Finalmente, posso oggi parlare bene, anzi benissimo, di Yngwie J. Malmsteen. Dopo la pessima performance che ha tipizzato la scorsa data romana (quel concerto all'Orion del 9 novembre 2023 da me pesantemente stigmatizzato), il dio norreno della sei corde convince su tutta la linea grazie ad uno show a dir poco straordinario.
Questo concerto dello scandinavo - il secondo della nuova stagione del Villa Ada Festival, peraltro organizzato tre giorni prima dei suoi 61 anni - è l'antitesi di quello precedente: l'inizio è il medesimo - affidato all'incendiario trittico di "Rising Force", "No Rest for the Wicked" e "Soldier" - ma una qualità sonora connotata da una straordinaria nitidezza e un comportamento del chitarrista del tutto scevro da qualsiasi isterismo di stampo uterino (nessun atteggiamento draconiano nei confronti del bassista Emilio Martinez e neanche le gratuite doglianze afferenti a microfoni asseritamente mal posizionati indirizzate al roadie, più utilmente utilizzato quale abile ricettore di chitarre copiosamente lanciate in aria), mettono fin da subito le cose in chiaro su cosa rappresenti oggi Yngwie J. Malmsteen a distanza di 40 anni esatti da "Rising Force", incredibile debutto che stupì il mondo della chitarra heavy metal per la grande perizia tecnica ivi palesata. In sintesi, lo svedese è piaciuto, assai, invero, grazie ad una tracklist intelligente, stavolta saggiamente castrata di cover grottesche (si allude a "Red House" di Jimi Hendrix, "Bohemian Rhapsody" dei Queen e "Smoke on the Water" dei Deep Purple, performate, invece, nel corso del già richiamato precedente concerto), ma anche impreziosita dall'inserimento di due inaspettati momenti di soffusa introspezione (in grado di omaggiare il delay così come tecnicamente concepito ed eseguito da Brian May). Il chitarrista ha anche convinto come cantante, pur limitatamente ad una manciata di brani (vocalmente, l'ugola di Nick Marino è stata la vera protagonista) ed è risultato inaspettatamente simpatico nel gestire il feedback rumorosamente generato dal muro delle testate Marshall, indicato con malcelato orgoglio e un sorriso a 32 denti che ha strappato consensi empatici (del resto, si sa, quello dei suoi amplificatori «è l'unico muro, assieme alla muraglia cinese», ha dichiarato alla stampa con la solita spocchia, «che si vede quando sei in orbita intorno al pianeta»). E' la terza volta che vedo Malmsteen dal vivo: la prima mi aveva convinto, la seconda mi aveva deluso, questa mi ha esaltato. |
Yngwie Malmsteen – chitarra e voce
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