Dopo aver subito un pesante restyling sonoro con l’ultimo (ed a parere di chi scrive ottimo) album in studio The Path of Totality, i Korn sono tornati in Italia per una “toccata e fuga” del nuovo tour mondiale ad un anno e mezzo di distanza dall’ultima volta: la città è sempre Milano, ma questa volta cambia la location: dal PalaSharp si passa al più piccolo e intimo Alcatraz. Questo “ridimensionamento” per certi versi va accreditato al poco interesse che la band ha suscitato a livello commerciale nel nostro paese con le ultime release, ma il chitarrista Munky, a poche ore di distanza dal concerto avrebbe rivelato – per stroncare sul nascere altre malelingue – che “l’Alcatraz mi sembra bello grande, è a metà strada con un palazzetto dello sport. Quindi a me va benissimo!”. Ma nonostante questo possa apparire un passo indietro per il proseguo della loro carriera (che ha toccato i suoi picchi sul finire degli anni ’90), da controaltare va detto che la data lombarda è andata esaurita poche settimane dopo l’emissione ufficiale dei biglietti, cosa che ha fatto la felicità di molti bagarini - sin dal primo pomeriggio accampati sul marciapiede che affaccia sull’Alcatraz - intenti a vendere ai più distratti dei ticket anche a 100 euro!
Fatta questa premessa, si può cominciare con la cronaca effettiva della giornata: già alle 19:00 tutti i fan presenti hanno avuto l’occasione di poter entrare nel locale per potersi scegliere il posto migliore, e nemmeno mezz’ora dopo, sotto lo stupore di molti, Jonathan Davis – lenti a contatto nere e completo rigorosamente dello stesso colore - è salito sul palco per un breve ed intenso DJ set (in queste occasioni utilizza lo pseudonimo di J-Devil) dove ha scaldato i già numerosi presenti con un mix di techno e drum’n’bass, seguito a ruota da un altro DJ: Downlink, che non ha fatto altro che risultare un’estensione (tra l’altro nemmeno molto apprezzata) di chi l’ha preceduto. Terminata la doppia performance più da rave party che da concerto metal (ops, Nu), i tecnici dell’Alcatraz si precipitano sul palco per preparare la strumentazione e la scenografia per i Korn, e dopo nemmeno trenta minuti di lavoro (siamo intorno alle 21:10) le luci calano di nuovo: prima Munky sulla destra, poi Fieldy (che si presenta con un tamarrissimo basso con le corde verdi fluorescenti) sulla sinistra, poi Luzier si posiziona sulla batteria e subito dopo Davis (seguiti da un chitarrista ritmico e da un tastierista della quale mi scuserete, ma non conosco il nome – che si posizionano poco dietro gli altri) attaccano immediatamente con la “rara” “Predictable”, estratta dal primo e sempre verde album omonimo (anno domini 1994). La setlist, cosi come per le date precedenti a quelle milanese, è suddivisa in tre parti ben distinte: la prima con una serie di pezzi storicamente poco performati e pescati dal passato più remoto del quartetto californiano (in questo caso 4), la seconda dedicata completamente al nuovo album (in questo caso sono ben 6 i brani eseguiti) e la terza invece spesa per i brani più famosi e apprezzati dai fan, risultando a conti fatti una sorta di greatest hits live. Soffermandoci un attimo sulla fase del concerto dedicata ai brani di The Path of Totality c’è da affermare che al contrario delle controparti in studio, le canzoni pubblicate lo scorso anno risultano meno “elettroniche” e più coinvolgenti ed in linea con la musicalità corrosiva e cruda dei Korn, anche se gli arrangiamenti scelti per queste riproposizioni non sono sempre risultati avvincenti (come “Kill Mercy” per esempio, quasi irriconoscibile e più scialba – ma va molto meglio per esempio con “Way Too Far”).
Ma l’apice arriva, guarda caso, quando viene attaccato il roboante intro di “Here to Stay” seguita a ruota dall’anthem “Freak on a Leash”, anch’essa trattata con un arrangiamento sensibilmente differente dall’originale in studio del 1998. Il pubblico adesso è pienamente coinvolto, ed il sudore tra i presenti comincia a colare dalla fronte come una doccia appena aperta: “Falling Away From Me” ci ricorda perché i Korn sono tra i padri fondatori della nuova ondata metal, col suo aggressivo ritornello cantato a squarciagola da tutti i presenti, leggermente meno presi invece da “Olidale”, unico estratto dal controverso Remember Who You Are del 2010. Dopo l’esagerata (in tutti i sensi) ma gradevole cover dei Pink Floyd “Another Brick in The Wall” (ma sempre meglio che sorbirsi l’ancora più inutile rivisitazione di “Word Up!”, no?) la band si ritira nel backstage per qualche minuto, e il primo l’encore è affidato, e lo capiamo dalla presenza della cornamusa sulla spalla di Davis da una stratosferica versione di “Shoots and Ladders” (che sul finale omaggia “One” dei Metallica), che anticipa la potente “Got the Life” (e qui il 41enne singer della band sembra per la prima volta essere in leggero debito di fiato), altra smash hits del gruppo che poi conclude lo show con l’acclamatissima “Blind”, anch’essa un vero inno nu-metal che non dimostra nemmeno uno dei suoi quasi venti anni di vita.
Quasi 100 minuti di concerto (tra l’altro con pochissime pause, 18 brani eseguiti e una band in ottima forma sono i dati sensibili del ritorno dei Korn in Italia (criticabili solo per la totale assenza di interattività col pubblico), sempre molto coinvolgenti e compatti grazie a dei meccanismi ormai oliatissimi, sapienti nel mixare bene il loro repertorio (senza mai dare la sensazione di voler creare operazioni nostalgiche) e ancora quadrati e spigolosi nel proporre la propria musica. Ci sarà anche stato un certo ridimensionamento discografico, ma di certo loro, di ridimensionare il loro impegno dal vivo non ci pensano proprio.
Opening Act:
J-Devil
Downlink
Jonathan Davis: Voce e cornamusa
James "Munky" Shaffer: Chitarre
Reginald "Fieldy" Arvizu: Basso
Ray Luzier: Batteria e percussioni
Data: 18/03/2012
Luogo: Milano - Alcatraz
Genere: Nu Metal
Setlist:
01. Predictable
02. Lies
03. No Place to Hide
04. Good God
05. Narcissistic Cannibal
06. Kill Mercy
07. Chaos Lives in Everything
08. My Wall
09. Get Up!
10. Way Too Far
11. Here to Stay
12. Freak on a Leash
13. Falling Away From Me
14. Oildale
15. Another Brick in the Wall
-encore-
16. Shoots and Ladders / One
17. Got the Life
18. Blind