La band ha sicuramente un buon appeal pop, una capacità di scrivere melodie orecchiabili, ma non troppo banali. L’opera d’esordio è frutto di lunghi anni di lavoro e questo si sente nell’equilibrio delle canzoni, rifinite con certosina precisione e musicate con grande raffinatezza. La stessa band in sede d’intervista ha confermato la scelta di fare le cose con calma per assicurarsi un risultato migliore. Prendiamo ad esempio “Vietato L'Accesso”: è un brano pop rock perfetto, melodia impeccabile e musiche calibrate al millimetro si intrecciano con grande naturalezza ed espressività. Il ritornello arriva come un’ondata improvvisa in un mare calmo e dolce. La band riprende insomma la migliore tradizione italiana degli anni ’90, ha ben presente la lezione degli Afterhours, ma la ridisegna con pennelli diversi, segnati da un decadentismo intimo, avvertito nel profondo, una fragilità innervata nel suono della band, senza possibilità di salvezza.
I brani mantengono un buono standard medio, senza sussulti particolari, ma con una costanza ammirevole; quelle dei Piccoli Omicidi sono canzoni che crescono con gli ascolti, infatti bisogna sondarle nel profondo per capirne appieno la bellezza. Anche i testi sono belli, poetici, e vanno ascoltati con attenzione massima (meglio ancora se letti) per apprezzarne tutte le meravigliose sfumature. Ci sono buoni pezzi rock come “Il Paese Degli Idioti”, sufficientemente potente ed incalzante, ma la band si esprime al suo massimo nei momenti più intimi e magici, dilatati nell’attimo di una lacrima che solca il viso, come la soffusa “Vedrai Vedrai” (cover di Tenco). “Spine” è forte di una ritmica coinvolgente, un chitarrone semplice ma efficace ed una melodia ben scandita, maggiormente aggressiva rispetto alle altre. Bello anche il folk storiografico di “La Canzone Del Partigiano”, che segue le orme del cantautorato civile dei più grandi, capace di far rivivere la Storia attraverso le emozioni degli uomini, lontano più che mai dalla facile retorica.
Alcune canzoni svettano sulle altre. “Le Notti Bianche” ha tutta la grazie pacificata dei classici: un brano che si insinua nella mente come se fosse sempre stato lì, emozioni rievocate con poetica delicatezza, con poche intensissime pennellate che accendono sensazioni forti, ma lo fanno con una leggerezza infinita, senza mai scadere nel banale, senza bisogno di esplicitare l’ovvio.
“Fino Alla Fine Del Mondo” è un’opening track eccezionale, d’un equilibrio raro. Il suo incedere mellifluo ed aggraziato è come aria fresca che accarezza la pelle. Conferma della classe della band è poi “Vivo Da Poco” intensissima ballata notturna, giocata tutta sul talento del buon Piergiorgio Bonezzi; l’arrangiamento è studiato con intelligenza, gli archi si intersecano con parsimonia al delicatissimo tessuto di piano e chitarra. Le note non sono mai buttate lì con superficialità: ogni elemento ha un suo senso nell’economia dei brani. L’essenzialità delle musiche risulta fondamentale nella resa artistica dei pezzi, che vivono di intrecci accurati, sanno essere poeticamente minimali, nelle parole come nelle note. Qualche difetto c’è: in primis la fastidiosa “Il Mondo Rosa”, davvero evitabile, ma anche “B.” non convince appieno, con il suo andamento un po’ ridondante e retorico, pur non mancando intuizioni buone e parole toccanti. Tuttavia, la maggior parte del disco è d’una gradevolezza inebriante, la classe dei tre musicisti è francamente innegabile. Le canzoni sono davvero belle ed i testi arricchiscono non di poco il valore dell’opera.
Sublimazione di tutto questo è la conclusiva “Va Giù (Vajont)” che rivive una tragedia nazionale con una macchina da presa che si muove dentro ai fatti, inquadrando vite individuali dentro ad una cornice più ampia, una metafora universale sull’uomo e la natura matrigna: “anime arrese alle braccia stanche di una madre indifferente”.
I Piccoli Omicidi sanno parlare di storia senza fare prediche, senza frasi fatte: il fatto storico è il punto di partenza per una parabola poetica ed esistenziale, per raccontare storie di umanità sofferente, di umanità distrutta e dimenticata.
73/100
Piergiorgio Bonezzi: Chitarra, piano e Voce
Roberto Panisi: Basso
Giulio Martinelli: Batteria
Anno: 2011
Label: Still Fizzy Records
Genere: Cantautorato Pop/Rock
Tracklist:
01. Fino Alla Fine Del Mondo
02. Il Paese Degli Idioti
03. Spine
04. Le Notti Bianche
05. La Canzone Del Partigiano
06. Vedrai Vedrai
07. Il Mondo Rosa
08. Vietato L'accesso
09. B.
10. Vivo Da Poco
11. Va Giù (Vajont)