Home Recensioni Live Il Barbiere di Siviglia - Teatro Comunale di Bologna, 14 Maggio 2016

Il Barbiere di Siviglia
Teatro Comunale di Bologna, 14 Maggio 2016

Per celebrarne i duecento anni, il regista Francesco Micheli ha pensato di elaborare una nuova edizione del capolavoro di Gioachino Rossini in una veste più dinamica e, per certi versi, naif con il probabile intento di ampliare lo spettro degli appassionati di teatro ed opera strizzando l'occhio alle nuove generazioni. Manovra in buona sostanza riuscita grazie anche ad un disegno comune condiviso sapientemente dal giovane direttore Carlo Tenan e dallo scenografo Nicolas Bovey: tre grandi professionisti che sono riusciti a mettere in scena l’importante opera del genio pesarese innestando nello stile del settecento chiari richiami all'universo rock di anni ’60 ed oltre. Del resto, mettere mano al Barbiere è sempre un’impresa rischiosa; musica e drammaturgia hanno già nell’impianto una forza, una completezza ed una intensità tali da rendere davvero limitati gli spazi per l’interpretazione del regista.


Ci si muove lungo un crinale sottile: opera buffa e dramma borghese, un giano bifronte che va gestito con accortezza tra rigore e bagatelle. Così il primo atto appare focalizzato attorno alla figura di Rosina che cerca di prendere pieno possesso della sua esistenza in un mondo di maschere. Il secondo atto è invece incardinato attorno alla prepotente figura di Don Bartolo e alla sua ansia ossessiva di controllo mortificata dallo sprezzante sberleffo conclusivo di Figaro: “Ecco che fa un’inutil precauzione”. Un’opera complessa dove, ai ruoli dei buffi travestiti da bassi cantanti di Don Bartolo e Don Basilio si assommano i cuori tormentati, Rosina ed il Conte, ed il factotum, maldestro mediatore incessante, Figaro, probabilmente il personaggio più noto dell'opera in generale. Micheli e Bovey calcano con forza sugli aspetti surreali (interessante l’effetto straniante nel quintetto di “Buona sera mio signore”) e gli stessi costumi contribuiscono a connotare con forza i personaggi (Don Basilio novello Marilyn Manson) anche se gli eccessi di un Almaviva in salsa hippy-verdoniana appaiono davvero discutibili.



Rosina si emancipa e con essa gli elementi della scenografia in cui è ossessiva la scarna rappresentazione della casa-prigione declinata all’inverosimile in forme, dimensioni e traiettorie fino a trasformarsi, durante il suggello notarile, in una gabbia seppur scintillante. L’Ouverture, diretta magistralmente, riassume le caratteristiche giocose ed ardite dell'intera Opera, grazie ad un richiamo puntuale al rispetto delle dinamiche ed alla scelta di un tempo molto brillante; risultano briosi e precisi anche i recitativi accompagnati, pur con qualche "forzatura" sul testo voluta dal regista. Indiscutibile la bravura della Rosina interpretata da Raffaella Lupinacci: la cavatina è ben cantata, anche se sorprende la scelta di un timbro mezzosopranile che, giocoforza, sacrifica qualche capricciosa agilità. Abile anche il tenore Alessandro Luciano che risolve i cimenti più virtuosistici offrendo anche una prova convincente nell’aria finale del “Cessa di più resistere”. Il Bartolo di Marco Filippo Romano appare ben calato nella buffa ottusità del personaggio spesso divertente e meritevole di nota nel sillabato più arduo della Calunnia. Da segnalare anche l’interpretazione del Don Basilio da parte di Abramo Rosalen riassunta nella performance della Calunnia che contiene la summa del crescendo rossiniano.


Appare insolito, ma efficace, il rilievo assegnato alla serva Berta (Laura Cherici) la cui presenza costante sul palco determina non solo l’arricchimento di un allestimento essenziale, ma contribuisce altresì a una funzione di raccordo tra azioni e personaggi. Un Barbiere nel quale l’elemento della luce è apparso il fulcro dell’intera regia, sia per la presenza di un ingombrante pannello mobile, sia per il continuo impiego da parte del coro e degli stessi cantanti di elementi luminosi in grado di compensare l’asciuttezza della scenografia.

 

 

Personaggi ed interpreti:

 

 

Il Conte di Almaviva: Alessandro Luciano

 

Bartolo: Marco Filippo Romano

 

Rosina: Raffaella Lupinacci

 

Figaro: Vittorio Prato

 

Basilio: Abramo Rosalen

 

Berta: Laura Cherici

 

Fiorello: Gabriele Ribis

 

Un ufficiale: Sandro Pucci

 

Direttore

Carlo Tenan

 

Regia

Francesco Micheli

 

Scene e luci

Nicolas Bovey

 

Costumi

Gianluca Falaschi

 

Progetto Video

Panagiotis Tomaras

 

Assistenti alla Regia

Erika Natati

Valentina Brunetti

 

Costumista collaboratore

Gianmaria Sposito

 

Maestro del Coro

Andrea Faidutti

 

Nuova produzione TCBO con Greek National Opera di Atene

 

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

 

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