Con il vostro permesso comincerei questo resoconto live, che ha potuto avvalersi delle preziose imbeccate della giovane Lucrezia Furlan in fatto di scelta della setlist e importanza dell’autotune nella presente esistenza, dalla geografia.
Di Madame, lo ricordiamo, ci eravamo già occupati circa un anno fa durante il Rock in Roma. La piazza che ospita il Ferrara Summer Festival è in realtà uno slargo, o listone, che corre lungo tutto il fianco meridionale della cattedrale di Ferrara, e si sviluppa di molto in lunghezza (secondo appunto l’asse ovest-est che fiancheggia la chiesa) essendo di converso assai corta da nord a sud: questo spazio molto lungo e molto stretto, allestito con sedie come ormai usa per tutti o quasi i festival estivi, accentua, per così dire, la tradizionale differenza tra hardcore fans delle prime file, moderati estimatori della zona centrale, e casuali e/o last minute delle retrovie. Ce lo confermano, durante la nostra passeggiata tra i primi arrivati una quarantina di minuti prima del concerto, due simpatiche ed attempate signore che hanno il posto parecchio dietro il mixer. Una chiede a Lucrezia se anche noi abbiamo vinto i biglietti con i punti della spesa, l’altra, rivolgendosi a me, mi chiede se ho idea di che musica faccia questa Madame. Io, laconicamente, mi limito a rassicurarla che il concerto sarà senz’altro di loro gradimento. Più tardi, mentre la piazza si affolla (quasi) completamente, Lucrezia mi fa notare che ci sono parecchie bambine grossomodo sue coetanee e ben pochi bambini (“sono tutti da Mr. Rain”, ipotizza Lucrezia con evidente sarcasmo nei confronti del genere maschile). Comunque sia, la stessa sproporzione donne/uomini si conferma per il pubblico adolescente e infine per quello giovane ed ex-giovane. Alla fine si può ben dire che il pubblico di Madame sia notevolmente transgenerazionale (con annesso e inevitabile corollario di scandalo e polemiche per linguaggio e temi poco adatti ai più giovani), mentre è marcato lo squilibrio di genere: sembra insomma di essere a un concerto prog, ma a parti inverse. Qualsiasi cosa significhi la scarsa presenza di maschi, sempre che significhi qualcosa, dopo il concerto di stasera potrò dire che gli uomini che snobbano Madame si stanno perdendo un passaggio davvero importante nella musica leggera italiana. E parliamo allora del concerto. Le ultime luci del sole sono ormai calate quando, alle nove e mezza di sera, Madame, anticipata dalla sua band di appoggio (sound pulitissimo, teso e potente) appare sul palco intonando “AVATAR - L'amore non esiste”. Il brano si trova alla fine del suo secondo album, “L’amore”, disco della consacrazione anche per la critica, eppure è tutto tranne che un riempitivo, anzi, è quasi un inno generazionale, tanto che molti giovani si riconoscono nella presenza evanescente cantata nella canzone (“Tu non esisti, ma io ti sento”) e vedono in Madame colei che finalmente ha capito i loro sentimenti ed è stata capace di dare voce e parole adatte al loro smarrimento. A “QUANTO FORTE TI PENSAVO” nessuno riesce più a stare seduto e Madame propone una mediazione: “state in piedi ma al vostro posto”. La cosa non funzionerà troppo bene secondo la Security e così dopo poco, a “DONNA VEDI”, Madame supplicherà il pubblico di riprendere posto, promettendo che nel finale sarà possibile scatenarsi sotto il palco. Intanto il concerto cresce di ritmo con un’alternanza tra brani del primo e secondo album (prevalenti ovviamente i secondi) e qualche tuffo nelle origini della cantautrice vicentina (“17” nella prima parte del concerto, pubblicato nel 2019 quando aveva diciassette anni, e “Sciccherie” nella seconda, che risale addirittura al 2018). I testi sono spesso intensi, talvolta crudi, i passaggi lirici riescono a evitare la metafora scontata (cosa che è sempre difficile anche per gli autori più maturi, e massimamente nella canzone, che richiede di piegare i versi alle esigenze della cantabilità). Ci sono poi i pezzi estivi, più semplici e scanzonati ma comunque dignitosi anche nel loro non avere pretese particolari (verso la fine del concerto Madame canterà il singolo dell’Estate 2023 “ARANCIATA”). E poi ci sono CLITO e PENSAVO A... - SKIT, le canzoni sboccate da rapper arrabbiata (“Vita troia fotte da vestita, io a novanta / lei col mitra sulla mia fica, rido e mica / ci ride su con me, ci rido su, com’è / che rimango incinta di una sfiga?”) ma che sa anche scherzare (autoironicamente) con un linguaggio iperbolico e parodisticamente ibridato tra inglese e italiano sull’atteggiamento coatto da rapper duri che parlano di sesso senza peli sulla lingua. Ovviamente non tutte le mamme e i papà condividono questa mia lettura così benevola, e Madame ne è conscia, tanto che prima di attaccare “PENSAVO A… - SKIT” chiede quanti siano gli under 14 presenti questa sera. Tutto sommato ci sono meno mani alzate di quanto ci si potesse aspettare e, platealmente, la protagonista tira un sospiro di sollievo e prosegue senza dilungarsi in particolari raccomandazioni ai genitori per la giusta decodifica dei testi. Poi a metà concerto accade qualcosa di magico. Madame termina “VERGOGNA” e apre il confessionale, che ha come tema, appunto, le cose che ci vergogniamo di dire in pubblico. Il meccanismo è semplice: chi vuole può andare sotto il palco, parlare con Madame, “confessare” qualcosa di importante e Madame ripeterà col microfono le sue parole. Le regole sono altrettanto semplici: niente “confesso di essere innamorat* di…” o “quell* stronz* di XY mi ha tradito”. La logica sottostante è formidabile: il pubblico di Madame le riconosce – con ottime ragioni devo dire – il merito di aver usato la musica per “confessare” con sincerità le sue sofferenze, i suoi tormenti, i conflitti interiori e quelli con il mondo esterno; ora Madame propone ai suoi fan la stessa terapia. “Vieni, vieni sotto il palco a confessarti da Madame, una volta che tutti sapranno i motivi del tuo dolore ognuno se ne farà carico assieme a te, e il suo peso diventerà più sopportabile”. Questa cosa un po’ Sagra di Campalto un po’ format TV a metà tra reality e talk show è magica, come abbiamo detto sopra, perché in un clima di condivisione divertita emerge tanto la speranza dell’Illimitato, tipica degli adolescenti, quanto la loro paura di rimanere imprigionati nei limiti e nei condizionamenti della vita adulta. E allora c’è il non più giovanissimo che confessa di essere appena uscito dalla comunità terapeutica, la ragazza che racconta di essere in cura per l’anoressia e di aver paura di guarire, sì, di guarire, il poco più che bambino che non ha ancora mai baciato nessun* e si vede poco attraente, quella che non ha ancora trovato il coraggio di dire ai genitori che l’amica inseparabile è in realtà la sua ragazza. In questa festa di popolo dedicata alla condivisione di paure, ansie e speranze, io mi commuovo al pensiero di quanto sia spinosa la vita a sedici anni, e quanto sia importante la musica per muoversi nel territorio ostile che porterà all’età adulta. Nella seconda parte del concerto trova spazio anche l’intimità delle ballate per solo voce e piano: tutta la piazza canta “Sciccherie” con Madame, e io vengo edotto da Lucrezia – paziente pedagoga – sulla differenza tra autotune “tanto per” e autotune sensato, appropriato e ben utilizzato. “Sciccherie” è appunto lo standard dell’autotune eccellente. Grazie, prendo appunti. PER IL TUO BENE è invece il pezzo che più piace a papà (da mesi oramai, e di nascosto da Lucrezia). Immagino sia questa la canzone che ha fatto pronunciare l’impronunciabile a qualche critico attempato: “ricorda un poco de André”. Non lo so, non lo so. È ancora presto, forse, però questa musicista che parla così efficacemente della propria emotività disfunzionale, di donne maltrattate e umiliate, riesce a imbastire una canzone d’amore e dolore che lascia senza fiato: “Mi farei madre tua soltanto per morire giovane / E farti affrontare la paura letale che attornia la morte / Ti vorrei mentire dicendoti che dormo il giorno e la notte / E farti capire che cosa vuol dire che non c’è un per sempre”. Ora che la prima parte del tour estivo è finita, date un’occhiata alle date di fine agosto oppure al tour autunnale nei teatri, e se ci riuscite, andatela ad ascoltare. Saranno due ore ben spese. Ma è già tempo del gran finale che culminerà ne IL BENE NEL MALE per poi bissare con MAREA e TEKNO POKÈ e come promesso alle fan a inizio concerto ora chi vuole può finalmente andare sotto il palco a schiacciarsi contro le transenne. Ed ecco che dopo trenta e passa anni di concerti il vostro fido narratore non è lui, non è lui quello sotto il palco. Lucrezia e le altre invece sì. Questi passaggi di consegne ci fanno sentire un po’ così, perché per quanto sapessimo che prima o poi sarebbero dovuti accadere, sapevamo anche che non saremmo mai stati pronti quando il momento fosse infine arrivato. Ci consoliamo ballando nella zona genitori e accompagnatori, quella ai lati del palco; lì, alle transenne, le fan si uniscono a Madame e alla sua band in questa festa house scatenata, l’Eterna Ghirlanda Brillante che si conclude con TEKNO POKÈ.
|
Madame: voce Dalila Murano: batteria Karme - Carmelo Caruso: tastiere Estremo - Enrico Botta: consolle Emanuele Nazzaro: basso
setlist: AVATAR - L'amore non esiste QUANTO FORTE TI PENSAVO TU MI HAI CAPITO BABY DONNA VEDI NIMPHA CLITO RESPIRARE 17 PENSAVO A... - SKIT VERGOGNA L'eccezione Sciccherie PER IL TUO BENE VOCE SE NON PROVO DOLORE ARANCIATA IL BENE NEL MALE MAREA TEKNO POKÈ
|