il singolo “The Fixer”, eccessivamente radiofonico. “Johnny Guitar” e “Supersonic” mostrano strade già battute ma lo fanno con buona qualità; la prima presenta un bel dialogo di voce e chitarra, la seconda ha un bel tiro, anche s’è un po’ ruffiana. Un surplus qualitativo è dato dalle rinata vena cantautorale di Vedder: “Just Breathe” sembra presa da Into The Wild, un Folk agrodolce finemente ricamato. ”Speed Of Sound” è un piccolo capolavoro vocale, in cui il cantante splende di luce propria. La conclusiva “The End” è uno dei momenti più emozionanti e sentiti.

Un lavoro che si attesta su livelli dignitosi; la noia e la ripetitività sono scongiurate grazie ad una discreta dose di ispirazione e scelte stilistiche azzeccate. Tra Hard Rock epico, energico Punk Rock e cantautorato sincero, la band ha saputo evitare il Rock anonimo e piatto che sembrava averle tarpato le ali all’inizio del decennio. Certamente non si tratta di un disco memorabile, ma siamo ben lontani dai livelli scadenti che molte band coeve ai Pearl Jam hanno mostrato di recente.

63/100


Eddie Vedder: Voce e chitarra
Stone Gossard: Chitarra
Mike McCready: Chitarra
Jeff Ament: Basso
Matt Cameron: Batteria
Kenneth Gaspar: Tastiere e Hammond

Anno: 2009
Label: Universal Music Group
Genere: Rock

Tracklist:
01. Gonna See My Friend
02. Got Some
03. The Fixer
04. Johnny Guitar
05. Just Breathe
06. Amongst the Waves
07. Unthought Known
08. Supersonic
09. Speed of Sound
10. Force of Nature
11. The End

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