Carmine Faraco è certamente noto quale elemento di punta della trasmissione Colorado, grazie al personaggio/tormentone "L'uomo dei pecché", sebbene sia impossibile parlare di lui tacendo i suoi trascorsi artistici nel mondo della celluloide, con partecipazioni a film, tra gli altri, di Massimo Troisi, Alberto Sordi, Nanni Loy, Mario Monicelli. Sarebbe riduttivo sintetizzare il nuovo spettacolo dell'attore napoletano richiamando soltanto la sua collaudata formula dissacratoria dei testi più rappresentativi della musica italiana, unita alle improbabili e surreali citazioni di band leggendarie di matrice straniera. Egli, infatti, richiama i contenuti di "Figlio di un Rock", il suo ultimo libro edito da Ivvi (che, assieme a Burno e NPE, fa capo al prolifico Nicola Pesce), proponendo non soltanto la sua tipica comicità dirompente di stampo partenopeo, ma offrendo anche momenti suggestivi, incredibilmente acquarellati di delicata poesia. In maniera del tutto inaspettata, quindi, il comico riesce anche a commuovere, ad esempio rievocando i momenti salienti di un lungo viaggio per la Penisola effettuato nel 2009 assieme al figlio Valerio, o proponendo il suo personale ricordo di Massimo Troisi, al cui film "Ricomincio da tre" egli prese parte da giovanissimo, o ancora raccontando la semplicità di un viaggio di nozze di altri tempi effettuato dai genitori a Venezia. Il risultato si traduce in un'ora e 40 minuti di spettacolo piuttosto eterogeneo nel corso del quale la risata da osteria rappresenta soltanto una delle tante componenti: alla sua innata capacità di profanare i caposaldi della canzone italiana (fra gli altri, "Uomini soli" dei Pooh, "Alice non lo sa" di De Gregori", "Gloria" di Tozzi), si aggiungono quindi le citate suggestioni di stampo riflessivo; le sue innegabili doti canore e pianistiche (sul palco con lui, una fedele tastiera, peraltro egregiamente suonata, retaggio dei suoi trascorsi come artista da piano-bar); svariati commenti sulle sue passate esperienze da comico, in televisione come nelle innumerevoli piazze italiane; qualche imitazione ben assestata (quelle di Roby Facchinetti, Ligabue e Maurizio Costanzo le più riuscite); opinioni altrettanto irriverenti su romanzi e film a vocazione adolescenziale come "Tre metri sopra il cielo", "Scusa ma ti chiamo amore", "Scusa ma ti voglio sposare". Una nuova direzione, questa di Carmine Faraco, che risulta perfetta per il piccolo ma collaudato Teatro Leontini, ancora una volta capace di coinvolgere nel proprio palinsesto un personaggio assai blasonato, immergendolo con sottile garbo strategico nell'accattivante dimensione che vede artista e pubblico a strettissimo contatto. A fine spettacolo, come sempre inclusa nel prezzo del biglietto, l'ottima cena offerta dalla direzione, sempre incentrata su piatti di stampo squisitamente casereccio. |
CARMINE FARACO
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