Sciolti definitivamente gli Standarte per indisponibilità del batterista/cantante Daniele Caputo, i due membri restanti - Michele Profeti (Hammond Organ, Mellotron, Moog) e Stefano Gabbani (bass) – fondano i Merry Go Round, band che sembra qui catapultata direttamente dai tardi sessanta, perfettamente capace di coniugare il simbolismo estetico della psichedelia sixties con i prodromi hard rock e progressivi di stampo squisitamente anglosassone. Le musiche di questo combo toscano sintetizzano con dovizia e cognizione la lezione sonora che rappresentò il canovaccio per il movimento progressivo inglese, così abilmente profusa da gruppi come Moody Blues, Quatermass, Nice, Procol Harum, Atomic Rooster.Tuttavia, una apprezzata tendenza ad utilizzare Hammond e Mellotron in maniera completamente diversa da come allora fecero i predetti gruppi (basti dire, una su tutte, che qui fioccano efficaci intrecci dei due strumenti senza che vi sia ostentazione alcuna e conseguente appesantimento), una voce esemplare nella sua veemente dirompenza (quella di Martina Vivaldi, capace di profondersi in timbriche cristalline passando con disinvoltura, anche repentina, al contrassegno rude e aggressivo di stampo jopliniano) e una compattezza sonora degli altri strumenti, tutti perfettamente coesi e osmotici, rendono questo lavoro un piccolo gioiellino dello specifico genere musicale. E, se da un lato il sestetto manifesta, a livello compositivo, l’amore incondizionato verso la scena inglese, sul piano esecutivo non teme la fugace incursione in quella omologa americana, puntualmente omaggiata con la proposizione di “Free Ride”, gioiello dei misconosciuti Wildwood, band minore statunitense non molto dissimile – doveroso precisarlo per i profani – dai più noti Iron Butterfly (va inoltre precisato che nel cd sono presenti altre due cover: “Friday the 13th”, dei citati Atomic Rooster, e “Indian Rope Man”, brano di Richie Havens, qui proposto nella versione firmata dai Trinity di Brian Auger e Julie Driscoll). I Merry Go Round non vogliono certo innovare – consapevoli, come sono, della loro collocazione anagrafica nel panorama musicale – preferendo invece sublimare risonanze considerate sempiterne in quanto a valore artistico, importanza storica, capacità comunicativa. 88/100 |
Martina Vivaldi: Voce Anno: 2014 |