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Yes
Fragile

Un anno è trascorso dall'uscita di "The Yes album", un anno di successi per gli Yes, un anno che ha portato Jon e compagni in testa alle charts britanniche, alla partecipazione al Top of the pops sulla BBC, nello spazio "Album Spot", un anno culminato con l'atteso ed agognato tour negli USA, sei settimane insieme ai Jethro Tull, una cinquantina di concerti da una ventina di minuti l'uno in giro per gli States ed il Canada, poco tempo per organizzare un concerto completo ma abbastanza per potersi proporre al pubblico americano.

Ma il ritorno in Inghilterra e quindi alla "realtà" non è dei migliori, e a farne le spese è Tony Kaye, defenestrato per "incomprensioni musicali", si dice che in pratica Tony non voleva saperne di abbandonare il fido Hammond per il Moog.
Classico per gli Yes il cambio di line-up che però non significa quasi mai l'abbandono totale, presto o tardi chi và ... ritorna e così via.

Per gli Yes in un certo qual modo è un altro colpo di fortuna, un altra svolta, un altro pezzetto del puzzle che si compone a sostituire Tony Kaye arriva Rick Wakeman.

Giusto il tempo di dare a Rick la possibilità di familiarizzare con i vecchi pezzi e gli Yes si chiudono in Studio per lla stesura e la registrazione del nuovo album.

Fragile è a mio personalissimo avviso un album atipico, che nonostante contenga uno dei pezzi migliori dell'intera discografia degli Yes e cioè Roundabout, in generale si colloca al di sotto del precendente The Yes album e sopratutto del successivo Close to the edge.

Ed è proprio con "Roundabout" che si apre il disco, con il suo incedere di basso portentoso, un brano di quelli che hanno fatto la storia degli Yes, il brano che li porterà per la prima volta in vetta alle hits mondiali, spesso da loro utilizzato per chiudere i propri concerti.
La peculiarità di Fragile è la presenza di un cameo, una chicca solista per ciascuno dei 5 componenti la band.
"Cans and Brahms" è il biglietto da visita del nuovo arrivato Rick Wakeman, uno strumentale decisamente classico.
Uno strano gioco di voci e cori è invece "We have heaven", il regalo di Jon Anderson.
Una ventata di rock più hard è invece "South side of the sky", con uno Steve Hove in stato di grazia.
Con "Five per cent for nothing" tocca a Bill Bruford ed alle su percussioni l'onore della ribalta.
Un brano di passaggio spesso sottovalutato è "Long distance runaround" anche qui con Chris Squire ed i suoi giri di basso a fare da motore principale, insieme alle magie vocali di Jon Anderson.
Direttamente collegata al brano precedente, quasi fosse una sua naturale prosecuzione è l'assolo di basso di Squire in "The fish".
"Mood for a day" è lo spagnoleggiante apporto solista di Steve Howe.
Chiude il disco un altro piccolo capolavoro: "Heart of the sunrise" con un introduzione da tagliare il fiato in cui come per quasi tutto l'album è il basso di Chris Squire l'ispirata linea guida.

Un altro passo verso il meritato successo, un altro tassello verso la Hall of fame del Progressive Rock; Fragile, certo a mio avviso non all'altezza forse del predecessore ma di sicuro un grande disco Prog.



Jon Anderson: Vocals
Chris Squire: Bass
Bill Bruford: Drums
Rick Wakeman: Keyboards
Steve Howe: Guitars

Anno: 1972
Label: Atlantic
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Roundabout
02. Cans and Brahms
03. We have heaven
04. South side of the sky
05. Five percent of nothing
06. Long distance runaround
07. The fish
08. Mood for a day
09. Heart of the sunrise

Sul web:
Yes World
Notes form the edge

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