Album di debutto per questa band di Barcellona che si avvale di una seducente voce femminile nella figura di Monique Van der Kolk.
Il sound del gruppo è velato di malinconia e di atmosfere rarefatte, per nulla spigoloso bensì lineare e fors’anche un poco acerbo, come preventivabile per una band al primo lavoro in studio. 13 i brani presenti nel cd compresa la bella cover di “Waiting to happen” dei Marillion (di cui la band ha aperto il concerto a Barcellona), una delle band di riferimento dei nostri. Altra fonte di ispirazione senz’altro i Pink Floyd gilmouriani (si pensi alla bella chitarra liquida di “No return”) e, molto più evidenti, i Magenta ed i Mostly Autumn. Sin troppo facile accostare la voce di Monique a quella di Heather Findlay o di Christina Booth, ma in effetti palesi sono le similitudini con i due gruppi citati. Certo, gli Harvest hanno meno rimandi folk (dei Mostly Autumn) e meno “velleità” strumentali (dei Magenta), ma le origini sono quelle. A questo proposito, mi pare calzante il dipanarsi lento ma coinvolgente di “The story of Tim Ballas”, una ballad tutta giocata sull’interpretazione vocale, su tastiere di velluto e su un bel “solo” dell’elettrica. Tutto molto semplice, ma ben fatto. Particolare “Mara”, che pur non discostandosi da un new prog raffinato venato di pop ( o viceversa?), vede Monique “quasi” Patti Smith (ma moolto meno arrabbiata!!!) eroina comunque del rock tout-cour. Il limite principale (e non da poco per’altro) del gruppo è quello di essere un po’ monocorde ed affidarsi troppo alle indubbie capacità della voce solista, senza volere, non dico sperimentare ( non è certo obbligatorio), ma azzardare delle costruzioni più articolate e meno legate ad un cliché piacevole, ma che rischia di stancare dopo pochi passaggi l’ascoltatore più smaliziato. Una buona base di partenza può essere “Night comes down” resa molto evocativa dalla presenza di un discreto e malinconico cello dell’ospite Violeta Gonzales. 67/100
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Monique van der Kolk: Voce Anno: 2009 |