I delay_house (fa così figo non mettere le maiuscole? bah...) sono una band di Rimini in azione dal 2009; com'è facile capire, 3 è il loro terzo disco, in tre anni di attività.
Una prolificità che si spiega subito: le canzoni sono interamente basate su semplici loop di batteria, chitarra e basso non amplificati, spruzzati qua e là con qualche effetto elettronico e intersecanti le brevi liriche di Fabio Celli. Detto così, ci si aspetterebbe lo zero assoluto della musica, una palla al piede insostenibile. Bisogna invece ammettere che non è così; questi quattro ragazzi sanno lavorare bene sui ritmi e soprattutto sulle interpolazioni ritmiche, sulle ragnatele sensoriali che i loop creano nelle nostre teste. Dopo l'esordio, che annunciava in modo chiaro e semplice la poetica del gruppo, già il secondo disco, 2, aveva dei buoni numeri, come le favolose "Eroi" e "Aprile", tra trip lisergici e frastornanti bombordamenti ritmici.
Con il terzo disco ci si aspettava quindi il salto di qualità definitivo. Ed in effetti è proprio ciò che accade: pur non mancando alcuni passaggi a vuoto che stonano nel contesto ormai pienamente maturo e consapevole (la fastidiosa "Parlami"), è possibile individuare alcuni episodi di altissima qualità. Prima di tutte "Perchè", un viaggio spaziale d'altri tempi, ma anche le atmosfere ultraterrene di "Chessaradinòi" e l'ipnosi catacombale di "Sono muto" sorprendono non poco. Godibili e ben confezionate anche "Ora, ancora" e "Ti saluta giulia", per quanto meno suggestive. La band ha saputo metter da parte il minimalismo selvaggio degli esordi, affascinante quando privo di sbocchi fertili, ed è approdata ad uno stile maggiormente complesso e rifinito. Il suono ha un ventaglio di sfumature più ampio e l'elettronica riempie benissimo gli spazi lasciati vuoti dagli strumenti classici. Lo scheletro dei pezzi è ancora basato sui loop, ma i ricami sono sempre più abbondanti e raffinati. Unico appunto, per quanto gradevoli, i due brani d'apertura sono non-canzoni e "Che" è un piccolo esperimento; arriviamo quindi a sei pezzi veri e propri. Si poteva aspettare qualche mese in più ed uscire con un disco un po' più sostanzioso. A conti fatti, un modo simpatico e intelligente per evitare di cadere nei soliti clichè. Certo, le ingenuità non mancano, tuttavia il suono dei delay_house è davvero interessante e fuori da ogni schema. E già questo non è poco! 65/100
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Fabio Celli: voce, shifter, chitarra Guests: Anno: 2012 |