Gli anni passano per tutti; dopo il miracolo musicale Hai paura del buio? era difficile ripetersi.
Un lento ma inesorabile declino attendeva la band di Manuel Agnelli dopo il disco del 1997. Le ultime prove erano state sconfortanti, ma in questo 2012 la critica ha accolto Padania (pessimo titolo!) come la rinascita artistica della band milanese. Il ritorno di Xabier Iriondo nel 2010 ha rilanciato la verve rockettara della band, che si impegna in un tour de force (francamente sfiancante) di quindici brani rock che pestano giù duro ma lasciano indiffenti, intervallati da qualche ballatona stanca. C'è la volontà di riorientarsi verso la scena alternativa, ma manca la freschezza compositiva dei tempi belli. Agnelli è diventato tristemente monocorde; si focalizza sempre sulle stesse melodie, pesantemente enfatiche, prive di qualsiasi scintilla di genialità: puro mestiere. Il suono è traboccante di elementi: chitarrone in evidenza e il violino di Rodrigo D'Erasmo riempiono le tracce con arrangiamenti quasi sempre prevedibili, che privilegiano la quantita sulla qualità. Nell'abbondanza di brani mediocri, si trova però qualcosa di decente: "Fosforo e blu" è un delirio di puro istinto animalesco, "Spreca una vita" ha una bella chitarra frenetica, mentre "Giù nei tuoi occhi" si fa notare per un magnifico ronzio noisy (ma il cantato è ridicolo e toglie pathos). Alcuni passaggi caotici di "Io so chi sono" sono interessanti, ma per lunghi tratti regna la noia. Il singolo "La tempesta è in arrivo" è la cartina di tornasole del disco: potente ma senza spunti degni di nota, dominata da una melodia anonima e alla lunga fastidiosa, come in molti altri pezzi. Stesso discorso per "Costruire per distruggere" nell'ambito delle ballads (testo stupendo invece). I momenti migliori si trovano quando la band rallenta i ritmi e permette ad Agnelli di puntare forte sul timbro levigato ed espressivo, non avendo idee brillanti da sfoderare: "Metamorfosi" e "La terra promessa si scioglie di colpo" sono intensissime e non a caso sono le più lontane dalla forma canzone rock classica: l'ispirazione lirica ed emotiva è viva quindi, manca proprio la feltilità di songwriting. In fin dei conti, la parte musicale è anche dignitosa; non si trovano momenti esaltanti, ma il lavoro è solido e accettabile, per quanto un po' pesante. Il vero problema è la scrittura dei brani; Manuel sembra più attento a costruire una sua verità etica piuttosto che plasmare melodie memorabili, ha trascurato eccessivamente la forma in favore del contenuto (esemplare in questo senso la title track). Sicuramente la band ha puntato molto su questo disco, ma detto sinceramente in questi anni ho sentito molte canzoni migliori dalle band italiane emergenti rispetto al materiale quipresente, almeno per quanto riguarda la cura estetica del prodotto musicale. Sarebbe quindi un'ingiustizia nei confronti dei tanti gruppi che in giro per il belpaese si fanno il c**o, dire che queste canzoni abbiano qualcosa di speciale. La stroncatura non è totale, semplicemente la band sta facendo i conti, come tutti, con l'età che avanza: nelle intenzioni Padania è un lavoro generoso e sincero, ma purtroppo negli effetti si rivela un polpettone rock di difficile digestione. E' la vita. 55/100
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Manuel Agnelli: Voce (tutte le tracce eccetto 14 e 15), chitarra elettrica (tracce 1,3,9,11), chitarra acustica (tracce 1,3,4,6), stick (traccia 1), piano Bösendorfer (traccia 15) Anno: 2012 |