Home Recensioni Live Semo o nun semo - Roma, Parco della Musica Ennio Morricone Cavea, 23 luglio 2024

Semo o nun semo
Roma, Parco della Musica Ennio Morricone Cavea, 23 luglio 2024

Una serata di emozione e nostalgia caratterizza lo spettacolo "Semo o nun semo" in scena nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito delle rappresentazioni del Roma Summer Fest 2024. La rappresentazione, ideata per i festeggiamenti del centenario di Villa Borghese, è già approdata in molti teatri della capitale, ma in questa versione di Semo o nun semo il grande maestro Nicola Piovani, rinuncia al pianoforte e riveste quasi il ruolo di un “Cicerone” che guida gli spettatori in questo viaggio nella canzone romana, spiegandone le origini, il nome scelto per lo spettacolo ( dall’omonimo brano del cantautore romano Romolo Balzani), le contraddizioni della città e dei suoi abitanti, le caratteristiche musicali e non dei grandi artisti del novecento come Ettore Petrolini, Aldo Fabrizi, lo stesso Balzani, personaggi capaci di concentrare in uno stornello di pochi endecasillabi, in una serenata o in una ballata tutta la loro prorompente “romanità”.
Seppure la serata sia basata sui ricordi e quindi velata di leggera malinconia per “i bei tempi andati”, lo spettacolo risulta brillante e vivace, merito del cast di interpreti di altissimo livello e dell’eccezionale talento di Massimo Wertmüller, che dimostra tutta la sua abilità di cantante, attore, comico, macchiettista (i suoi screzi con Ingrosso forniscono a tutta la rappresentazione uno stampo comico mixato con capacità quasi giullaresche e con doti canore non indifferenti).
L’opera è quasi un’esperienza sensoriale: appagante per le orecchie, ma emozionante anche per le rievocazioni non solo di episodi, ma anche di luoghi e di tempi. Un coinvolgimento a 360 gradi che attraverso le canzoni più famose, gli stornelli, i balli, i tamburelli, le chitarre e i mandolini, insieme alle scenette esilaranti riprese dai grandi comici del passato (da Petrolini a Fabrizi, da Rascel a Balzani) ed ai testi rielaborati da Pietro Piovani, rievocano ricordi (per i non più giovanissimi) e momenti di un passato che la modernità non è riuscita ad intaccare.
Lo straordinario talento di Massimo Wertmüller e le bellissime sonorità espresse dai musicisti e dai cantanti rendono lo spettacolo degno del massimo apprezzamento: la “romanità” ed il dialetto romanesco sono espressi senza mai eccedere, con eleganza e assolutamente scevri da ogni forma di volgarità, sfatando anche il falso mito del romano troppo "sboccato".
Simpatico il leggero tocco di attualizzazione degli stornelli e mitica l'immagine del "nasone" come sfondo.





Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 23 luglio 2024.


Semo o nun semo
Una serata di canzoni romane

Uno spettacolo di Nicola Piovani
Testi a cura di Pietro Piovani
Coordinamento scenico di Norma Martelli

Con
Sara Fois
Pino Ingrosso
Donatella Pandimiglio
Carlotta Proietti
Massimo Wertmuller

musicisti dell'Ensemble Aracoeli:

Torna ad appassionarci con il suo tocco sapiente il grande Maestro Nicola Piovani, che dà vita ad uno spettacolo musicale ricco di stornelli, serenate e saltarelli tipici della tradizione romana. Un viaggio nel passato di ogni romano, e in quello del regista in particolare, che, per lo spettacolo, ha deciso di musicare alcune canzoni che sua zia Pina – attrice e cantante nel gruppo di Romolo Balzani –gli cantava quando era bambino. “Le canzoni romane sono la colonna sonora domestica della mia infanzia – racconta Piovani –: le cantava mia madre mentre si sfiancava nei lavori di casa. Da grande ho voluto studiarle per capirle di più: si ama davvero solo ciò che si conosce bene. Poi, in occasione dei festeggiamenti per il centenario di Villa Borghese si è presentata l’occasione”. E prosegue: “Si è detto e scritto che la canzone romana stilisticamente non esiste, in fondo sarebbe solo un succedaneo della canzone napoletana, e in parte è vero. Ma non estremizziamo, una piccola sua fisionomia distintiva la canzone romana ce l’ha: un certo sentimento di petroliniana rassegnazione, di sulfureo disincanto, che si traduce in vago e scanzonato andamento ritmico; che non è certo la leggera tarantella partenopea, profumata di erbe marine e forni a legna, ma un cugino saltarello dai piedi pesanti, adatto ai sampietrini e odoroso di incenso e di pajata.”
(fonte: comunicato stampa)

Spettacolo in collaborazione con Accademia Filarmonica Romana Spettacoli


Auditorium Parco della musica
Ennio Morricone - Cavea

Viale Pietro de Coubertin, 30
Roma
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