Quando due anni fa questo side project di alcuni membri dei One Dimensional Man si affacciò sul panorama alternativo nostrano con Dell'Impero delle Tenebre, pubblico e sopratutto critica individuò ne Il Teatro Degli Orrori il nuovo nome di punta del Rock italiano, grazie ad una proposta originale ed a un'impatto sonoro assolutamente fragoroso e devastante. Si sprecarono i paragoni: per alcuni erano i Jesus Lizard lombardi, per alcuni i Litfiba più teatrali e ermetici, per altri semplicemente il nuovo che avanzava, nonostante ogni singolo membro di questa band avesse già una carriera musicale ventennale.
Lecito quindi che A Sangue Freddo, secondo lavoro della band milanese, sia stato negli ultimi mesi, uno dei dischi più attesi non solo dalla nostra redazione, ma dallo stivale intero. Fortunatamente, le 12 tracce che compongono questo comeback ci confermano una formazione in stato di grazia, dove rispetto al suo predecessore si è preferito un'approccio meno "terremotato", meno Punk-Noise è più prettamente Rock, con maggiori inserti melodici e dove finalmente la forma canzone costituisce un aspetto assolutamente primario. Difficile in questo caso fare delle preferenze tra una canzone e l'altra, A Sangue Freddo è un album bellissimo, sofferto e poetico dalla prima all'ultima nota, dove gli aspetti toccati nei testi sempre più intensi e romantici di Pierpaolo Capovilla si stendono perfettamente tra le trame sonore a volte delicate e confidenziali come nell'opener "Io ti Aspetto" passando a episodi più granitici e furiosi come in "Due" e "Alt!". La title-track, primo singolo scelto per la promozione del disco, è dedicata al poeta Ken Saro-Wiwa, poeta nigeriano condannato a morte dal tribunale militare per essersi opposto ai danni ambientali provocati dalla Shell nella sua terra natale. E qui che la valenza sociale-politica de Il Teatro Degli Orrori comunica in maniera efficace il proprio dolore e sofferenza all'ascoltatore, riuscendoci in modo straordinario. Ma non è tutto: "Direzioni Diverse" (incisa con i Bloody Beetroots) contrappone un'attacco di chitarra squillante con degli inserti elettronici ad un testo che lavora molto sul mancato proseguimento del rapporto di coppia, e sulla scelta appunto di aver scelto direzioni diverse per continuare a vivere "Majakovskij" fa riemergere il lato più teatrale della band, con una riproposizione della poesia interpretata da Carmelo Bene dal titolo All'amato me stesso proprio dell'autore russo. "E' colpa mia" riprende il discorso interrotto in "Direzioni Diverse" come se ne fosse il naturale seguito: infatti adesso, c'è il mea culpa della parte maschile alla quale sono mancate le parole giuste al momento opportuno per risolvere i problemi. Da tramandare ai posteri il crescendo nella parte finale, carico di grande pathos e romantica rassegnazione. Sul finale arrivano "La vita è breve" e sopratutto i 10 minuti di "Die Zeit", dal pattern lento, dilatato e quasi psichedelico che tra un colpo di batteria e l'altro ci accompagna verso la fine di questo viaggio. A Sangue Freddo quindi è il superamento a voti altissimi da parte de Il Teatro Degli Orrori dell'esame di maturità, dove alle sportellate soniche della prima prova si contrappone un'approccio più meditato che spesso rimanda anche alla migliore scuola cantautorale italiana, dimostrando come questa formazione al momento, è il top assoluto della scena nostrana con un lavoro piena di amore e sofferenza, politica e sociale, rabbia e passione. 85/100
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Pierpaolo Capovilla: Voce Anno: 2009 |