Home Recensioni Masterpiece Pink Floyd - The Dark Side Of The Moon

Pink Floyd
The Dark Side Of The Moon

Per unanime consenso, The Dark Side Of The Moon è considerato un capolavoro: un caso davvero raro – se non proprio unico – di album che fonde avanguardia, rumorismo, psichedelia, musica progressive e rock melodico, risultando però estremamente facile, fruibile, popolare nell’accezione più comune del termine.

Un album che trascende ogni genere e il suo relativo pubblico: tanto semplice e accessibile, quanto raffinato, elaborato e cerebrale; tanto orecchiabile e gradevole, quanto ardito, provocatorio e sperimentale.
Musicalmente e stilisticamente molto vario, Dark Side è tuttavia compatto, omogeneo, continuo e fluido; a colpire è innanzitutto l’architettura dell’album: dal pulsante fade in di “Speak To Me” sino al finale ecumenico ma tutt’altro che consolatorio di “Eclipse”, i brani si susseguono in forma di suite, seguendo uno sviluppo narrativo che illustra la condizione dell’uomo contemporaneo, stretto tra il senso dell’esistenza (“Breathe”) e la paura della morte (“The Great Gig In The Sky”), le urgenze e le occasioni di conseguenza perdute (“Time”), lo stress dei viaggi e la paura di morire volando (“On The Run”), i rapporti economici e i conflitti sociali (“Money”), i conflitti politici e la guerra (“Us And Them”), lo smarrimento e la perdita della personalità (“Brain Damage”) indotti dalla vita quotidiana. Il risultato è coinvolgente ed emozionante; attraverso un percorso emozionale espone e porta alla presa di coscienza del modo di vita attuale.
L’analisi dei brani di Dark Side conferma una strana condizione creativa; presi e analizzati uno per uno non sono granché, nella loro struttura elementare si rivelano per essere semplici giri di blues o sequenze di accordi di origine jazzistica. In effetti, i brani di Dark Side in senso stretto non sono nemmeno canzoni, oppure hanno una struttura esilissima. "Breathe", ad esempio, è un frutto delle jam sessions preliminari; l’ascolto delle registrazioni di preparazione rivela subito che non è nient’altro che un giro di blues, la cui evoluzione in canzone strutturata non può reggere oltre i tre minuti scarsi della sua effettiva durata. Anche “Eclipse” ha origine come improvvisazione: era un brano che i Floyd suonavano da tempo nei concerti.
Ancor più chiara è la genesi di “Any Colour You Like”: una semplice base rock-blues su cui Wright e poi Gilmour disegnano variazioni e abbellimenti, e qui si rivela tutta l’estrazione jazzistica del tastierista. “Brain Damage” poi non è che una filastrocca di stampo barrettiano che non ha però l’estro, la fantasia e l’imprevedibilità del modello: a renderla memorabile è il vestito, cioè l’arrangiamento e gli accorgimenti tecnici, come gli echi e i raddoppi delle voci.
La stessa “The Great Gig In The Sky”, epica e celebratissima, in origine è una meditabonda e malinconica sequenza di accordi, essenzialmente una elegia funebre, che rivela di nuovo l’estrazione e la passione jazzistica di Richard Wright: l’ascolto del primo missaggio del disco, pubblicato nel boxImmersion, mostra un brano completamente diverso da quello conosciuto e si rivela, pur nella sua suggestività, alquanto inconcludente, poco più che un intermezzo strumentale per quanto di gran classe. I Floyd ne erano ben consapevoli, tanto da decidere prima del missaggio finale di arricchirlo con vocalizzi femminili; su suggerimento di Alan Parsons, chiamarono la vocalist Clare Torry, senza però dare indicazioni precise sull’interpretazione da dare, senza dirle niente altro che provare a farci qualcosa su, pensando alla morte o a qualcosa di macabro. In sostanza non avevano nemmeno una benché minima idea melodica da sviluppare (la Torry anni dopo intentò causa al gruppo, reclamando i diritti di autore per il brano: il tribunale le diede ragione e non è difficile capire perché).Money”, la loro canzone di maggior successo commerciale, è un curioso pastiche, con una melodia decisamente poco ortodossa costruita su un giro in 7/8, che poi a metà si trasforma in un rock-blues 4/4 midtempo, tanto robusto quanto convenzionale.
Il punto è piuttosto che l’immenso e universale fascino di The Dark Side Of The Moon sta da un’altra parte, e non ha molto a che fare né con la qualità delle composizioni né con quelle dell’interpretazione intesa in senso stretto. In Dark Side il risultato è un insieme di brani ordinati in modo apparentemente casuale, privo di continuità stilistica, ma in realtà strutturato in un senso fortemente orientato al senso complessivo.
Al tempo, si parlava di ‘psichedelia’, ma è un termine che non solo sminuisce enormemente il valore artistico dell’album, ma che soprattutto non ne individua il senso. L’obiettivo di Dark Side non è affatto quello di suscitare stati mentali, di eccitare o rilassare la mente, di portarla lontano esplorando nuove sensazioni: al contrario, esso ha di mira una presa di coscienza critica, lucida, razionale della condizione umana attuale.
A distanza di oltre quattro decadi, The Dark Side Of The Moon non ha perso nulla della sua potenza espressiva e del suo fascino: è difficile oggi capire quanto fosse innovativo per il tempo, e tuttavia resta un album sorprendente: disturbante e suadente, angosciante e liberatorio. È un fatto particolarmente rilevante, considerando che il suo intento era quello di raggiungere il pubblico più vasto possibile con un messaggio e delle tecniche di rottura e di avanguardia.
L’essere riuscito nello scopo è la ragione della sua grandezza.

Voto: 95/100

 

NB: la presente recensione è un sunto di un più esteso articolo apparso su queste stesse pagine, una dettagliata esegesi dell'intero album, arricchita di interviste, citazioni, contestualizzazioni storiche, commenti critici rivolti alla composizione, all'esecuzione, alla realizzazione dell'opera (cliccare qui per leggere l'articolo completo).



David Gilmour
: chitarra, voce, synth
Roger Waters: basso, voce, synth
Rick Wright: tastiere, voce, synth
Nick Mason: percussioni

Anno: 1973
Label: Harvest
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Speak To Me
02. Breathe (In The Air)
03. On The Run
04. Time / Breathe (Reprise)
05. The Great Gig In The Sky
06. Money
07. Us And Them
08. Any Colour You Like
09. Brain Damage
10. Eclipse

Ospiti:
Dick Parry: sax
Clare Torry: voce
Doris Troy, Liza Strike, Lesley Duncan, Barry St.John: cori



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