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Vanderlei
L'Inesatto

I Vanderlei nascono nel 2005, sul palco dell’Estragon a Bologna, ma il nucleo della band era in giro già dal 1999 sotto il nome Kybbutz. L’offerta musicale è sicuramente valida e fin dal primo ascolto si sentono le buone qualità dei cinque musicisti. Il tessuto sonoro presenta una ricchezza strumentale di rara pregevolezza; musicalmente parlando, questa è una delle migliori band emergenti in circolazione in Italia.

La produzione di Paolo Benvegnù si sente: il suono è particolarmente maturo e scandito per un disco d’ esordio, le componenti si amalgamano in modo mirabile, un vero e proprio reticolo di fonti musicali che ben si intrecciano e compongono strutture di rock moderno, sfuggente, subliminale. La scrittura dei brani è fertile e di valore, anche se non mancano alcune insicurezze sul piano melodico. Ciò che però colpisce è la capacità di accostare l’appeal cantautorale dei testi ad un repertorio di stili alquanto variegato, al di là del semplice risultato estetico. Il valore dell’opera è infatti indubitabile, ma non sempre i risultati sono all’altezza delle premesse: brani come “Il Dunque” e “Lobi” (ma in parte anche “L’inesatto” e “Graffi”), tra distorsioni sconnesse, interessanti pattern ritmici o peculiari intrecci sfasati di chitarra e batteria, si risolvono in melodie bruttine ed ingessate, non possiedono quello sfogo catartico che completerebbe a dovere le interessantissime cornici sonore. Il contorno è sempre di alto livello, ma non di rado manca il quid sostanziale che dà forma alle canzoni. L’impressione è che le idee siano molte e buone, ma manchi quel guizzo genialoide che renda bella una canzone interessante.

Questo discorso non è valido per tutti i brani, fortunatamente. Quando al lavoro sulle strutture si unisce la fertilità del puro ingegno artistico, nascono piccoli gioielli quali “Pittori”, “Gioco” e “Santissimo dubbio”. “Pittori” è l’episodio più piacevole; suoni densi, trame fitte, bel canto, mentre “Gioco” lavora bene sul sovrapporsi di suoni liquidi, drum machine e chitarroni. “Santissimo dubbio” è più classicamente rock, ma anche uno dei momenti più puramente ispirati, sia nei riff che nelle trame vocali, qui davvero ottime. “Cedere” regala un’apertura fiammante, mentre “Il fascino dell’attimo” si risolve in un caos un po’ retorico, arricchito però da sottotrame serpeggianti.

Insomma un disco riuscito a metà L'inesatto: le idee ci sono, la band sa suonare molto bene, la produzione è ottima ma è mancato quel guizzo d’ispirazione che potesse render giustizia al grande lavoro di rifinitura che sta dietro a quest’album. Io sono estremamente fiducioso; i Vanderlei sono una band dalle potenzialità enormi, qui hanno solo peccato di ingenuità, non prestando sufficiente attenzione alla fruibilità dei brani e concentrandosi magari di più sulla stratificazione del suono, ma hanno le carte in regola per scrivere pagine interessanti della musica italiana.

65/100


Cristian Volpi: Voce e chitarra
Massimo Gandolfi: Chitarra
Stefano Franchi: Chitarra
Piero Gualandi: Basso
Vincenzo Matozza: Batteria

Anno: 2010
Label: Cinico Disintanto/Halidon
Genere: Alternative Rock

Tracklist:
01. Cedere
02. L’Inesatto
03. Il Dunque
04. Pittori
05. Il Gioco
06. Santissimo Dubbio
07. Il Fascino Dell’Attimo
08. Lobi
09. Graffi

Sul web:
Vanderlei
Vanderlei @MySpace

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