Riecco i Tangent di Andy Tillison con un rientro in grande stile come è loro costume!!!
Dopo tre album in studio (l’ultimo nel 2006 l’ottimo A place in the Queue) e due live (uno semi-ufficiale, l’altro contenente 2 cd l’anno passato), eccoli nuovamente alla ribalta con un doppio album a cui si va ad aggiungere nella versione a tiratura limitata un libro di un centinaio di pagine illustrato dal disegnatore francese Antoine Ettori che si occupa anche della grafica del booklet. Il solito (in questa occasione limitato) rimpasto di formazione, fuori l’ottima Sam Baine alle tastiere e inserimento di Jakko Jakszyk (già nella 21st Century Schizoid Band ... tornate vi prego!!!!!) alle chitarre e alla voce. Due cd si diceva. Il primo di 7 brani di breve/medio durata ("The Ethernet" con i suoi 10 minuti è la traccia più lunga); 2 sole suite entrambe intorno ai venti minuti nel secondo cd. L’inizio (del 1°dischetto) non è sicuramente dei migliori. "A Crisis in Mid-life" presenta una ritmica sin troppo frizzante ed un ritornello piuttosto banale ma è tutto il brano che non convince anche perché Mr.Tillison, seppur valido come tastierista, non è che abbia proprio una gran voce. Le quotazioni risalgono con "Lost in London (25 years later)" dove a parte la cronica problematica legata al cantato, si segnalano validi interventi al sax e al flauto di Theo Travis ed una parte centrale veramente doc. In questa alternanza fra alti e bassi ricordiamo "The Ethernet" che appare stanca e priva di ispirazione .. vengono ripresi i soliti percorsi, tutte le influenze della band riaffiorano ma il brano non riesce proprio a decollare e risulta nel complesso anonimo. Si fa ricordare per un bel finale new prog la title track che fino a quel momento era filata via senza infamia ma anche senza lode alcuna. Non si discosta dal cliché neppure "A Sale of Two Souls" che non può esaltare semplicemente e solo per pochi attimi di vandergraffiana memoria. Migliore invece "Bat Out of Basildon": ritmica sostenuta, buoni impasti vocali, sembra di essere tornati almeno ai primi due album della band ... niente di trascendentale o indimenticabile intendiamoci. Finisce così il primo “dischetto” nel complesso deludente ... forse erano alte e altre le aspettative ... rimango fiducioso per le due suites ... vediamo e soprattutto ascoltiamo. Subito un appunto.(cominciamo bene!!!) Nelle note del booklet si segnala che per ragioni di spazio le liriche del secondo brano ("The Full Gamut") saranno rintracciabili solo nel sito della band .... mah!!!! "Four Egos, One War" (la prima composizione), parte già con una novità: la bella voce dell’ospite Julie King e sin dai primi momenti sembra quasi di ascoltare un’altra band rispetto a quella scialba evidenziata sin qui. Intendiamoci, l’approccio è alla Tangent (e non poteva essere altrimenti), prendere o lasciare ma qui ogni pezzo della chimica di gruppo torna come magicamente al proprio posto: alternarsi di momenti più rock con altri più intimisti grazie al flauto di Travis, Jakszyk che finalmente segnala la sua presenza, Tillison più a suo agio anche alla voce oltre che fine distributore di solos ... insomma ... un’altra band ed un brano perfettamente bilanciato, sprazzi che rimandano ai grandi del passato ma il tutto attualizzato e proposto con assoluta naturalezza. Un gran bel brano... ed onestamente era ora!!! Struggenti note di piano introducono la seconda suite: "The Full Gamut". Le note positive riscontrate nella prima traccia sono individuabili e forse persino accresciute in questa seconda. Il sound si fa più originale, la preponderanza strumentale, rispetto alle parti cantate, notevole; Travis, mai ingombrante con i suoi fiati, offre un saggio delle sue poliedriche capacità; Tillison offre un taglio più turgido alle sue tastiere; Manning e Jakszyk cuciono come due sarti provetti il tessuto sonoro aiutati dalla ritmica di Reingole e Salazar. Niente è fuori posto ed i 20 e passa minuti scorrono via che è un piacere senza momenti di stanca o scadimento alcuno. Ma si tratta dello stesso gruppo del primo cd ? Ma siamo sicuri ?Sembra proprio di no. I 45 minuti di questi due brani surclassano senza ombra di dubbio il già notevole A Place in the Queue ed è questa la strada che Andy e soci dovrebbero intraprendere a mio avviso. Sentite nella vostra vena artistica l’esigenza di esprimervi con brani lunghi ? Nessun problema se i risultati sono "Four Egos" oppure "The Full Gamut" ... altro discorso è invece pubblicare un doppio CD “perché c’è materiale” anche se non all’altezza della storia e delle capacità della band. Ed è un peccato perché Not as Good as The Book CD 2 è di valore assoluto .. ma non possiamo dimenticare la pochezza di buona parte del CD 1, per questo ho preferito addirittura suddividere il giudizio in due, uno per il primo ed uno per il secondo CD. CD 1: 60/100CD 2: 85/100 |
Andy Tillison: Tastiere, chitarra, voce Anno: 2008 |