Qualificare questo artista in termini cantautorali – nel senso più classico del termine - sarebbe un grave errore concettuale. Alla sua seconda uscita discografica (il debutto risale al 2010), Calivi propone un album ove i toni crepuscolari e foschi appaiono predominanti, sublimati da arrangiamenti avvincenti e mai prevedibili, felice testimonianza di variegate ascendenze su di lui esercitate. Evidenze riconducibili al David Sylvian più ispirato, tanto negli arrangiamenti quanto nel cantato, sono chiaramente rinvenibili in “Jorge & Sheis”, mentre i CCCP sembrano di casa in “Storia stonata” e i Porcupine Tree più atmosferici e plumbei si affacciano in “Parctum”, brano che peraltro sembra richiamare l'efficacia alienante del Neil Young proteso all'esaltazione del feedback dilatato. “Palpitazione Isterica”, “Tutto bene?” e “Sirene, vetri, urla e paperelle” propongono invece atmosfere dure e granitiche che percorrono efficacemente almeno tre range musicali: grunge, noise-rock e, ancorché in forma più contenuta, stoner (il brano omonimo, peraltro, è uno strumentale che bilancia talmente bene queste tre compagini sonore, da valere da solo l'acquisto dell'intero album). Fin qui tutto bene! Nota dolente, purtroppo, per la voce recitata in termini funerei, una formula che appare pesante e purtroppo, fortemente abusata, ricorrendo in ben quattro brani (“Per le tue mani”, “Berlino”, “Bucolico post-industriale” e, sebbene in misura contenuta, anche “Parctum”). E' un vero peccato giacché il Nostro – che appare credibile in tutte le altre esternazioni vocali, peraltro variegate – rischia di svilire testi decisamente interessanti, caratterizzati, come sono, da plumbea attitudine interiore e profondo substrato emotivo. 70/100 |
Alessio Calivi: voce, chitarre Anno: 2015 |