A scatola chiusa. Wow, che figo l’ultimo cd arrivato a casa! Ha un package curatissimo, poi il foglietto di presentazione parla di industrial e post rock, sono eccitato, voglio ascoltarlo subito. Al primo ascolto. Mmm, carino dai, ma non è post rock. È un rock un po’ malinconico e nebbioso. La voce è buona, però musicalmente non mi sta convincendo. Al secondo ascolto. Mah, questo è pop rock mascherato dietro a suoni leggermente cupi e atmosfere pseudo angoscianti, che tristezza. Al terzo ascolto. Che noia ragazzi. Le canzoni sono terribilmente simili tra loro, sti ritornelli smielati non si possono sentire. Questo Midst degli esordienti Enil La Fam è un disco che cerca di essere qualcosa che non è: non basta aumentare le distorsioni per trasformare la struttura di un brano. Un appeal melodico facile quanto noioso e parti musicali davvero deprimenti sono le coordinate base del disco; brani privi del benché minimo spunto creativo, incatenati a paradigmi musicali triti e ritriti, ripetuti senza variazione per 40 sofferti minuti. Manca essenzialmente la fertilità compositiva per creare qualcosa di interessante. Le chitarre sono così retoriche che più non si può, la voce di Belvedere convince in “S & M” ma dopo poco stanca; le inflessioni malinconiche sanno di stucchevole e gratuito. Non si sente nessuna partecipazione emotiva. È un suono costruito ad arte da produttori che hanno cercato di trasformare una band qualunque in un fenomeno di Rock moderno. 50/100
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Nicola Belvedere: Voce Anno: 2010 |