Home Recensioni Live King Hannah - Sesto al Reghena, Sexto Unplugged, 7 luglio 2023

King Hannah
Sesto al Reghena, Sexto Unplugged, 7 luglio 2023

È una calda notte d’estate. Siete a bordo della vostra Studebaker Starlight Coupé del ’52, la polvere della strada vi si attacca alla pelle, l’aria è carica di profumi e attesa.

Forse state viaggiando nei primi anni ’60 (sì, la vostra Starlight non è precisamente l’ultimo modello uscito dalla fabbrica, anche se desta ancora qualche sensazione al suo passaggio) o forse qualche decennio dopo: in quel caso vi troverete allora negli anni ’90, magari dalle parti di Twin Peaks. Sia come sia, tanto le immense foreste quanto le sconfinate praterie del vostro viaggio non sono mai cambiate nel tempo, e se anche ora foste nel 2023 quella davanti a voi sarà sempre l’insegna della Roadhouse: siete arrivati alla vostra destinazione.Giusto il tempo di prendere posto al tavolo che l’MC sale sul palco: “Ladies and gentlemen, the Roadhouse is proud to welcome Kiiiing Hannaaah.” Attaccano le prime note di “A Well-Made woman”, e sì, in qualsiasi decennio vi troviate ora, indubbiamente siete finalmente tornati a un’epoca di musica gloriosa, drammatica, di cui spesso avete sentito la mancanza. Qualche ora prima, sul far della sera, a Sesto al Reghena. Sono giunto all’antico torrione d’ingresso in un gentile pomeriggio di luglio in cui tutto congiurava per il meglio: nessun segno, nessuna previsione di quegli improvvisi cambiamenti repentini tipici delle estati da queste parti – qualche anno fa, dopo un pomeriggio assolato del tutto simile a quello di oggi, i King Crimson si esibirono nella vicina Palmanova sotto il diluvio, con lampi che squarciavano la notte e la pioggia battente che non risparmiava nessuno, musicisti e spettatori. Sesto è un minuscolo borgo sviluppatosi attorno all’ex monastero fortificato di Santa Maria in Silvis, fondato dai longobardi circa 1.300 anni fa. Il festival musicale che vi si tiene da diciotto edizioni – Sexto Unplugged – si svolge proprio nella piazza del Castello, e cioè nel cuore della struttura fortificata voluta dagli abati del primo millennio dell’Era Volgare per resistere alle invasioni barbariche. Credo gli faccia piacere sapere che ciò che resta della loro abbazia attrae oggi pacifiche invasioni sonore, tra sperimentazioni elettroniche, post-punk d’avanguardia, alcuni gruppi italiani e stranieri più consolidati e ancora giovani musicisti insofferenti di queste e altre etichette, come appunto i King Hannah. Con loro – Hannah Merrick e Craig Whittle – abbiamo fatto una bella chiacchierata sotto i lecci del monastero: il leccio, quercia dalle radici particolarmente resistenti che richiama il mare distante poco più di trenta chilometri da qui, mi pare quasi un simbolo della quieta fiducia in se stessi e della marcata indipendenza dai trend che traspaiono chiaramente dalle loro parole e dalla loro musica (e che già il titolo del loro album d’esordio – “I’m Not Sorry, I Was Just Being Me” – suggeriva). Di quella chiacchierata – che pubblicheremo più avanti – credo che la parola chiave sia “spazio”: questa è infatti l’interpretazione autentica data da Hannah Merrick a ciò che vogliono trasmettere con la loro musica che sospende l’ascoltatore tra nostalgia e attesa fiduciosa – lo spazio oscuro e avventuroso del viaggio lungo le interstatali dell’America rurale ma anche lo spazio accogliente del ritorno a casa, mentre stai risalendo una collina nel Galles del Nord. Durante il concerto tutto diventerà più chiaro. Il concerto, quindi. L’apertura è stata affidata ai locali Sunmei (Sexto Unplugged fa un bel lavoro di scouting ogni anno tra gli emergenti del Nord-Est): a parte l’autotune su un paio di brani che mi ha quasi ammazzato, e a dispetto del famoso pavone del monastero – corista non richiesto e non gradito – che paupula con sorprendente intonazione ma scarsa gradevolezza – i ragazzi mi sembrano avere qualcosa da dire, ma forse gli manca ancora un po’ di tiro. Impostano il suono giusto, ma ancora non decollano davvero. Si faranno.

E poi arrivano i nostri eroi. Si sistemano strumenti ed effetti da soli, tranquilli ma concentrati. Jake Lipiec prende posto alla batteria. Conor O’Shea imbraccia il basso a cinque corde. Craig Whittle e lei, Hannah Merrick, sono alle chitarre. “A Well-Made Woman” e la successiva “Foolious Caesar” dettano da subito il mood della sera: una forza tranquilla che si espande progressivamente con una potenza e un’energia che dal disco potevi solo intuire, e ora dal vivo puoi finalmente apprezzare (altro che musica gnegne e languida come qualcuno poteva aspettarsi). D’altronde per ritagliarsi un posto – laterale e del tutto indipendente – nella nuova scena inglese che Sexto Unplugged sa raccontare benissimo (non a caso nel 2022 si sono qui esibiti gli spumeggianti black midi e quest’anno i Dry Cleaning) non basta riproporre un qualche suono di sapore portisheadico innestato con l’indie folk americano, ma occorre personalità, e occorre coraggio: al già buono EP di esordio del 2020 (“Tell Me Your Mind And I’ll Tell You Mine”), di cui questa sera suoneranno tre brani su sei, ha fatto così seguito nel 2022 l’ancora più solido primo album, il già citato “I’m Not Sorry, I Was Just Being Me”. Il prosieguo del concerto, sempre più carico e in crescendo, potrebbe essere descritto così: in questo nostro eterno conflitto tra apollineo e dionisiaco, i King Hannah sono più dalle parti del dionisiaco, ma suonato da Apollo. Il pubblico è coinvolto ed entusiasta (il che non è affatto scontato per sonorità che giocano spesso sul limite dell’ipnotico e del sognante), e giunge per tutti come una liberazione l’invito di Hannah Merrick – in apertura della bella Crème Brûlée – ad alzarci dalle sedie che hanno riempito la piazza e andare sotto il palco a cantare assieme a lei, o anche ballare, o magari pure osservare le linee pulitissime della solida sezione ritmica basso-batteria che accompagna i King Hannah. Ma sta già per cominciare l’ultimo brano, il più iconico, di questo concerto pieno di tiro: “It’s Me And You, Kid” (un’altra promessa di indipendenza e alterità). La semplice bellezza di questo brano, il suo crescendo glorioso, la sensazione di trasporto che ti prende alla pancia quando inizia il refrain finale (“But I'm all I'm ever gonna be / I'm all I'm ever gonna be”) possono essere tutte sintetizzate, se vi piace, nelle parole che mi ha confidato una neofita dei King Hannah a fine concerto: “ho ululato alla luna”. I King Hannah ripasseranno due volte in Italia quest’estate: a inizio agosto i più avventurosi possono scendere a Castelbuono in Sicilia per Ypsigrock, dove tralaltro avranno la fortuna di vedere una delle ultime esibizioni dei The Comet is Coming di Shabaka Hutchings), a fine agosto saranno invece alla Festa dell’Unità di Modena. Nel 2024 arriverà il secondo, atteso, album. È tempo di lasciare la Roadhouse: montate a bordo della vostra Studebaker Starlight Coupé del ’52 e riprendete il vostro viaggio. Dall’autoradio già si diffonde la voce di uno degli artisti che più ha influenzato Craig Whittle, il suo amatissimo Neil Young:

“I’m riding down a swept road in my old car

The moon is almost full except for stars shining …

Give me strength to move along”.

 

English Version

It’s a warm summer night. You’re aboard your ’52 Studebaker Starlight Coupe, the dust from the road sticks to your skin, the air is full of scents and expectation. Perhaps you are traveling in the early 60s (yes, your Starlight is not exactly the latest model to leave the factory, even if it still causes some sensation in its passage), perhaps a few decades later: in which case you are then in the 90s, maybe near Twin Peaks. Be that as it may, both the immense forests and the boundless prairies of your journey have never changed over the decades, the centuries, and even if you were now in 2023, in front of you there will always be the Roadhouse sign: you have arrived at destination.

You take a seat at the table and the MC takes the stage: “Ladies and gentlemen, the Roadhouse is proud to welcome Kiiiing Hannaaah.”

The opening notes of “A Well-Made Woman” strike up, and yes, whichever decade you are in now, undoubtedly you have finally returned to an era of glorious, dramatic music that you have missed so much.

A few hours earlier, in the evening, in Sesto al Reghena.

I arrived at the old entrance tower on a gentle July afternoon in which everything was conspiring for the best: no forecast of those sudden weather changes typical of summers in these lands – a few years ago, after a completely sunny afternoon similar to today’s, King Crimson performed in nearby Palmanova under the deluge, with lightnings that pierced the night and the pouring rain that spared no one, musicians and spectators.

Sesto is a tiny village that developed around the former fortified monastery of Santa Maria in Silvis, founded by the Lombards about 1,300 years ago. The music festival that has been held there for eighteen editions now - Sexto Unplugged - takes place right in the Piazza del Castello, in the heart of the fortified structure built by the abbots of the first millennium of the Common Era to resist the barbarian invasions. I think they will be pleased to know that what remains of their abbey today attracts peaceful sound invasions, electronic experiments, avant-garde post-punk, some more consolidated groups both from Italy and abroad, and young musicians the likes of King Hannah who are impatient with these and any other labels.

We had a nice chat with them – Hannah Merrick and Craig Whittle – under the holm oaks of the monastery: the holm oak, a tree with particularly strong roots that loves the sea just over thirty kilometers away from here, seems to me almost a symbol of quiet trust in themselves and the marked independence from any musical trend that clearly transpire from their words and their music (and which the title of their debut album – “I'm Not Sorry, I Was Just Being Me” – already declared).

Of that chat – which we will publish in the near future – I think the key word is “space”: this is in fact the authentic interpretation given by Hannah Merrick to what they want to convey with their music which suspends the listener between nostalgia and hopeful expectation – the dark and adventurous space of traveling along the interstate roads of rural America but also the welcoming space of coming home, as you were climbing a hill in North Wales. During the concert everything will become clearer.

So, the concert.

The opening was entrusted to the local band Sunmei (Sexto Unplugged does a good job of scouting every year among the emerging North-East bands): apart from the autotune on a couple of songs that almost killed me, and in spite of the famous peacock of the monastery – unsolicited and unwelcome chorister – who honks with surprising intonation but little pleasantness – the boys seem to me to have something to say, and they set the right sound, but still don’t really take off.

And then our heroes arrive.

They arrange instruments and effects by themselves, calm but concentrated. Jake Lipiec takes his place on drums. Conor O’Shea picks up the five-string bass. Craig Whittle and Hannah Merrick are on guitars. “A Well-Made Woman” and the subsequent “Foolious Caesar” immediately dictated the mood of the evening: a quiet force that progressively expands with a power and energy that you could only guess from the record, and now you can finally appreciate live (definitely not the evanescent and languid music that some might expect).

As a matter of fact, to carve out a place for yourself – a lateral and completely independent place – in the new English scene that Sexto Unplugged knows how to tell very well (it is no coincidence that in 2022 the flamboyant black midi performed here, while this year it’s the turn of Dry Cleaning) it is not enough to re-propose some portisheadic sound grafted with American indie folk, but personality is needed, and courage is needed. King Hannah have both, as evidenced by the evolution of their music from the already good debut EP of 2020 “Tell Me Your Mind And I'll Tell You Mine” – of which this evening they will play three out of six tracks – to the even more solid first album of 2022, the aforementioned “I'm Not Sorry, I Was Just Being Me”.

The continuation of the concert, increasingly intense and in crescendo, could be described as follows: in our eternal conflict between the Apollonian and the Dionysian, King Hannah are more on the side of the Dionysian, but played by Apollo.

The audience is enthusiastic and overwhelmed (which is by no means obvious for sonorities that often play on the verge of hypnotic and dreamy), and Hannah Merrick’s invitation to free ourselves from the chairs that have filled the square is warmly welcome. So we all go under the stage to sing with her, or even dance, or maybe even observe the ultra-clean lines of the solid bass-drums rhythm section that accompanies King Hannah.

But the last song, the most iconic, of such a vibrant concert is already about to begin: “It’s Me And You, Kid” (another promise of independence and otherness). The simple beauty of this piece, its glorious crescendo, the pleasant though visceral feeling in your stomach as the final refrain begins (“But I’m all I’m ever gonna be / I’m all I’m ever gonna be”) they can all be summarized, s’il-vous-plait, in the words a King Hannah neophyte confided to me at the end of the concert: “I howled at the moon”.

King Hannah will be back in Italy twice this summer: at the beginning of August the more adventurous can go to Castelbuono in Sicily for Ypsigrock, where among other things they will be lucky enough to see one of the last performances of The Comet is Coming leaded by Shabaka Hutchings), at the end August they will instead be at the Festa dell'Unità in Modena. In 2024 the second, awaited, album, is due for publication.

It’s time to leave the Roadhouse: you climb aboard your ’52 Studebaker Starlight Coupe and continue your journey. The voice of one of the artists who most influenced Craig Whittle, his beloved Neil Young, is already spreading from the car radio:

“I’m riding down a swept road in my old car

The moon is almost full except for stars shining …

Give me strength to move along”.

 

 


Hanna Merrick: voce, chitarra elettrica

Craig Whittle: chitarra elettrica, cori

Conor O'Shea: basso a cinque corde

Jake Lipiec: batteria

Data: 07/07/2023
Luogo: Sesto al Reghena - Sexto Unplugged
Genere: Alternative

Setlist:

A Well-Made woman

Foolious Caesar

State Trooper

The Sea Has Stretch Marks

Berenson

Go-kart kid

All Being Fine

The Moods That I Get In

Crème Brûlée

Meal Deal

It's Me And You, kid

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