Nati come progetto musicale solo per incidere album in studio, i Fool’s Moon sono una band toscana composta da tre dei migliori musicisti moderni del rock nostrano. Basterebbe citare il solo Jacopo Meille, attualmente cantante dei Tygers Of Pan Tang è già noto per l’ottimo progetto Mantra (adesso in stand by) per capire la qualità dei componenti, ma la formazione vien completata da Lorenzo Tanini (già nei London Underground) alle chitarre ed al basso e da Matteo Panichi alla batteria.
Questo Beyond The Sky, uscito per Andromeda Relix nel Dicembre del 2006 è un ottimo compendio di hard rock moderno che però viene chiaramente influenzato dall’ondata britannica di inizio anni ’70 e ‘80 andando a ricordare i Def Leppard in salsa quasi funky in “Night Music”, passando per ballate ispiratissime ed evocative come la successiva “Desert Soul”, dove la voce di Meille riecheggia il Coverdale più romantico. L’album è fresco e ben suonato nel complesso, denotando anche una grande personalità e classe, come nella corale “Farewell”, che pare essere uscita da Canterbury dei Diamond Head (che verranno omaggiati anche nella bonus track con la cover di “Diamond Lights” anticipata da un frammento di “Makin’ Music”). Dopo un bel groove chitarristico in “Music”, dove si accenna al funk più trascinante e di stampo settantiano sporcato solo da un ritornello più rock oriented e da un bellissimo assolo chitarristico di Tanini, arriva un’ altra bellissima ballata: “Life”. Il pezzo è anticipato da rintocchi di pianoforte in sostegno di una linea vocale molto soffice e sostenuta da archi, ma anche malinconica nel suo progredire, posizionandosi perfettamente a metà strada tra i lenti dei Led Zeppelin ai refrain epici e orchestrali dei Queen. Dopo un sano tocco di southern nella trascinante “Silly Sally” dove la ritmica sostenuta e “cavalcante” convince nonostante nel complesso il brano sembri essere solo un semplice diversivo creato per gioco, si torna a fare sul serio con “Our Song”, dove ancora i Led Zeppelin, nella fattispecie Robert Plant, vengono omaggiati in un rock ritmato che sembra ripreso direttamente dal secondo disco del dirigibile se non fosse per la diversa dicitura in copertina, per poi arrivare alle esplosioni del ritornello confezionato con grande cuore e professionalità. A chiudere arrivano cosi il mid- tempo “Snakes & Ladders”, la più standard “The Firt Winter’s…”, forse l’episodio meno incisivo del lotto nonostante un buon lavoro di contrasto nelle chitarre e la crepuscolare “Simple Man”, alla fine la canzone che cresce più con gli ascolti grazie alla sua raffinatezza e vera gemma compositiva del repertorio dei Fool’s Moon. In pratica questo atto primo, si presenta per certi versi come un validissimo riassunto di quasi 40 anni di musica, toccando le corde del cuore con splendide e riuscite melodie bilanciate da una sana attitudine hard garantita dall’ ottimo lavoro degli strumentisti. Effettivamente però non è niente di originale, ma se fosse avesse avuto anche questo pregio, parleremmo di capolavoro. 85/100
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Jacopo Meille: Voce Anno: 2006 |