Leggo sulla rete che questo gruppo suonerebbe una sorta di "thrash metal evoluto" che offrirebbe un apparente intreccio tra Metallica e Voivod. Credo sinceramente che questa definizione sia quanto di più inadeguato si possa scrivere per un disco del genere che, invece, e meravigliosamente, esalta la tradizione epica e maledetta di un mito come i Cirith Ungol. Giusto per rendere l'idea, questo disco suona molto più Cirith Ungol dei Cirith Ungol stessi in "Paradise Lost", giocandosela addirittura alla pari con il pur ottimo "Forever Black", al momento loro ultimo album (lo abbiamo recensito QUI). Ed infatti, a dirla tutta, il moniker Nirnaeth ricorda "La battaglia delle Innumerevoli Lacrime" del Signore degli Anelli, scenario immaginifico già adottato dai blasonati colleghi d'oltre oceano. Ebbene, se questi tizi di Bergamo, come apprendo consultando il web, suonavano thrash nei due dischi precedenti, oggi essi compiono un vero miracolo, cambiando piuttosto repentinamente le coordinate sonore a loro care, addentrandosi con perizia e credibilità nello scenario epico tratteggiato dai due scheletri in preghiera, non soltanto grazie ad una voce rugginosa e graffiante che evoca i meravigliosi retaggi arcaici del pioniere sgraziato e stridulo che risponde al nome di Tim Baker, ma anche per merito di un riffing efficace che mai una volta risulta intaccato dall'infezione morbosa dell'affettazione spiccia. Ciò vale anche quando il combo richiama le influenze dannate dei primi leggendari Black Sabbath, particolarmente omaggiati nelle plumbee cadenze di "Hammer" e nell'incedere caracollante di "La Maledizione dell'umanità", brano, quest'ultimo, tra i pochi, nell'intero scenario hard & heavy peninsulare, a mantenere efficacia pur adottando la lingua madre, e ciò la dice lunga sulla indiscussa attendibilità di questo organico. Fa eccezione il brano che dà il titolo al disco, diviso in due movimenti, posti rispettivamente in apertura e chiusura dell'opera: il primo effettivamente richiama alcuni stilemi del citato genere thrash, pur inseriti nello scenario sonoro sopra ampiamente descritto; il secondo si evidenzia quale genuina rappresentazione di ambient a vocazione horrorifica. |
Anno: 2020 |