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Pooh
Roma, 4 Novembre 2016

Roma, 4 Novembre 2016 - Palalottomatica

Quanta vita abbiamo raccontato nei nostri brani: abbiamo parlato di solitudine, di amore, di viaggi... abbiamo parlato veramente di tante cose. Nel '76 abbiamo inciso un brano che ha toccato un argomento molto, molto delicato e all'epoca certe parole non si potevano neanche pronunciare. Tra l'altro, questa sera vi presenteremo in anteprima il video legato a questo brano: racconta di un ex compagno di scuola, di uno di noi, e il titolo è “Pierre”.

Con queste esatte parole, Roby Facchinetti introduce quella che può essere senz'altro definita la più importante novità della serata. La data romana, infatti, viene scelta dai Pooh per presentare in anteprima il video di “Pierre 2016”, la rivisitazione dello storico pezzo originariamente incluso nell'album “Poohlovers del 1976 (ne vedete due foto, catturate dal grande schermo posto ai lati del palco). Ma la novità non è soltanto riposta nelle immagini, giacché la nuova interpretazione si arricchisce del meraviglioso e finora totalmente inedito apporto vocale di Riccardo Fogli, che si alterna con Roby Facchinetti dietro al microfono (in origine era soltanto il secondo che la cantava), fornendo una prestazione che, a modesto parere di chi scrive, si qualifica quale miglior duetto del repertorio tutto (a pari merito, forse, con i brani “50 primavere” e “Alessandra”, sebbene, nel secondo dei due, la voce di Riccardo non rappresenti una novità, considerato che egli la cantava anche nella versione originale). Detto questo, e parlando dell'intera performance, i Pooh hanno suonato ciò che il pubblico esattamente si aspettava (medesima scaletta suonata negli stadi, eccetto il brano “La mia donna”, non più proposto nei palasport). Sembra una diminutio ma non è così.

In cinque sul palco, come all'inizio. Da sx: Red, Stefano, Roby, Riccardo, Dodi

Premetto che, con ieri sera, ho visto i Pooh due volte dal vivo. A queste prestazioni, tuttavia, aggiungo il ricordo di decine di loro esibizioni in tv, fin dagli anni '70, e ancor più numerose prestazioni su youtube e ogni volta, e sottolineo ogni volta, l'impressione che ho avuto è stata di grande, grandissima professionalità. Questa affermazione ha un valore multiplo se si pensa che i Pooh, pur essendo prevalentemente qualificati quale gruppo “pop”, non disdegnano incursioni in altri generi musicali, che si tratti di espressioni tipiche del cantautorato più impegnato o del progressive di settantiana memoria, senza dimenticare il repertorio più incisivo di fine anni '70, inizio anni '80 (negli Stati Uniti lo chiamerebbero rock da “arena”). Ebbene, è indubbio che questa attendibilità sia stata sempre manifestata senza flessione alcuna, palesando altissimi standard esecutivi e compositivi.

Non è cosa da poco se si pensa che altri gruppi, stranieri e molto più blasonati dei nostri, limitano le prestazioni live di qualità ad una esigua manciata, alternandovi spesso scivoloni improponibili. In tal senso, non ho problemi ad ammetterlo, troppe volte mi è capitato di dire “non era proprio serata”, dopo aver assistito per la terza o la quarta volta ad un concerto dei beniamini di turno. Mi è capitato, ad esempio, con i Deep Purple e gli Yes (e mi limito soltanto a due nomi, consapevole di scatenare inevitabili polemiche se aumentassi l'elenco). Ritengo pertanto doveroso riconoscere ai Pooh una oggettiva validità intrinseca, sia come compositori, sia come esecutori, pur nella consapevolezza che, come dice Red Canzian, “non fa figo” parlare bene dei Pooh, “non è di spessore farlo” (lo ha detto a noi di A&B qui). Non essendo prezzolato né da label discografiche, né da organizzatori di concerti, non devo rendere conto a nessuno dei giudizi che esprimo nelle vesti di giornalista musicale, neanche ai Pooh stessi, ai quali, peraltro, non ho risparmiato aspre critiche, quando meritate (segnatamente qui e, pur in maniera marginale, qui).

E quindi, ostentando questa autonomia di giudizio, non ho problema alcuno a testimoniare sia che la prestazione alla quale ho assistito il 4 novembre scorso è stata contraddistinta da enormi capacità canore ed esecutive (soltanto sporadicamente minata da una stecca di Dodi Battaglia e qualche incertezza vocale del solo Facchinetti in “Pierre” e “La donna del mio amico”), sia che il repertorio proposto si evidenzia quale summa espressiva della musica italiana, assieme a quello di pochi altri artisti, a prescindere dal genere musicale profuso.

I sempre presenti laser, in una efficace combinazione di figure geometriche

Agli scettici, ricordo che la capacità professionale riscontrata è stata palesata da musicisti e cantanti prossimi ai 70 anni, ininterrottamente in tour da questa estate, con una formazione del tutto inedita che impone, tra le altre cose, a quattro dei cinque di adattarsi ad un organico esteso, al nuovo (ri)giunto di riprendere familiarità con un repertorio di 43 anni fa e, soprattutto, di memorizzare molti brani che non hanno mai fatto parte del proprio background professionale. In tutto questo, vanno aggiunte altre componenti, idonee, da sole, a spezzare la schiena a musicisti ben più giovani dei Nostri. Ne cito soltanto due: l'incisione sia di nuove versioni di brani storici, sia di brani inediti (per un totale di pezzi che andrebbero a comporre un nuovo album); i rapporti con la stampa - e parlo da protagonista essendo riuscito ad intervistare Red Canzian e Stefano D'Orazio (il primo qui, il secondo di prossima imminente pubblicazione) con un preavviso veramente minimo, per non dire nullo, facendo loro letteralmente ritagliare il tempo tra un concerto e l'altro, il che ha dell'incredibile se si considera quanto siano serrate al momento le date dal vivo.

Pierre ha un volto. A sx mentre lavora, a dx in un momento conviviale

Un solo appunto. L'ho detto recensendo “L'ultima notte insieme”, l'ho confermato nell'intervista a Red Canzian e lo ribadirò ancora: non è possibile non lasciare spazio a Riccardo Fogli, non concedendogli l'esecuzione di un pezzo tratto dal suo repertorio solista, segnatamente “Storie di tutti i giorni”. “Questo è il 50ennale dei Pooh”, mi ha detto Red quando gli ho chiesto spiegazioni sullo specifico punto, “e la storia si festeggia con le canzoni che l’hanno fatta”. Dissento garbatamente: quel pezzo, incalzo io, l'ha fatta la storia, anche dei Pooh! Questo almeno mi suggerisce il mio me stesso di 34 anni fa: quando “Storie di tutti i giorni” fu eseguito a Sanremo, io avevo appena 12 anni: conoscevo ovviamente i Pooh ma non sapevo che 10 anni prima Fogli ne era stato il cantante. Quel brano, pertanto, mi permise, per la prima volta, di linkare tra loro le due realtà artistiche. Forse in maniera marginale, il pezzo fa parte eccome della storia dei Pooh perchè ha ricordato a tutti da dove giungeva quel cantante, perché fu prodotto dal medesimo produttore dei Pooh, perchè permette di dire, quando andiamo oggi a vederli dal vivo, che i Pooh sono composti da cinque persone che, pur in tempi diversi, hanno tutte vinto il Festival di Sanremo.

Il suggestivo e ormai familiare logo dei Pooh

Se è vero che il successo del Fogli solista ha sfiorato quello dei Pooh soltanto a cavallo tra i '70 e gli '80 – culminando, come noto, nella vittoria del Festival di Sanremo nel 1982, perdendo poi l'artista popolarità – è anche vero che le cifre record di vendita dei dischi e di presenze ai concerti attuali si registrano anche grazie alla sua presenza, vera novità della compagine Pooh da 43 anni a questa parte. Va aggiunto, peraltro, e sempre a mio modesto avviso, che l'apporto del cantante non è soltanto formale: con approccio molto modesto, largamente apprezzato dai fans, il toscano sale sul palco quasi in punta di piedi profondendosi ogni sera in prestazioni vocali così artisticamente elevate da rendere chiaro in un attimo come mai i Pooh fossero sul punto di sciogliersi quando egli decise di separarsene. Del resto, se “i Pooh non sarebbero qui oggi, senza Valerio Negrini e Mario Goretti, come ha detto Roby Facchinetti in diverse occasioni, dobbiamo chiederci: sarebbero i Pooh qui oggi se Fogli non fosse stato il loro cantante dal 1966 al 1973 e se non avesse abbandonato il gruppo, permettendo a Red di subentrargli?

La storia dei Pooh, quindi, ancorché in piccolissima parte, è anche riposta nella sua carriera solista e in quel brano. Suonatelo dal vivo, please, omaggiando doverosamente il vostro amico.

 


Roby Facchinetti: voce, tastiere, synth
Dodi Battaglia: voce, chitarre
Red Canzian: voce, basso, chitarra, flauto dolce, violoncello, contrabbasso
Stefano D'Orazio: voce, batteria, percussioni, flauto traverso
Riccardo Fogli: voce, chitarra, basso

Data: 04/11/2016
Luogo: Roma - Palalottomatica
Genere: Musica italiana

Setlist:
01. Traguardi (intro)
02. Giorni infiniti
03. Rotolando respirando
04. Dammi solo un minuto
05. Banda nel vento
06. Vieni fuori
07. In silenzio
08. Piccola Katy
09. Nascerò con te
10. Io e te per altri giorni
11. Se c’è un posto nel tuo cuore
12. Amici per sempre
13. L’altra donna
14. Stai con me
15. Se sai se puoi se vuoi
16. La gabbia
17. L’aquila e il falco
18. Il ragazzo del cielo (Lindbergh)
19. Risveglio
20. L’ultima notte di caccia
21. Viva
22. Pierre
23. In diretta nel vento
24. Stare senza di te
25. 50 primavere
26. Alessandra
27. Uomini soli
28. Quando una lei va via
29. Notte a sorpresa
30. Nel buio
31. Domani
32. Parsifal (parte 1 e 2)
33. Per te qualcosa ancora
34. Dove sto domani
35. Cercando di te
36. La ragazza con gli occhi di sole
37. Ci penserò domani
38. Pronto, buongiorno è la sveglia…
39. La donna del mio amico
40. Canterò per te
41. Dimmi di sì
42. Noi due nel mondo e nell’anima
43. Il cielo è blu sopra le nuvole
44. Tanta voglia di lei
45. Io sono vivo
46. Non siamo in pericolo
47. Chi fermerà la musica
48. Pensiero
49. Ancora una canzone
50. Traguardi (outro)

 

 

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