La distanza ravvicinata che separa questa esibizione di Angelo Branduardi dalla sua ultima tenuta nella compagine romana, pur di provincia (si allude, chiaramente, al concerto tenuto il 16 agosto scorso a Santa Marinella, presso il Castello di Santa Severa), ci impone una recensione di stampo squisitamente comparativo. L'approccio esecutivo è il medesimo della pregressa data, come di quelle più recenti, tutte incentrate su un set di 20 brani, proposti in duo ed in chiave meravigliosamente acustica. La tracklist è simile ma non identica: anche in questo caso, l'apertura del set list è affidata alla recitazione della poesia "Il violinista di Dooney", dell'irlandese William Butler Yeats, e alla proposta di una manciata di brani tratti dai dischi di musica antica denominati "Futuro Antico", tutti già elencati e minuziosamente analizzati nella recensione sopra linkata, i cui contenuti sono da intendersi qui integralmente ripresi. Dopo l'iniziale e ormai consueto tuffo nel passato antico, quando non antichissimo, hanno quindi trovato posto i pezzi a firma del cantautore, pur con l'eccezione di "Lord Franklin", ballata inglese del periodo elisabettiano, e "Geordie", un tradizional sempre di matrice anglosassone già portato al successo da Fabrizio de André e Joan Baez. Proprio a questo punto, si sono registrate alcune differenze stilistiche degne di nota: con la chiara intenzione di non voler reiterare pedissequamente la tracklist del precedente concerto romano, il cantore lombardo ha eseguito tre brani attinti dal suo repertorio meno conosciuto, pur altrettanto affascinante: "La giostra", dall'apprezzato album "Cercando l'oro" del 1983; "Il disgelo", estratto dal secondo titolo omonimo, risalente a due anni prima; "La tempesta", qui riproposta nella sua versione inedita inclusa in "Senza Spina", fatica discografica prevalentemente dal vivo registrata nel dicembre 1986 all'Olympia di Parigi, pubblicata però nel 2009 con l'aggiunta di tre inediti (tra i quali, per l'appunto, quello qui chiamato in causa. Si noti che un brano strumentale avente lo stesso titolo è stato incluso nell'album "Momo", colonna sonora dell'omonimo film). All'apprezzamento manifestato dal pubblico per l'inclusione delle citate inusuali testimonianze artistiche, ha fatto seguito una contrita delusione dovuta all'esclusione di "Confessioni di un malandrino" e "State buoni se potete", verosimilmente omesse per contenere a 20 il numero di brani proposti. Al riguardo, si osserva che il caldo umido che aveva caratterizzato la citata esibizione di Santa Marinella, poteva in qualche modo giustificare un set list limitato, ma il clima mite che ha fatto da contorno al concerto qui recensito, doveva necessariamente invogliare l'artista ad assumere un approccio più clemente nei confronti di quei suoi intramontabili cavalli di battaglia. Si aggiunga l'imperdonabile aggravante rappresentata dall'esclusione di "Cogli la prima mela", stavolta comune ad entrambe le esibizioni. Inoltre, e duole rappresentarlo, due brani hanno determinato qualche perplessità: l'esecuzione vocale di "Rosa di Galilea", infatti, non sembrava perfettamente a tono, mentre alcune pause, pur limitatamente alla sola prestazione al violino, hanno penalizzato il masterpiece "La pulce d'acqua". Infine, e stavolta il biasimo è diretto agli organizzatori, sfugge il senso dell'espressione "unica data italiana", spalmata a grandi lettere sulla locandina dell'evento: un fatto del tutto inspiegabile, se si considera che il cantautore sta girando ininterottamente l'intera penisola, sempre affiancato dal fedele (e bravissimo) Fabio Valdemarin, fin dall'inizio della stagione estiva. |
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