Gli Sliver, combo padovano in azione dal lontano 1997, sono una band sicuramente rodata ed esperta in sede live; tuttavia, in questi tredici anni le loro produzioni si sono limitate ad un demo ed un promo.
Con l’EP Red Roots, la band tenta di dare una svolta al suo percorso artistico, presentando sette brani inediti. Emerge fin da subito la propensione per sonorità di impatto immediato, potenza e dinamismo sono i punti cardine della formula musicale dei quattro (“Back To You”). Ci si ispira sicuramente all’Hard Rock di fine anni ’80, nonché al Grunge più appetibile. Tuttavia, a parer di chi scrive, mancano in primis le qualità vocali per poter anche solo imitare un Axl Rose o un Eddie Vedder che sia (“Red Roots”), perché in fin dei conti questo disco è una copia spudorata e pessimamente riuscita di Guns n’ Roses e Pearl Jam: in “I Can Do It In The U.S.A. (In Bush's Time)” la somiglianza con la band di Seattle è quasi imbarazzante. Inoltre, la scrittura dei brani appare piuttosto fragile (“Never Be Alive”), a tratti fastidiosa nei ritornelli spesso banali e piatti (“Yeah, Never a Feeling”, “Sheila”). I riff di chitarra, che dovrebbero essere il valore aggiunto delle band che suonano questo genere, sono anonimi, triti e ritriti (“Looking Down”), non riescono a vivacizzare i brani, già fiacchi di per sé. Il lavoro, pur nella sua brevità, riesce ad annoiare abbondantemente. Non ritengo che gli Sliver abbiano le qualità per poter far carriera; sicuramente sono dei buoni mestieranti, ma ben’altra cosa è saper scrivere brani di proprio pugno, degni di questo nome. Forse conviene accontentarsi di continuare a suonare in qualche pub o festa di paese… 50/100
|
Simone Pittarello: Voce e chitarra Anno: 2009 Sul web: |