Berlino, 22 Novembre 2012 - Huxley's Neue Welt
Photo Courtesy: Michael Nürnberg
Seconda data tedesca per il tour promozionale europeo di The Story Of Light che, partito da Tampere, ed avendo già fatto visita al Belpaese proprio in questo mese di novembre, toccherà tra gli altri Spagna e Portogallo, Il concerto si tiene all'Huxley's Neue Welt, locale come al solito facilmente raggiungibile in metro, e con una capacità di circa 1500 persone. L'atmosfera, al mio ingresso, è rilassata, con il locale riempito per poco più della metà, pavimento a parquet e luci blu intervellate da qualche neon rosso e giallo. Sul palco campeggia la copertina dell'ultimo album The Story of Light, nonchè la minacciosa batteria di Jeremy Colson. Nell'attesa, non posso che notare come nessuno dei presenti in sala stia fumando: strano, perchè di solito in Italia il cartello "Vietato fumare" equivale ad un "Se nessuno vi controlla, fumate pure"! Il mio animo si riempie quindi di ammirazione, seguita poi da uno spirito di emulazione che mi porta a comprare il tipico pane tedesco, il cosidetto "Brezel", e ovviamente una pinta di bionda. Non mi sono mai sentito più tedesco di così.
Nel frattempo, il locale si riempie quasi per intero, e si abbassano le luci. Entrano in scena i cinque protagonisti della serata: Dave Weitner alla chitarra, Philip Bynoe al basso, il già citato Jeremy Colson alla batteria, Deborah Henson Conant alle tastiere e all'arpa, e ovviamente il nostro eroe, Steve Vai. Se mai avessi avuto qualche dubbio sul significato della parola "americanata", beh, dopo stasera, rimarrà ben impresso nella mia mente. Ma andiamo per ordine. All'ingresso sul palco, l'abbigliamento di Steve è: cappello da cowboy con pietrine luccicanti, occhiali da sole, vestito nero lungo, con una cerniera aperta nella parte bassa a mostrare un paio di pantaloni di una strana fantasia. Gli altri membri del gruppo si presentano invece con la canottiera d'ordinanza. I primi due pezzi sono estratti dal nuovo album, da notare "Velorum" con i suoi bei cambi di ritmo in bilico tra hard rock, metal e ovviamente con la magnifica chitarra di Steve a mugolare. Ogni suo assolo viene condito da smorfie, ammiccamenti verso il pubblico, e movimenti che neanche il molleggiato dei tempi migliori si sarebbe arrischiato a fare. Steve ce la mette proprio tutta, e non si risparmia affatto. Prima di "Building The Church" è già tempo di presentazioni, con Steve che esordisce con un "Guten tag" per ricevere gli applausi del pubblico. Ma il meglio deve ancora venire. Da segnalare i continui cambi di chitarra, e per fortuna, di vestiti.
Uno dei momenti più belli arriva con il classico "Tender Surrender", primo lento della serata, seguito da "Gravity Storm" e dal primo assolo acustico del secondo chitarrista, che dimostra come non sia lì per caso. Ma è sempre Steve il re della serata, dimostrando la sua vena comica, invitando il pubblico ad andare a comprare i cd della band non appena inizierà l'assolo di batteria: immancabile il "fuck off" del batterista che minaccia Steve brandendo una bacchetta. Degna di nota è la successiva "The Animal", questa volta connubio tra hard rock e funky, ma sempre con la chitarra di Steve protagonista. Il breve set acustico fa da preludio all'ingresso nella seconda parte dello show, la tanto famosa "americanata"; eh si, perchè il ritmo del concerto viene continuamente spezzato da trovate pacchiane, ma di sicuro effetto. La prima? Philip Bynoe, l'arcigno bassista di colore, che intona il main theme de Lo Squalo col contrabbasso, l'ingresso di Jeremy Colson con una batteria portatile (questo episodio mi ha ricordato il Lino Banfi suonatore ambulante di Grandi Magazzini) piena di luci colorate come neanche un albero di natale e con un teschio parlante, con il quale ha potuto mostrare al pubblico le sue doti da ventriloquo (ovviamente insultandosi con Steve).
Dopo un temporaneo ritorno alla normalità, riecco Steve Vai che ritorna in scena per suonare "The Ultra Zone" con un completo simile a "Luke Skywalker" illuminato di tutto punto e con dei laser rossi sulle mani a tracciare delle traiettorie sopra il pubblico. C'è tempo per un'ultima trovata: improvvisare una nuova canzone basata sui ritmi impartiti da due ragazzi scelti a caso tra il pubblico, che a dire il vero se la cavano abbastanza bene, non soffrendo affatto la presenza della leggenda Steve Vai. Dopo quasi tre ore di concerto e un bis, i cinque si accomiatano, ricevendo gli applausi del pubblico.
Bilancio della serata? Positivo, anche se le americanate non mi sono mai piaciute troppo. In particolare, la seconda parte dello show è risultata un pò troppo frammentata e condita da siparietti a tratti semplicemente di cattivo gusto. Detto ciò, le qualità e la forma di Steve Vai restano intatte, quindi l'impressione di aver assistito ad un ottimo spettacolo resta predominante. Ultima nota favorevole verso l'acustica del locale, davvero soddisfacente.
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Steve Vai: Chitarra Dave Wiener: Chitarra Deborah Henson Conant: Arpa, tastiere, voce Jeremy Colson: Batteria Philip Bynoe: Basso
Data: 22/11/2012 Luogo: Berlino - Huxley's Neue Welt Genere: Hard Rock/Heavy Metal/Instrumental
Setlist: 01. Racing the World 02. Velorum 03. Building the Church 04. Tender Surrender 05. Gravity Storm / Dave’s Solo 06. Weeping China Doll 07. Answers 08. The Moon and I 09. The Animal 10. Whispering a Prayer 11. Lever Notes 12. The Audience Is Listening / Deborah Solo 13. Rescue Me or Bury Me (acoustic) 14. Sisters (acoustic) 15. Treasure Island (with The Beast) 16. Salamanders in the Sun (acoustic) 17. Pusa Road (acoustic) / Drum Solo 18. The Ultra Zone 19. Frank 20. Build Me a Song 21. For the Love of God Encore: 22. Taurus Bulba
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