Sono passati quasi 25 anni dall’esordio discografico dei Pendragon.
Fra i principali esponenti della corrente new-prog britannica d’inizio anni 80, avevano raggiunto il loro apice qualitativo nei primi anni ’90 con “The world” (1991), “The window of life” (1993), mentre i successivi “The masquerade ouverture” (1996) e soprattutto “Not of this world“ segnavano decisamente il passo nella riproposizione di stilemi ormai consolidati nel corso degli anni. L’ultimo “Believe” si era dimostrato un tentativo di sdoganarsi (in parte almeno) da certe sonorità, scontentando forse i fan di vecchia data ma risultando nel complesso una prova coraggiosa e sufficientemente riuscita. Ed eccoci ora a “Pure”. Subito una novità è rappresentata dalla sezione ritmica: fuori Fudge Smith (storico batterista), dentro Scott Higham. E’ un gruppo “cattivo” quello di “Indigo”, il primo brano. Riff nervosi, batteria secca, solo il finale è squarciato dal “solo” liquido di Barrett su di un cantato “lontano”. Con “Eraserhead” ci avviciniamo un poco al più tipico sound del gruppo, anche se più duro e ci accorgiamo anche della presenza di Mr. Clive Nolan alle tastiere. “Comatose” la suite divisa in tre parti è senza dubbio il must dell’album. Prima parte dall’incedere iniziale lento per poi esplodere con violenza (pare un outtake di Deadwing dei Porcupine Tree), seconda parte più tradizionale e senza acuti, terza che rispolvera echi floidiani (o dragoniani ?). Bella comunque. Ancora “porcospini rosa” per “The freak show” dal ritornello piacevole, mentre la conclusiva “It’s only me” è la più vicina alla produzione storica dei 4 inglesi: ballad soffusa arricchita dalla chitarra di Nick e dal piano di Clive. Non ci aspettavamo un capolavoro ed infatti non si tratta di un capolavoro. Avevamo dei dubbi sulle possibilità attuali dei “dragoni” e si sono in parte dissolti. Convincente. 78/100
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Nick Barrett: Voce, chitarra, tastiere, programming Anno: 2008 |