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Ulver
Shadows Of The Sun

Doppia recensione per Shadow Of The Sun degli Ulver.
Torna Sua Maestà Garm e torna con la sua creatura più importante, con la sua creatura più poliedrica, multiforme e variegata e torna ovviamente come solo gli Ulver sanno fare.
Si intitola Shadows of the Sun ed è l'ultimo prodotto uscito dalla geniale mente di Garm e compagni e come ormai ci hanno abituati ogni nuova uscita della band norvegese è una sorpresa, un nuovo viaggio, una nuova esperienza, una nuova emozione.
Ecco, emozione è forse la parola che meglio si adatta a Shadows of the Sun un disco che cambia ulteriormente le coordinate musicali degli Ulver se mai si possa dire che la band di Trikster G. abbia delle coordinate musicali fisse e ben definite e delimitate.

Così, dopo aver attraversato i territori del Black Metal, della musica Ambient, del Jazz e della musica Elettronica, l'esplorazione musicale degli Ulver, dopo Blood Inside si tinge ulteriormente di colori oscuri e si immerge in atmosfere estremamente cupe e dark con un lavoro particolarmente minimalista, un platter che raccoglie e amalgama con una visione straordinariamente intima e personale elementi sonori già percorsi dagli Ulver in alcuni dei loro precedenti capitoli, come appunto Blood Inside o Perdition City ed immergendoli in un contesto dai toni pacati, sognanti e riflessivi, cattura l'ascoltatore spaziando e muovendosi con grazia felina proprio sul piano dell'emozione, dell'atmosfera e del feeling che questo Shadows of the Sun magistralmente riesce a creare.
Le 9 song, compresa una cover dei Black Sabbath: Solitude, si muovono quindi nella medesima direzione segnata in grande misura come detto da questa particolare esposizione emozionale, evocativa ed intima, senza importanti cambi o mutamenti nella struttura sonora, se non la tendenza giusto nel finale, con gli ultimi due brani ad un certo appesantimento della trama sonora.
La voce di Garm è poi il connubio ideale e perfetto di quanto detto finora, una voce che trasporta ed accompagna l'ascoltatore attraverso lo spazio ed il tempo come un narratore, una guida attraverso il vuoto, l'oscurità.

Ricchezza emozionale, atmosfere oscure e cupe, per un album che per questa sua connotazione personale ed intima necessita di un approccio altrettanto intimo e personale, di sicuro non è un disco di sottofondo o di compagnia, non ci sono melodie orecchiabili e ritornelli catchy e d'altronde nessuno se li aspetta dagli Ulver ma c'è tanta atmosfera e tinte oscure e dark, per un disco che va gustato e centellinato in solitudine, 9 canzoni che sicuramente saranno in grado di regalare emozioni e momenti importanti e musicalmente indimenticabili, un ottimo risultato quindi che continua a presentarci una band dal ricchissimo ed inesauribile campionario sonoro. Impossibili eventuali paragoni con i lavori precedenti proprio perchè siamo in presenza di una band che fa del mutare se stessa ed il proprio sound, una delle sue peculiarità predominanti, rimanendo però costantemente ai livelli dell'eccellenza, sia giocando con la musica, sia sperimentando che esplorando nuovi territori sonori o magari come in questo ultimo caso, regalando emozioni.

82/100

di Salvatore Siragusa

 

Accantonati momentaneamente gli Head System Control e le sonorità di Blood Inside, Garm (all'anagrafe Kristoffer Rygg) coadiuvato dai fedeli Jørn H. Sværen e Tore Ylwizaker torna sul mercato dopo due anni col suo progetto "madre", anche se sembra passata un'eternità.

Gli Ulver del 2007 non sono più la band black che sconvolse la scena scandinava nei primi anni '90, cosi come non sono più la band ambient\elettronica che sfornò un capolavoro assoluto come Perdition City, ma come detto in partenza non sono più nemmeno quelli di Blood Inside, che vi piaccia o meno. Insomma, ad ogni album la band cambia pelle, si trasforma sempre in qualcosa di nuovo, quasi come a non voler fermare più quel processo evolutivo iniziato 10 anni fà e che sembra non troverà mai un'interruzione. Shadows Of The Sun infatti è un viaggio verso nuove terre, laghi e mari sempre più freddi ed oscuri, dove una musica minimale ed assai intima trova degno supporto nell'ampio uso di archi e pianoforte come mai in precedenza e dove i picchi emotivi di pezzi come "All The Love" e "Like A Music" portano l'ascoltatore in una dimensione prima mai esplorata. Garm continua anche il suo personale processo evolutivo modulando ed amalgamando la sua voce a secondo del tappeto sonoro messo a disposizione Sværen e Ylwizaker, sempre poco menzionati dai più ma produttori di atmosfere ed emozioni sonore difficili, se non impossibili da descrivere in poche parole. Nella raccolta anche una coraggiosa cover di "Solitude" dei Black Sabbath, riletta e "stravolta" in modo che le note possano fluire in maniera compatta e ben definita con il resto dei pezzi, producendo un flusso musicale omogeneo ma assolutamente di livello altissimo. Peccato che il filo di tensione si spezzi poco prima della fine, con due brani che alla lunga tendono ad appesantire, almeno a parare di chi scrive, l'ascoltatore. Menzione a parte la merita la title\track, maestosa ed epica nel suo incedere dove le poche note del piano scandiscono il tempo per la melodia vocale, che cresce potente ed imponente proprio sul finire. Brividi assicurati, sopratutto se ascoltato di notte.

In conclusione, Shadows Of The Sun è l'ennesimo centro di una band senza tempo e con pochi rivali nella scena, sempre pronta a rimettersi in gioco non per deliziare il pubblico ma per avere ulteriori stimoli ad andare avanti in uno dei processi creativi più importante dei nostri tempi. L'inverno non sarà forse meno freddo, ma sicuramente vi sentirete meno soli dopo l'ascolto di questo disco.

85/100

di Fabio "Stanley" Cusano



Trickster G. [aka Garm]: Voce, synth
Tore Ylwizaker: Programming, synth, tastiere
Jørn H. Sværen: Batteria

Guest
Pamelia Kurstin: Theremin
Christian Fennesz: Rumore bianco

Anno: 2007
Label: Jester Records
Genere: Experimental/Dark

Tracklist:
01. Eos
02. All the Love
03. Like Music
04. Vigil
05. Shadows of the Sun
06. Let the Children Go
07. Solitude
08. Funebre
09. What Happened ?

Sito web:
Ulver
Ulver @MySpace

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