Progetto decisamente interessante questo che ci propongono i The Fingers, che con questo EP autoprodotto si discostano dai classici crismi dell'Indie Rock (etichetta che quindi si può ritenere limitata per loro) per proporre un lavoro molto affascinante che flirta con la New Wave.
Con The Fingers i quattro napoletani tessono un lavoro di destrutturazione Rock più che di costruzione, brani pieni zeppi di atmosfere elettroniche che vertono più sull'ossessionante sezione ritmica che sul potere di un ritornello o di un riff di chitarra. Andando per ordine, con "Lucy" già si denota appieno le capacità espressive del quartetto partenopeo, con un ripetuto riff di basso accompagnato da un organo e la voce filtrata al vocoder di Luigi Palmieri, dove affiora una certa passione per le melodie malsane e cupe dei Joy Division. In "L'hysterique" il microfono passa a Emanuela Matassa, ed è ancora su una linea di basso ripetuta che affonda la sua flebile voce, con chitarre in crescendo e batteria regolare (questa volta ad aleggiare è il fantasma dei The Cure però). "No idea" è una cantilena dove la linea melodica vocale va di pari passi alle armonie di chiatarra, mentre la conclusiva "The room" alla fine dei conti è il brano più energico della raccolta, ma è sempre tramite il linguaggio di una New Wave oscura che la canzone matura e si esaurisce. Concludendo possiamo dire che le nostre orecchie hanno accolto bene la musicalità scarna dei The Fingers, per un lavoro magari eccessivamente omogeneo e radicato troppo verso situazioni sonore simili a se stesse, ma che sono indice di una voglia di emergere senza stare dietro ai trend del momento. Promettenti. Inserire il voto in centesimi, ad es: 70/100
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Luigi Palmieri: Chitarra e voce Anno: 2010 Sul web: |