Interessante progetto ascrivibile a Thomas Hand Chaste, al secolo Andrea Vinelli, polistrumentista che i più attenti ricorderanno al servizio dei primissimi Death SS (vi militò, terzo batterista di una lunga serie, per ben 4 anni, dal 1981 al 1984) e, poco dopo, sia dei Violet Theatre, sia del Paul Chain solista (11 lavori in tutto, con entrambe queste due formazioni). Il titolo dell’album non tragga in inganno: primo di connotazioni sataniste, allude chiaramente alla figura di Sabbatai Zevi, un ascetico di origine ottomana che visse nel XVII secolo, considerato da molti ebrei come una sorta di messia, fondatore della setta ebraica del sabbatianismo. Musicalmente, questo è un album assolutamente integro, nel suo substrato artistico, perfetto nelle sue incursioni grevi e catacombali tipiche del Paul Chain più introverso (“Living On Trees”), estremamente credibile allorquando cita la sempre influente compagine sabbathiana (“Sabbatai Zevi” e “Heart Of Soldier”), interessante nelle attitudini psych, puntualmente arricchite con sofisticherie di stampo onirico e sfuggente (“Falling Star”) o incursioni addirittura proto-celtiche, come testimoniano egregiamente tanto una seducente voce femminile, quanto un flauto etereo, quasi impalpabile (“Continent”). Come una sorta di occulto regista del sonoro, in bilico tra le figura di guida musicale e quella di negromante artistico, mezzo sciamano, mezzo inventore, egli dirige con consapevole ed ostinata competenza un nutrito gruppo di blasonati musicisti: Giovanni “John Goldfinch” Cardellino (L’Impero delle Ombre), Pietro Pellegrini (Alphataurus), Red Crotalo (Revenge), Tiziana Radis (Secret Tales), Nicola Rossi (Doomraiser), Romolo Scodavolpe, Nicola “Cynar” Rossi, Frederick Dope, Felis Catus, Ture, Syrus, Runal, Raffeale “The Best” Magi, Psico, Omar Bologna e Faro. Non pago, egli trova la possibilità di proporre in termini di puntuale efficacia, “Wake up your Mind” degli indimenticati Quatermass, cesellando l’unica apertura solare dell’intero lavoro discografico, quantomeno nell’incipit iniziale. Purtroppo - unico neo dell’intero progetto, incredibile passo falso di un’etichetta che raramente si permette questo tipo di errori - la copertina appare totalmente inadeguata, inopportuna, disancorata tanto dalle liriche mistiche legate alla storia del seicentesco personaggio, quanto dalla eccellente proposta musicale, genuino esempio di una gotica attitudine di stampo doom-psych che rimane esclusiva prerogativa della scena nazionale. 89/100
|
Thomas Hand Chaste Anno: 2015 |