Assieme ai vari Avenged Sevenfold e Bullet For My Valentine, i Trivium si sono ritagliati il loro spazio tra i migliori della nuova corrente dei “bambini” del metal.
Sostanzialmente la loro proposta consiste in un mix felicemente riuscito tra metal moderno e suoni che fanno chiaro riferimento al metal classico, con una predilezione particolare per i Metallica dell’epoca di Cliff Burton. Quello che colpisce dello scatenato quartetto non si limita all’orecchiabilità dei loro brani, caratteristica diventata di fondamentale importanza negli ultimi tempi, bensì consiste nell’insperata originalità della loro proposta. I Trivium sono tutt’altro che l’ennesimo, scontato, gruppo emergente, non si nascondono dietro l’alibi del “metallo sincero” per propinarti la stessa cosa suonata vent’anni fa magari riproposta in maniera ancor più ridicola di quanto non fosse già. Posseggono un bagaglio tecnico notevole e ben assimilato ad un attitudine rocciosa e tagliente. Ed inoltre imbarazzante la disinvoltura con cui stanno affrontando la loro personale e inesorabile ascesa all’olimpo del metallo. Le premesse perché possano diventare una band di riferimento ci sono tutte, specie se teniamo conto della giovane età dei componenti, che lascia ben sperare su quanto il loro potenziale possa ancora avere qualcosa di molto interessante da dire. Quello che oggi a qualcuno potrà suonare acerbo è, a mio parere, indice di un espressione presente oggi allo stato embrionale ma che un domani non troppo lontano potrebbe manifestarsi più concretamente. Se un domani i Trivium dovessero far uscire un album devastante, non dite che non vi avevano avvisato! La scena metal attuale è forse troppo complessa e controversa perché i suoi frutti migliori possano essere apprezzati sul nascere, è però altrettanto vero che brani come l’opener “Ignition” e la notevole “Anthem (We Are Fire)” altro non sono che brani destinati all’essere delle pietre miliari, sia per l’esaltazione che comporta l’ascolto sul disco che per quanto concerne la loro esecuzione in sede live, (chi era presente al Jammin Festival 2006 sa bene di cosa sto parlando). Adrenalinico, ruvido, orecchiabile e trash sino alla conclusiva titletrack, “The Crusade”, il Bay Area sound continua a mettere al mondo delle creature di tutto rispetto. I Trivium sono la band che ogni ventenne sogna di essere, il disco? Una consacrazione. |
Matt Heafy: Voce e chitarra Anno: 2006 |