Sugli Scorpions è stato detto tutto ed il contrario di tutto in queste 4 decadi: troppo "morbidi" per essere apprezzati da un pubblico squisitamente Hard Rock, troppo poco raffinati per essere apprezzati da quello AOR.
Ma qual'è la verità? Forse nessuna delle due, perchè dalla loro parte, ci sono le vendite dei dischi , iniziate nel 1972 con Lomesone Crow e mai terminate, nonostante parecchi alti e bassi discografici e parecchie scosse di assestamento alla line-up. Sta di fatto che comunque la band nata ad Hannover nel 1965 si è fatta apprezzare in egual modo dal pubblico Metal cosi come da altri meno avvezzi al genere, grazie ad un invidiabile (o sarebbe meglio dire unica?) capacità di scrivere con la stessa efficacia power ballad e Rock terremotanti, inanellando nel corso della propria carriera decine di smash hits. Ma veniamo al 2010: stando a quanto dichiarato dalla band (ma noi ci auguriamo il contrario), Sting in the Tail è il 18esimo e ultimo disco in studio, e dopo un tour mondiale che terrà impegnati Klaus Meine e soci per tutto il 2010 e parte del 2011 ci sarà anche il congedo dall'attività live. Insomma, gli Scorpions vanno in pensione. Aldilà di tutto questo, il successore di Humanity Hour pt.1 del 2007 è un lavoro intenso, suonato in maniera eccellente e pieno zeppo di grandi anthem Hard'n'Heavy. A conforto di quanto appena detto, si parte subito alla grande col singolo "Raised On Rock" già al primo posto di tutte le chart Rock mondiale,con quel ritornello che si ficca in testa sin dal primo ascolto e con un riff incisivo e pulito. Un classico pezzo degli Scorpions direte voi. Si, c'avete preso in pieno. Dal taglio più moderno ma lo stesso incisiva è la title track, ma è con la breve "Slave Me" che il morso dello scorpione ritorna ad essere letale, grazie ad un andamento candenzato e ritmato. "The Good Die Young" non tragga in inganno: ad un inizio più rilassato che ricorda molto le melodie '80s della band teutonica si passa ben presto ad un refrain più duro, dove la splendida voce di Meine duetta con quella dell'ex Nightwish - Tarja Turunen, per quello che è alla fine dei conti, è uno dei brani più intensi e riusciti della raccolta. Finito questo momento più "poetico", si torna a pestare duro, e sia con "No Limit" che con "Rock Zone" è palese lo stato di forma degli Scorpions, un peccato che non sentiremo più pezzi cosi belli e diretti come questi, perchè solo loro sono in grado di miscelare cosi bene le due cose: bellezza e immediatezza. Si torna indietro di almeno 25 anni con "Lorelei", crepuscolare e soffice ballata che a tanti potrebbe ricordare quel capolavoro di intensità che è stato "Still Loving You", ed è ancora un episodio del genere a far venire i brividi all'ascoltatore: "SLY". Chiusura affidata a "The Best Is Yet To Come", con un intro di chitarra blueseggiante e dal taglio nostalgico, dove pian piano entrano in moto tutti gli altri strumenti, accarezzando le orecchie e sublimando il concetto di melodia Rock in un splendido crescendo vocale. Mentre il brano viaggia su binari struggenti, il testo lascia una speranza per tutti coloro che non vogliono che il viaggio con gli Scorpions si chiuda con questo pezzo. Ma solo il tempo potrà darci una risposta. Sting in the Tail è quindi un bellissimo disco, che emozionerà i fan di vecchia data per un songwriting sincero e passionale, come forse non si sentiva dai tempi di Blackout (1982), per un risultato finale che fa pensare a come davvero, la musica mondiale rischi di perdere una delle formazioni più oneste e di successo mai arrivata dalla fredda Germania. Si, una terra fredda, che è stata in grado di donarci una band calda e con un grande cuore. Grazie Scorpions. 88/100
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Klaus Meine: Voce Anno: 2010 |