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Inside Process
Shade The Sun

Ci capita spesso di sentire musica d’oltreoceano che abbia in se le caratteristiche di una produzione musicale piena di rabbia e che presenti dall’altro lato testi altamente “romantici” e pieni di sofferenze; non ci stupisce perciò aprire gli occhi davanti ad una realtà musicale che da pochi anni si è espressa al meglio ed ha convinto in maniera decisiva il grande pubblico mondiale. Stiamo parlando del Metalcore, genere diventano tradizione nei paesi d’oltreoceano, in fase di sviluppo nel territorio Europeo, uno stile musicale che eguaglia e proporziona simmetricamente contaminazioni Metal e Hardcore, proponendo un suono innovativo e accattivante, graffiante come il metal e grezzo e aggressivo come l’hardcore punk, senza disdegnare (anzi privilegiando) testi di natura simbolicamente romantica, posti in chiave “Tu mi lasci ed io mi incazzo” lì dove il genere ha subito negli anni richiami sempre piu’ Emozionali.
In Italia una produzione di questo genere è ancora lungi dal maturare una vera cultura moderna e al passo con le elaborazioni musicali e oserei dire tematiche delle produzioni Americane, però un gruppo ha saputo cogliere parte di questo messaggio, regalandoci con il loro primo disco, 9 tracce di una merce assai rara nella penisola, dandoci la possibilità di poter aprire gli occhi verso qualcosa che ancora manca all’attenzione di tutti.

Gli Inside Process, band di Viterbo, nasce nel 2005 proprio con l’intenzione di emulare band del calibro di As I Lay Dying e Killswitch Engagé e così, dopo 3 anni di attività live in Italia e all’estero (da segnalare l’ottimo riscontro in oriente dove hanno eseguito un Mini Tour), presentano ai loro fan e ai “poco informati” un album ricco di rabbia e per dirla tutta senza girarci troppo intorno, ricco di Metalcore.

Shade The Sun si presenta così con “This Time”, ottimo brano d’apertura, affidato a liriche sporche di sangue e piene di suggestivi incontri melodici che fruttano un brano pacatamente apprezzabile. A seguire “Sunset Of My Hope” prosegue il sentiero intrapreso dalla prima, senza grossi cambiamenti, fino ad arrivare alla terza traccia “The Better Way”, accattivante per quelle line armoniche in continuo contrasto con il growl “urlato” del cantante, che lasciano poi fiato in quegli ultimi 20 secondi di contaminazioni “Post”. E come la calma prima della tempesta, ci raggiunge “Through The Threshold”, con tempi molto piu’ veloci e con chitarre piu’ aggressive del solito, fino ad arrivare ad una conclusione atematica che però ci fa da preludio a “Labyrinth”, uno dei brani che di sicuro lascia il segno in poco piu’ di 30 minuti di ascolto, e tra breackdown e riff melodici ci abbandona ad un ascolto pressoché invariato dei brani restanti; la formula si presenta sempre uguale, a tratti rude, in certi frangenti convincente e piacevole.

Un ottimo inizio per la band di Viterbo, forse ci dovremmo aspettare qualcosa di piu’, ma per la nostra produzione musicale forse rappresenta già abbastanza, fermo restando che gli Inside Process hanno ancora molto da maturare, in un sound troppo stilizzato ai canoni degli As I Lay Dying, in un sound e in un modo di presentarsi al pubblico troppo simile a quello della band Californiana che di sicuro non ha di che vantarsi nei confronti dei nostri provetti Latini, che al contrario dovrebbero ingranare una marcia in piu’ e spingere la propria produzione verso qualcosa di piu’ innovativo. La grinta non manca, la bravura nemmeno, il responso del pubblico si mostra all’altezza e son sicuro che l’Italia merita questo ed anche oltre.

73/100


Angelo: Voce
Filippo: Chitarra
Simone: Batteria
Andrea: Basso
Leonardo: Chitarra

Anno: 2008
Label: Autoprodotto/Kick Agency
Genere: Metalcore

Tracklist:
01. This Time
02. Sunset Of My Hope
03. The Better Way
04. Through The Threshold
05. Labyrinth
06. Walk Alone
07. Betray Me
08. The Rest Is Silence
09. Shade The Sun

 

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