Thrashers competenti e creativi, nati in Danimarca nei primi anni '80, gli Artillery possono senza dubbio essere definiti capostitipiti del thrash europeo e, sia permesso l'ardire, internazionale giacchè sono contemporanei (e non meno validi) sia del famoso trittico tedesco, sia degli inarrivabili Big Four americani.
La band propone la formula Slayer spogliandola di grezza istintività e condendola con una elevatissima dose di tecnica sopraffina (da cui la definizione techno-thrash), sublimandola ulteriormente con una voce che si ispira al miglior Joe Belladonna di sempre. Per non farsi mancare nulla, in un brano il gruppo riesce a fondere con rinnovata credibilità la potenza del metallo veloce con estratti tipici della tradizione celtica nord europea (in realtà, è un trucchetto che viene ripetuto ad ogni album, ma sempre con azzeccata e apprezzata competenza) Questo settimo album - che, parlando di thrash d'oltre oceano, tu guarda il caso, esce per la storica Metal Blade (dopo che il gruppo aveva pubblicato per anni per la pur valida Metal Mind) - rappresenta l'ennesima, immancabile conferma (noi di A&B parlavamo di certezze già nel 2009, recensendo ottimamente la loro quinta fatica discografica) il quintetto continua a vivere momenti creativi di elevatissimo livello che, pur con sguardo rivolto al passato, non stancano mai di emozionare. Tracklist: 01. Chill My Bones (Burn My Flesh) 02. God Feather 03. Legions 04. Wardrum Heartbeat 05. Global Flatline 6. Dies Irae 07. Anno Requiem 08. Enslaved to the Nether 09. Doctor Evil 10. Ethos of Wrath Formazione: Michael Bastholm Dahl: voce Michael Stützer: chitarra Morten Stützer: chitarra, basso Peter Thorslund: basso Josua Madsen: batteria
|