I Juglans Regia sono il progetto di Alessandro Parigi (Alex), David Coretti e Massimiliano Dionigi, oggi più noto come bassista della metal band fiorentina dei Frozen Tears.
Nati nel 1992, inizialmente proponevano un metal di chiaro stampo ottantiano ma poi pian piano cercando una propria identità nel panorama alternativo toscano hanno optato per uno stile più progressivo, portando la lunghezza media dei brani verso lidi meno “accessibili” ed una forma canzone sempre più complessa e stratificata. "Controluce", l’album che qui viene esaminato è l’ultima fatica (in ordine di tempo) dei Juglans, uscita nel giugno del 2005 e composto da sei tracce, tutte cantate in italiano (cosa non da poco in questi ultimi anni); se volete farvi un’idea, prendere le liriche dei Litfiba dei primi anni ’90, mescolateci il sound dei Fates Warning, Dream Theater e qualcosina dei Pain Of Salvation che suonano in riva all’Arno ed avrete in linea di massima come risultato le coordinate sonore di questo "Controluce". Echi di metal nel riff di “Il Prossimo Errore” dove la voce di Alessandro, molto evocativa e vicina alla timbrica del Pelù più “teatrale”, trova grande sostegno nella ritmica incalzante per tutta la durata del pezzo. Notevole anche la parte di chitarra, che trova nell’assolo a meta della canzone lo sfogo giusto per dare una marcia in più al finale. La cupezza di “Magnifica Ossessione” si alterna al progressive lineare e cadenzato di “Riflessi” con un pizzico di dark, indubbiamente figlia e debitrice della scena rock italiana degli ’80. I dodici minuti di “Il Vento” sono a parere di chi scrive la cosa migliore del lotto, l’ arpeggio di chitarra iniziale di Antonello si sposa benissimo con un ottimo testo, il tutto in linea con le dilatazioni sonore del pezzo: Su un piccolo pianeta ormai disabitato nascosti nei meandri, di buie insenature dei pallidi disegni da polvere coperti raccontan delle storie raccontan di … … di splendide città, ora in rovina sommerse da oceani … … di popoli orgogliosi, con sete di potere accecati sì, da una vermiglia roccia … Simboli di un mondo ora perduto difficile capirne il significato se non tornando indietro indietro al tempo in cui tutto è iniziato Lotte intestine in cerca di potere il tutto in nome di un rosso minerale colore intenso, rubino a più non posso dato dal sangue di chi ormai è morto … Ancora una volta a far da padrona è la chitarra, che cambia continuamente in maniera repentina i tempi del pezzo rendendolo originalissimo e splendidamente riuscito. Dopo cotanta delizia sonora dunque, arrivano a concludere questo viaggio “L’ultimo Respiro” e “Quel Che Sembra…”. La prima non dona particolare sussulti, nonostante un bel diversivo arabeggiante all’inizio mentre la seconda è una pseudo ballata ben strutturata e semplice dove la melodia la fa da padrone, ottima chiusura. In attesa di ascoltare un successore il prima possibile, non posso fare altro che consigliarvi l’ascolto di questo Controluce perché potrebbe rivelarsi per gli amanti delle intuizioni prog moderne applicate ad un pizzico di rock nostrano una felicissima rivelazione …. se poi considerate che sul loro sito lo potete acquistare per solo cinque euro, non vi resta che provarlo e farvi immergere dal suono dei Juglans Regia. |
Alex Parigi: Voce Anno: 2005 |