La musica ha sempre rappresentato geometricamente quelli che erano i pensieri e le emozioni sviluppate attraverso la ricca e complessa composizione musicale.
Certe opere rappresentano figure semplici e ben definite, altre composizioni riproducono pensieri colti e dubbi ed astraggono tutto a figure complesse poco convenzionali. Ma se ci trovassimo davanti a qualcosa di altamente complicato da definire ma bello allo stesso tempo ? Probabilmente sarebbe un caso di estrema bravura artistica, in questo caso parliamo di una band Statunitense che da 12 anni smantella qualsiasi principio di assoluta perfezione delle forme, affidandosi all’aggressività sonora e all’unica perfezione scientificamente ed umanamente accettata, quella matematica; stiamo parlando dei Dillinger Escape Plan, che con il loro ultimo lavoro, il terzo totalmente “Full”, mettono la firma alla loro consacrazione e raggiungono la vetta di un genere musicale che ancora oggi enumera poche e raggianti menti. Dopo numerosi anni e svariati cambiamenti di formazione, l’unico fondatore e musicista rimasto in gara, il chitarrista Ben Weinman, insieme a Greg Puciato e compagni, regala al pubblico dopo i successi dell’album omonimo, di “Calculating infinity” e “Miss Machine”, una nuova esperienza musicale ! Lontani ormai anni luce dalla collaborazione e dalle contaminazioni del cantante Mike Patton, dopo sofferte scelte di composizione (dettate dall’abbandono dei membri fondatori che ora militano in progetti quali quello dei Cohed and Cambria) e soprattutto dopo numerose prove di forza per guadagnare credibilità e rispetto, i Dillinger presentano Ire Works, 13 tracce di Progressive Metal, o meglio definirlo, Mathcore (Hardcore Matematico), che non deludono i fan ed anzi rendono la band una delle realtà musicali piu’ in vista dell’ultimo periodo, dove le contaminazioni Hardcore e le numerose classificazioni dei generi musicali hanno dato vita ad un’ascolto piu’ critico ma anche molto piu’ vasto. L’album si presenta con due brani di alta intensità, “Fix Your Face” e “Lurch”, che tra ritmiche distruttive ed “una perfetta dimostrazione di cos’è la paura” dettata dalla voce dell’ex frontman Dimitri Minakakis (nel primo brano) e di Puciato rappresentano un ottimo inizio fatto di atmosfere dark e altamente sperimentali, dove l’elettronica, i breakdowns ed i continui colpi di chitarra sembrano regalare un’intenso scalo emozionale. Si arriva ad uno dei brani fondamentali dell’album, “Black Bubblegum”, che insieme a “Milk Lizard” rappresentano la presa d’aria in questo lavoro tutto di un pezzo. Le liriche ed i calcoli matematici non mancano, ma lasciano spazio a due brani molto piu’ “regolati”; la durata non ci inganna; rispetto a brani che hanno una durata media di 2 minuti questi esempi ci stupiscono, in 4 minuti ,infatti, mettono in mostra un’aspetto molto piu’ “Pop”. “Black Bubblegum”, di indubbia influenza Pattoniana, circonda l’ascoltatore in un’atmosfera Dark; “Milk Lizard” ,dal canto suo, mixa rabbia e rock in un ottimo esempio di Fusion Jazz e Southern Rock (da ricordare infatti che i video di entrambi i brani sono stati i primi ad essere trasmessi in Radio e TV!). Successivamente ci imbattiamo in “Sick On Sunday”, “When Acting As A Wave” che alla pari di “Dead As History” contribuiscono all’esempio elettronico piu’ chiaro e vivace fatto di accordi psicopatici e atmosfere alla Faith No More. Spiccano poi brani come “Party Smasher”, dove il mathcore gioca con indubbi contaminazioni di metalcore e grindcore, e “Horse Hunter”, dove la collaborazione con Brent Hinds (Mastodon) ricorda John Zorn e la collaborazione con i Fantomas. Infine con “Mouth of Ghost” si chiude l’opera, con piu’ di 400 secondi di musica ambientale, dove gli ultimi minuti regalano un crescendo che piano piano converge in sonorità futuristiche e in un finale aggressivo e coinvolgente. Citazione a parte per la disegnata da Shelby Cinca della "Frodus and Decahedron", scelta dalla band per le sue influenze “sci fi” e futuriste. Così i Dillinger Escape Plan, tra numerose collaborazioni e ottime genialate, hanno saputo dimostrare di saper fare qualcosa che altri non hanno la forza di immaginare. Insieme a band del calibro dei Meshuggah e dei Protest The Hero, rappresentano il cambiamento possibile di una scena musicale che non solo è aperta alla fantasia, ma anche al gusto e all’ingegno di far qualcosa di diverso. Tutto ciò ci permette di apprezzarli, perché se da un lato la loro musica è altamente alternativa e complessa, dall’altro sappiamo ricordarci di loro e delle loro melodie, sappiamo distinguere un album che è frutto di un ottimo lavoro da un prodotto poco originale e di scarso lavoro empatico. Per questo i Dillinger non stancheranno e anzi ricorderanno a noi tutti che esiste un modo di essere diversi dagli altri, senza per questo non smentirsi ed anzi essere apprezzati e soprattutto rispettati. 88/100
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Greg Puciato: Voce Anno: 2007 |