Bologna, 25 Gennaio 2020 - TPO
Photo courtesy: Andrea Tarozzi In uno dei momenti più drammatici dell’acclamata miniserie televisiva Chernobyl, viene fissato in 90 secondi il tempo massimo concesso ai “liquidatori” per ripulire il tetto parzialmente sventrato della centrale dai detriti più radioattivi restando solo a pochi metri dalla bocca del cratere nucleare. Passato quel tempo, la morte. Quanto avrei potuto resistere? Nel punto in cui ero venuto a trovarmi l’impatto sonoro (nonostante le cuffie ben calcate sulle orecchie) era tanto potente che potevo sentire la musica attraversare il mio corpo, con il pavimento (e le mie gambe) che vibravano all’unisono. Un cono di luce gialla ha avvolto il trombonista Steve Moore, che si era unito al gruppo per la sezione a mio avviso più emozionante dell’intero concerto, e io ho finalmente chiuso gli occhi, lasciandomi andare ad un’esperienza immersiva totale che ti può travolgere (o annoiare) a seconda di quanto tu accetti di entrare in quello che è, stringi stringi, un vero e proprio viaggio sciamanico. Dopodiché, piano piano, sono ritornato sui miei passi, seguendo l’ultima mezz’ora di performance della band di Seattle dalla mia “zona di sicurezza” dietro il mixer. Ma andiamo con ordine: sabato 25 i Sunn O))) erano a Bologna per la seconda delle loro tre date italiane (Roma e Milano le altre due) di questo tour europeo in cui stanno eseguendo dal vivo i loro recentissimi lavori gemelli Pyroclasts e Life Metal, album prodotti entrambi da Steve Albini (Nirvana e Godspeed You! Black Emperor, tra gli altri) e pubblicati nel 2019. La band di Stephen O’ Malley era stata preceduta dagli italiani The Secret, che aveva dato il via alla musica alle nove di sera con un buon concerto d’apertura in cui hanno espresso la loro versione del Dark e Doom Metal, offrendo un sound più tradizionale e canonico (nell’ambito del genere) - e certamente meno sperimentale rispetto alla performance offerta dai Sunn O))) – ma non per questo privo di meriti. Eppure. Le cose sono tutt’altro che così semplici. E questa è una vera esperienza sciamanica. Il gruppo che è considerato l’apice del Drone Metal ha ripulito la musica di melodia, ritmo, forma-canzone, concentrando l’essenza del proprio racconto in lentissime transizioni da un accordo all’altro. Suono puro. A volume inusitato e quasi intollerabile, certo, ma anche prodotto con una intensità e calibrazione così perfetta, mi viene da dire, da condurti, se accetti di stare nel loro discorso musicale, in un intenso viaggio interiore.
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Stephen O'Malley: basso, programmazione Data: 25/01/2020
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