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Andrew Hanna
At Hand Productions [Ita]


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- Recensione di Prophecies of War

- A&B -
Ciao Andrew! Benvenuto su Artists&Bands!
Dunque, se tu dovessi descrivere cosa sia l’At Hand Production a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare, cosa diresti ?

- Andrew Hanna -
Il modo migliore per descriverla è dire che si tratta di una compagnia di produzione multimediale interessata a temi sociali: storia, politica, lotte di classe, tutto.
Lo scopo dell’AHP non è quello di promuovere prodotti che pacifichino le persone, ma che suscitino in loro entusiasmo riguardo un particolare argomento che i media tendono ad ignorare.


- A&B -
Guardando al passato, quali sono le origini dell’AHP ?
- Andrew Hanna -
Tutto nasce da un’idea che mi venne quando ero al secondo anno di college. All’epoca mi accorsi che c’erano pochissime persone disposte a produrre la mia musica, se non addirittura nessuno.
Così pensai: perché non creo una mia compagnia ?
Così trascorsi molto tempo al conservatorio lavorando sulle mie prospettive artistiche e le mie capacità musicali. Dopo essermi diplomato imparai il necessario riguardo contratti, promozioni e particolari aspetti dell’industria della musica.

Mi ricordo quando ebbi questa idea; molti dicevano che questa compagnia non si sarebbe mai realizzata. Altri invece mi dicevano che l’unico modo per farcela era “produrre musica adatta al commercio”.

L’altro aspetto che mi ha spinto alla creare AHP è che sono una persona a cui piace essere sempre in prima linea. Inoltre credo che ogni artista abbia un suo percorso naturale in cui vorrebbe vedere i suoi lavori crescere fino a giungere al pubblico.


- A&B -
Parlando del disco Prophecies of War, perché hai deciso di trattare l’argomento della guerra? C’è un evento particolare che ti ha fatto pensare a questo concept ?
- Andrew Hanna -
La guerra è qualcosa di cui ogni stato e individuo sono stati testimoni se si sono trovati coinvolti in un conflitto o ne hanno conosciuto gli effetti postumi (e molti si possono identificare).
Quando ho iniziato a sviluppare quest’opera, i dettagli del concept erano vaghi e non sapevo con precisione quale prospettiva presentare.
Poi ci fu l’11 settembre e tutto divenne chiaro. Decisi di guardare la guerra attraverso il punto di vista politico. L’altro motivo è che l’America non ha mai preso parte a guerre che fossero servite solo a una minoranza.


- A&B -
La prima volta che avete suonato P.O.W. è stato nel 2002, tra l’11 settembre e la guerra in Afghanistan. Quale è la tua opinione a riguardo ?
- Andrew Hanna -
Da quando l’America ha invaso l’Afghanistan e l’Iraq, è stato chiaro che i motivi addotti dal governo non erano altro che delle balle. I media americani raramente riportano notizie riguardo la situazione in Afghanistan, e io mi sono reso conto che siamo in Iraq per due motivi: per il petrolio e per le postazioni militari.
Gli Stati Uniti ora hanno un’enorme macchia per aver invaso due paesi che solo più tardi si è dimostrato non rappresentare alcuna minaccia per noi. Inoltre, molti ora riconoscono che George Bush e i suoi compari hanno sfruttato l’11 settembre per dare credito ai loro proclami.
Come paese abbiamo perso credibilità nei confronti delle altre nazioni del mondo. E ora c’è tutta questa retorica sull’Iran.
Se invaderemo l’Iran, come l’amministrazione Bush vuole, l’America sarà sbattuta al decimo livello dell’inferno. Abbiamo bisogno di concentrarci su come noi possiamo ricostruire questi paesi e le relazioni diplomatiche.


- A&B -
Cambiando argomento. La tua musica è un mix di progressive-rock, jazz, musica classica.
Parlaci della musica che ti ha influenzato nella tua vita e durante la composizione di P.O.W.

- Andrew Hanna -
Molte cose mi hanno influenzato nella mia vita. Musicalmente parlando, Miles Davis, John Coltrane, Tool, Rage against the machine, Igor Stravinsky e altri sono sempre stati fonte d’ispirazione per me.
Concettualmente ho cercato di mescolare musica classica e jazz, la prima per quando riguarda la composizione, il secondo per l’improvvisazione.
In molti hanno fissato questo schema, in cui uno compone e gli altri improvvisano per tutto il tempo. Ma ho sempre pensato che questi musicisti non abbiano mai compreso i benefici che potevano trarre l’uno dall’altro.


- A&B -
Le vostre performances mixano differenti forme d’arte, video, musica, poesia. Da cosa è nata questa idea ?
- Andrew Hanna -
I miei primi contatti con artisti ed esibizioni multimediali avvennero quando ero alle medie, quando la mia scuola organizzava ogni mese assemblee d’istituto nell’aula magna. C’erano microfoni e grandi monitor ovunque, sul soffitto, sui muri, sotto i sedili, e venivano utilizzati per trattare temi come “Non drogarti” “Fai sesso sicuro” etc. Continuai a tenere a mente questa idea anche al conservatorio. Lì imparai il rapporto degli antichi Greci con l’arte. Conobbi Richard Wagner e i Balletti Russi.

Nell’antica Grecia, il pubblico non assisteva a spettacoli che non includevano solo la recitazione, ma anche la musica, la pittura o altro. Da lì in poi le arti si sono separate, e sono rimaste tali finchè Wagner non ricominciò ad unirle. E recentemente i Balletti Russi hanno portato la sua idea in tutt’altra direzione.


- A&B -
Come prendono vita i tuoi brani ?
- Andrew Hanna -
Ci sono vari metodi di composizione e/o produzione. A volte appoggio le mie mani sul synth e invento qualcosa sul momento. In altri casi mi ritrovo con un argomento che vorrei approfondire, e può riguardare la storia tanto quanto la politica, e inizio a cercare il modo di esprimerlo. Più in generale parto con un tema semplice, lo riporto sul pc e lì aggiungo varie idee. Ma sempre provo ogni cosa con le tastiere prima di farla suonare alla band.

Per quando riguarda un progetto multimediale, spesso ho un’idea che voglio esplorare e mentre scrivo le musiche cerco di approfondire il concetto che ho intenzione di esprimere. E questo può avvenire leggendo libri o conversando con altri persone. Poi ci sono molti altri metodi che utilizzo.


- A&B -
Cosa ne pensi del mercato della musica? Oggigiorno sembra che tutto sia sotto il controllo delle grandi case discografiche.
- Andrew Hanna -
L’industria musicale è molto polarizzata. Da un lato ti ritrovi con gente che non sa niente di musica che, avendo frequentato scuole di economia, pensa di sapere come far funzionare le cose; dall’altro dei musicisti/artisti che non sanno niente di business e finiscono con l’essere sfruttati.
E poi in mezzo ci sono artisti che sanno come funziona il mercato pur non scendendo a compromessi. Questa è la fascia a cui molti dicono che io appartengo, anche se so che ci sono stati alcuni capaci di essere al tempo stesso grandi artisti e acuti businessmen. Come Frank Zappa. Lui è stato uno capace di creare la sua musica liberamente, anche tirando fuori grandi hit.

Detto ciò, per coloro che occupano la fascia intermedia è tempo di far conoscere al pubblico la propria musica. Molte major si stanno uccidendo e finchè continueranno a farlo, la musica indipendente sopravviverà . Tra non molto le grandi case discografiche saranno roba da museo, mentre gli artisti indie saranno in cima a tutto…come dovrebbe essere.


- A&B -
Credi che Internet sia un valido strumento di diffusione musicale ?
- Andrew Hanna -
Internet è un posto fantastico in cui gli artisti possono vedere la loro musica diffusa e scoperta. Ma bisogna lavorare in coppia con la distribuzione nei negozi, i passaggi radio e via dicendo.

- A&B -
Quali sono i tuoi piani per il futuro? Esporterai la tua compagnia e la tua musica anche al di fuori degli Stati Uniti ?
- Andrew Hanna -
Ci stiamo già muovendo in questo senso. Attualmente abbiamo passaggi radio nel Regno Unito, Canada, Germania, Olanda e speriamo, entro autunno, anche in Australia. Inoltre Prophecies of War uscirà in Canada e negli U.S.A. a partire da settembre.

- A&B -
Grazie Andrew; attendiamo con impazienza nuova musica da parte vostra…vuoi dire qualcosa ai nostri lettori ?
- Andrew Hanna -
Chiunque voglia saperne di più ci chiami, ci mandi e-mail o lettere. Io o qualcun altro risponderemo. Mi fa sempre piacere rimanere in contatto coi fans...quindi non esitate! E grazie mille per questa intervista.


 

 

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