Pur avendo pubblicato dischi soltanto negli anni 2000, le radici dei Martiria risalgono addirittura agli anni '80, circostanza, questa, che li catapulta senza dubbio nel novero delle band storiche del metal italiano. Con una formazione inizialmente molto devota ai Witchfinder General - che includeva, tra gli altri, il bassista Michele Raspanti, oggi nei Graal (di cui abbiamo recentemente parlato qui) - la band sfornava una serie di credibili demo per tutti gli anni ’80 e ’90. Capitanati dallo storico membro Andy "Menario" Menarini, i nostri hanno nel tempo abbracciato la causa dell’epic metal, come testimoniano i loro validissimi lavori partoriti negli anni 2000: The Eternal Soul (2004), The Age of the Return (2005), Time of Truth (2008), On the Way Back (2011), tutti pubblicati da case discografiche di un certo rilievo (Hellion Records, Underground Symphony, My Graveyard Productions). A distanza di ben 31 anni dalla loro fondazione, i Martiria continuano a calcare le scene underground della capitale, facendo ancora parlare di loro. Al momento in cui si scrive, infatti, si apprende che sono in procinto di pubblicare un nuovo disco, intitolato R-Evolution, che li vede sul pezzo con una formazione rinnovata comprendente, oltre agli storici Andy Menarini e Federico Maniscalco (rispettivamente chitarrista e bassista), due nuovi giunti: il vocalist Flavio Cosma e, addirittura, il blasonato batterista Vinny Appice, noto per la sua militanza in band quali Black Sabbath, Dio, Heaven and Hell. Seppur con minor tempestività, preme tuttavia parlare in questa sede dell’ultimo album in studio, intitolato ROMA SPQR, che vedeva il nuovo ingresso del vocalist Federico “Freddy” Giuntoli, giunto in sostituzione di Rick Martin Anderson, ex Warlord, con loro in tutti gli album precedenti. Pezzi come “Hannibal (Sons of Africa)”, “The Scourge of God”, “Callistus Wake”, “Elissa”, “Spartacus”, confermano tout court il passato epico e magniloquente del combo romano. Ciononostante, la band rifugge dalla tentazione di offrire un prodotto che si adagia comodamente tra le sterili braccia di un solo genere musicale, ancorché estremamente valido. Al riguardo, infatti, il gruppo sperimenta inusuali contaminazioni - come in “Callistus Wake”, il notevole pezzo che apre l’album, valorizzato da efficacissime percussioni dal vago sapore etnico - o esplora coraggiosamente altri generi musicali: in “Byzantinum” e “Burn Baby Burn (Magnum Incendium Romae)”, ad esempio, le connotazioni sono marcatamente sabbathiane mentre in “The northern edge” il quartetto si palesa contiguo ai tratti distintivi del primissimo R.J. Dio solista; le atmosfere si fanno addirittura celtiche in “Tale of Two Brothers (Remus And Romolus)”, mentre “Ides Of March” può essere tratteggiato quale ponte virtuale tra la soavità canterburyana di inizio ’70 e la ballata del primo album degli Iron Maiden. A dover conferire un premio, ci si sente in dovere di nominare proprio i due membri non più in organico: il batterista Umberto Spiniello, autore di una prova mastodontica, in quanto a potenza e precisione; il singer Freddy, già noto per la sua militanza nei validissimi Bible Black (una delle più note cover band di R.J. Dio, anche con Rainbow e Black Sabbath), da poco confluito negli Anno Mundi (ne abbiamo parlato qui), il quale – già perfettamente a suo agio nei brani di più evidente attitudine epica - ha dimostrato di sapersi cimentare altrettanto ottimamente anche esplorando altri e non facili generi musicali. |
"Freddy": Voce Guests:
01. Nihil Aliqud Quam Superstitione
|