Bologna, 15 Novembre 2017 - Manzoni Factory - Teatro Auditorium Manzoni "Man with a Movie Camera" è un lungometraggio realizzato dal regista sovietico Dziga Vertov nel 1929. Come sottolineato durante i titoli di apertura, questo film era stato realizzato "senza teatro", il che significa che le azioni non erano state programmate ed eseguite. Si trattava piuttosto di un montaggio di scatti che mostravano la vita quotidiana dei cittadini di varie località russe in quell'epoca storica. Potrebbe definirsi una sorta di documentario, ma l'abilità artistica dell'autore deriva dalla scelta del soggetto, dall'allestimento degli scatti e dalla modifica del risultato. Vertov ha impiegato una serie di tecniche tipiche della produzione cinematografica ricorrendo a fotogrammi bloccati, al rallentatore, al movimento veloce ed inverso, ad animazione e stop motion, angoli di ripresa inusuali, e schermi separati. La selezione copre una vasta gamma di vita quotidiana: persone, negozi, fabbriche, traffico nelle strade, attività ricreative tra cui scene sportive e balneari, estetiste e parrucchieri, matrimoni, funerali, divorzi e nascite: in totale una gamma fenomenale sorprendente. I fotogrammi iniziali mostrano la città sonnacchiosa nelle fasi che anticipano i primi sporadici movimenti mattutini e la giustapposizione di alcuni scatti appare chiaramente l'elaborazione in chiave filmica di alcune chiare metafore. La telecamera e il cameraman sono parte integrante del girato che mostra l'intero processo di ripresa, da tutti i tipi di angoli e punti panoramici, su treppiedi stazionari e da veicoli in movimento, e illustra persino alcune fasi del montaggio del film medesimo. In fondo, anche se la pellicola risale a quasi 74 anni fa, in un paese sotto l'influenza di un regime comunista sempre più restrittivo (la foto di Lenin è visibile in alcuni scatti), l'impressione generale è che, nonostante alcuni dettagli relativi allo sviluppo delle tecniche, l'essenza della vita quotidiana sia sostanzialmente rimasta inalterata. Su questo crinale si innesta il film personalissimo girato per il mondo con la propria telecamera da Nyman, la musica per Man with a Movie Camera è molto più strettamente coordinata con il film. Diretti dal pianoforte, il compositore ha assicurato che i musicisti fossero perfettamente sincronizzati con la colonna sonora. Ma al posto di una mera interpretazione letterale delle scene della vita di città di Vertov, la colonna sonora di Nyman trova un legame più profondo con l'estetica del film. La band suona le composizioni di Nyman per tutta la durata della proiezione di circa settantacinque minuti. Anche se la musica è stata accuratamente composta per il film, temi, figure e schemi armonici utilizzati sono stati presi in prestito dalla nutrita produzione di Nyman e adattati. Spiccano vistosamente il misterioso tema "Digital Tragedy" e il più lirico "Love" estrapolato dal celebre videogame "Enemy Zero". La musica del film attraversa fasi che corrispondono sostanzialmente al ritmo generale dell'azione sullo schermo. La musica può essere rilassata e ridotta al quartetto d'archi, arricchita dal flauto e dal pianoforte per le sezioni che mostrano individui in situazioni di agio, ma diventa più vivace, anche grazie ad una sezione di fiati dal suono molto aggressivo e spigoloso, chiamando in causa l'intera band per rendere il trambusto della vita di strada e delle sezioni produttive nel lavoro di fabbrica. Senza dubbio i cambiamenti di ritmo agevolano gli stessi musicisti: i membri del quartetto d'archi sono infatti messi a durissima prova dalla reiterazione per lunghe fasi di ribattuti estenuanti. Frasi semplici e consonanti vengono riproposte con una perfetta coincidenza e con un frequente ricorso ad incalzanti crescendo degli archi, a progressioni travolgenti e ad una chiara preferenza per il tempo drammatico della marcia. Il ritmo del film accelera decisamente verso la fine; la musica diventa più intensa e termina con una climax straniante di stimoli visivi e uditivi. Non è un esecutore ineccepibile Nyman, ma è davvero encomiabile la confidenza e l’interpretazione che fornisce delle sue partiture; rallenta continuamente le strutture ritmiche, forza i crescendo fino a residuare un flusso sonoro dalle risonanze senza fine, offre le tipiche scansioni marziali degli accordi e delle melodie ed è sempre grande nella sua musica la contrapposizione fra la tensione generata dalle parti martellanti, acuminate ed ossessive e la celestiale soavità delle parti cantabili. Tutto questo è lo straordinario potere cumulativo della sua musica.
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Michael Nyman direzione e pianoforte
Gaby Lester violino Naomi Watson violino Kate Musker viola Tony Hinnigan violoncello David Roach saxofoni Simon Haram saxofoni Andy Findon saxofono e flauto Christian Barraclough tromba Paul Gardham corno francese Nigel Barr trombone Martin Elliott basso elettrico
Data: 15/11/2017
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