
Recensione a firma di Gianluca Livi.
Pur non avendo perdonato (e mai perdonando) agli attuali Van Der Graaf Generator il fatto di aver voluto perdere l'immenso David Jackson, è impossibile non rimanere colpiti dai contenuti di questo album.
Eeffettivamente, il suo ascolto lascia sbalorditi. La compagine tratteggiata dal trio è quella gloriosa di un tempo, gli indimenticati anni '70, spesso evocati da molti, ma mai da nessuno con esaustiva completezza. Questo album, invece, punta in quella direzione, arrivandoci con disarmante efficacia. Se si esclude la soporifera "Go" - a dispetto del titolo, di una lentezza esasperante, fortemente tediosa, unico passo falso dell'intero lavoro - i brani tutti sono articolati, completi ed avvincenti, al punto - e questo suona alquanto miracoloso - di non far rimpiangere il noto sassofnista. Questo è un album che, cancellate d'un colpo le incertezze direzionali di "Alt", va acquistato a tutti i costi, da posizionare accanto alle migliori rappresentazioni della discografia storica del gruppo britannico. L'edizione in vinile - gatefold con inner sleeve completa di testi - sublima queste sensazioni che guardano con immutato rispetto agli antichi e mai dimenticati fasti sonori della band.
Recensione a firma di Bartolomeo Varchetta.
Non me ne vogliano tutti i ferventi appassionati di questa band, ma ho sempre apprezzato i Van Der Graaf Generator più per l'impegno che per la sostanza. La loro musica alternativa oltre ogni limite è sempre stata a mio avviso leggermente carente in concretezza, pur riconoscendo il merito di aver, nella loro carriera, esplorato i meandri più ostici della musica rock prog passata e moderna. Eppure passate produzioni come Pawn hearts e World record hanno lasciato il segno nell'immaginario collettivo di una band il cui messaggio era rimasto forse in parte incompreso o per certi versi incomprensibile. In ogni caso i Van Der Graaf Generator sono riusciti, non incolumi, a superare l'esame del tempo e dopo alcuni avvicendamenti nella line up ed alcune pause, a continuare sino ad oggi a pubblicare album. Non rinnegando i propri connotati, a seguito della reunion, dal 2005 ad oggi sono infatti stati artefici di una serie di album a volte discutibili, tra i quali ad esempio Alt del 2012, che tra tutta la loro produzione è il più astruso e forse il meno ascoltabile per chi gradisce la musica intesa come successione armoniosa di note, più che come un susseguirsi di rumori senza senso. L'ultima loro produzione si intitola invece Do not disturb e, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, è, rispetto a quelli precedenti, un album pimpante, spigliato, orecchiabile, gradevole e intelligente. Un vero album prog, godibile sia per gli amanti irriducibili del gruppo britannico, sia per quelli finora più perplessi dalle loro esplorazioni melodiche. Proprio per alcuni aspetti legati alla sua concreta gradevolezza, l'album potrebbe forse essere definito uno dei migliori della loro intera carriera, o quantomeno di sicuro il migliore dalla reunion. Lo scorrere del tempo non ha lasciato indenni i Van Der Graaf Generator, ma è comunque inequivocabile che alcuni passaggi strumentali siano veramente degni di nota e mostrino il trio guidato da Peter Hammill al top della propria maturazione artistica e stilistica. Si vocifera che questo sia l'ultimo album del gruppo, ma su questo aspetto attenderei qualche anno prima di dare per buona la notizia. Una piacevole inaspettata sorpresa, quindi, per questa irriducibile e quanto mai controversa band.
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Peter Hammill: Vocals, guitar, piano Hugh Banton: Organ, bass Guy Evans: Drums, percussion
Anno: 2016 Label: Esoteric Antenna Genere: Prog rock
Tracklist: 01. Aloft 02. Alfa Berlina 03. Room 1210 04. Forever Falling 05. Shikata Ga Nai 06. (Oh No! I must have said) Yes 07. Brought to Book 08. Almost the Words 09. Go
Van Der Graaf Generator

Peter Hammill official


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