Dopo due album editi per la Comet/Akarma e un altro per la Electromantic Music, la Periferia del Mondo firma per la Aerostella, label che, oltre a ristampare l’ultimo dei tre CD, catapultandolo nel gota del circuito internazionale, lancia la band verso i blasonati consessi del Prog Exhibition 2010, facendolo esibire assieme a gruppi storici quali Trip, PFM, Osanna, Nuova Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, Banco del Mutuo Soccorso, nonché ad una versione alternativa de Le Orme e alle nuove leve Sinestesia, Maschera di Cera e Abash. Il gruppo si presenta in termini assai inusuali, sia in quanto a produzione, giacché l’opera è stata registrata dal vivo presso il Locomotore Recording Studio di Roma (www.lrsfactory.com), con pochissime sovra-incisioni e quasi zero editing, sia parlando di modus pensandi, considerato che il combo si muove su terreni alternativi rispetto al consolidato stile progressivo delle prime tre fatiche discografiche. Al riguardo, Alessandro Papotto (leader della band e, da quasi 15 anni, anche membro stabile del Banco del Mutuo Soccorso), ha dichiarato in un’intervista privata resa allo scrivente: “Ci piace l’idea che più che cercare di rimanere in un ambito strettamente progressive, siamo stati attenti a mantenere intatto un nostro marchio di fabbrica costituito da composizioni e arrangiamenti che spaziano tra diversi generi musicali e da testi che, se dal punto di vista della forma possono sembrare molto diretti, dal punto di vista della sintassi virano da sempre verso l’ermetismo”. Coraggiosamente, testimoniando un sano desiderio di rinnovamento artistico, il gruppo vira verso sonorità talmente dirette che, giusto a titolo di esempio, un sito come Amazon – ove il disco è in vendita in vari formati – pittura il genere musicale profferto ignorando del tutto la compagine progressiva, tipica dei precedenti lavori, e utilizza invece la decisamente più sobria sigla alternative rock. In realtà, va doverosamente precisato che il prog rimane certamente il genere di appartenenza di questo valido ensemble capitolino, come testimoniano le ricorrenti ed efficaci influenze floydiane presenti nelle nuove ed avvincenti musiche. Pur tuttavia, la band propone arrangiamenti un tantino più scarni a favore di suoni aggressivi e riff granitici ("I Need U"), spesso ricchi di magnifiche escursioni oniriche di stampo immancabilmente gilmouriano e/o watersiano, nel corso delle quali ostinati magnetici, ora al basso, ora alla chitarra, tessono il giusto tappeto armonico per dilatazioni fiatistiche o assoli fluenti proposti da una chitarra ipnotizzante ("Nel Regno Dei Ciechi", "The Bridge’s Resilience", "Suburban Life"). Ma ulteriori diversificate influenze emergono subitamente in altri brani: in "Purity", ad esempio, l’algida freddezza delle ritmiche elettroniche si sposa perfettamente con la liquidità chitarristica tipica dei Marillion post-Fish; in “Suburban Landscapes” e “Sakura Zensen” emerge il caratteristico magnetismo dei Floyd più seducenti (concettualmente molto vicino all’incipit iniziale di “Wish You Were Here”, il primo brano; più influenzato dal periodo post-Waters, il secondo); “Alibi”, invece, si evidenzia quale episodio solido, caratterizzato da un riff iniziale così robusto, da proiettare la band negli incrollabili meandri hard rock tipici del primo lustro settantiano; “A Rutta O Jelu”, infine, costituisce di fatto un ponte con il passato, dal momento che rappresenta l’unica incursione nella compagine etnica molto cara alla “vecchia” Periferia, all’interno della quale viene percorso un range tanto vasto da includere i sapori mistici della cultura araba, certe variopinte soluzioni attinte dal vicino nord-Africa e perfino talune influenze peninsulari, ben descritte nell’incipit iniziale, suonato addirittura con lo scacciapensieri. Avanti così! 86/100
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Anno: 2013 |