In seno al Rock Contest di Controradio (Firenze) del 2001, Riccardo Ceres è stato definito un “cantautore pulp” (la paternità dell’etichetta è del presidente della giuria, Ernesto De Pascale), mentre, nell’edizione del 2009, si è classificato al secondo posto.
Il disco James Kunisada Carpante raccoglie 15 brani che, dal punto squisitamente musicale, oscillano dal blues più autentico, a sonorità indirette e versate, con soffuse impastature jazz, contesti acustici di stampo minimale, spesso squisitamente percussivi (laddove la percussione, invece che per finalità ritmiche, è utilizzata per creare contesti ambientali prevalentemente intimistici). Alcuni brani sono recitati, piuttosto che cantati, con un’impostazione vocale che ricorda la maniera contemplativa del Capossela più ascetico, artista cui Ceres si ispira anche per una cerca iconografia (se non trasandata, quantomeno semplice), nonché per alcuni ambiti musicali trattati. In quanto a tematiche, i testi attingono dalla compagine della New Orleans fuorilegge degli anni ’40, tra gangster, alcool e donne, con i cliché tematici tipici, quali il gioco d’azzardo, l’ozio, l’autodistruzione. In un contesto così come appena descritto, il protagonista, Jimmy, imbastisce relazioni burrascose con il prossimo, costruisce un rapporto morboso con l’alcol, intreccia rapide e vacue relazioni con l’altro sesso. Il disco, si evidenzia come prova complessivamente positiva, ricca di creatività, certamente inusuale. Tuttavia, alcuni passaggi risultano particolarmente lenti e talune esposizioni narrative gratuitamente volgari. Infine, una inflazionata presenza degli stereotipi autodistruttivi sopra descritti (whisky, sesso, eccessi vari) può risultare fastidiosa, congestionando l’ascolto. 70/100
|
Riccardo Ceres: Voce e chitarra Anno: 2010 |