Ho una piccola/grande passione: quella per le cose imprevedibili. Per le cose che non finiscono come sono iniziate, ma ti lasciano sorpreso e stonato.
L’elemento che all’apparenza non ha nulla a che vedere con tutto il resto ma che ti rinnova l’interesse, ti risveglia dentro. È un qualcosa di fondamentale ... l’imprevedibilità. Soprattutto in un genere alchemico come quello di Gandalf’s Project, al secolo Marco Chiappini, in cui vengono alla luce sonorità e accostamenti piuttosto inaspettati, oltre che azzeccatissimi. A costruire lo spessore dei brani sono soprattutto gli arrangiamenti ricercati, le melodie intriganti sulla scia dei lavori più accessibili dei Tangerine Dream, e soprattutto certi stacchi dal sapore vagamente esotico. Esotico nel senso puro del termine: lontano, estraneo, che ci rimanda con la mente a luoghi indefiniti e sconosciuti. Ciò non significa che questo demo non sia una summa anche di grande musica europea. In particolar modo emergono quelle atmosfere dilatate e vaghe di origine pinkfloydiana o progressive. Progressive che ritroviamo modernizzato in "Okonkwo’s Hut", curioso mix tra Dream Theater e Flowers King ed in "India’s Secret", brano in cui risultano più evidenti certe tinte orientali, come il titolo stesso suggerisce. Certo alcuni discorsi rimangono in sospeso. Mancano passaggi o idee davvero in grado di colpire e lasciare il segno (ad eccezione di "Seashore") ma per questo non c’è nessuna fretta: il quadro d’insieme è più che convincente, motivo per cui attendiamo con impazienza un disco che porti a piena valorizzazione gli ottimi presupposti di questo demo. 67/100
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Marco Chiappini: All instruments Anno: 2007 Sul web: |