Home Recensioni Live Angelo Branduardi - Santa Marinella, Castello di Santa Severa, 16 ago 2022

Angelo Branduardi
Santa Marinella, Castello di Santa Severa, 16 ago 2022

E' capitato diverse volte, a chi scrive, di assistere a concerti del Branduardi acustico e, in ognuna di queste occasioni, il taglio voluto dall'artista era improntato al minimalismo assoluto o, per usare le sue stesse parole, all'insegna del "meno c'è, più c'è... pieno di silenzi..." dando vita ad un evento "che vuole trasportare tutti da un'altra parte, in un altro mondo, come se palco e platea si alzassero di tre metri....".. Invero, parlando della data del 16 agosto al Castello di Santa Severa, questo approccio è stato riservato alla manciata di brani tratti dai ben otto dischi di musica antica denominati "Futuro Antico": da "Stella matutina", dell'anno 1000, a "Si dolce il tormento", scritta da Claudio Monteverdi nel XVI Secolo, passando per "Cara Nina", canzone popolare veneziana del 1500, "Now, o now I need must part (1597)" in inglese antico, "Damigella tutta bella" a firma di Gabriello Chiabrera da Savona. Ha peraltro trovato posto, in questo scorcio volto al passato europeo, anche "Il violinista di Dooney", bellissima poesia dell'irlandese William Butler Yeats, artista molto amato dal cantore lombardo, che gli ha tributato un intero album nel 1986 ("Branduardi canta Yeats", un "clamoroso fiasco", ha precisato egli stesso, "Yeats non lo conosceva nessuno, però, nell'arco di qualche decennio, è diventato un disco di culto, per cui sono semplicemente arrivato troppo presto").
Doverosamente officiato il lascito musicale di lontana e contemplativa ascendenza, il modus operandi palesato dal cantante ha abbandonato il minimalismo, pur permanendo nell'intimismo più soave, arricchendosi di impressioni musicali variegate e stratificate: ciò è stato possibile grazie all'esteso ventaglio di strumenti impiegato da Fabio Valdemarin (tre tipi di chitarra - acustica, classica e 12 corde - ai quali si sono aggiunte fisarmonica e tastiere). Costui si è palesato in termini più sostanziosi di un semplice gregario, quasi fosse una vera e propria backing band del lider maximo che, di suo, ha offerto il valore aggiunto della inconfondibile voce, un'altra chitarra e l'immancabile e amatissimo violino.
Soprattutto le tastiere, tra tutti gli strumenti suonati, hanno offerto un ventaglio sonoro di stampo avvolgente che, abbandonata, come detto, la semplicità sonora tipica dell'approccio minimalista, ha permesso di offrire arrangiamenti suggestivi, penetranti, talvolta addirittura ramificati. Ne hanno chiaramente beneficiato brani come "La canzone di Aengus, il vagabondo", "La favola degli aironi" e "La Luna", per non parlare de "Il Dono del Cervo", sottoposto allo stesso approccio filtrante, stavolta grazie ai contributi vocali del citato polistrumentista.
Tra i momenti non meno esemplari, inoltre, preme citare il trittico in bilico tra celtica attitudine e ballata medievale, comprendente "Geordie" (adattamento di Fabrizio de André all'omonima canzone di Joan Baez del 1962, che, a sua volta, presentava tracce di una ballata britannica del XVI Secolo), "Confessioni di un malandrino" (musiche dello stesso Branduardi e testo ad opera del poeta russo Sergej Esenin, tradotto da Renato Poggioli), "Alla Fiera dell'Est" (impreziosita da strofe iniziali e finali cantante in lingua ucraina, "come piccolo segno", ha precisato l'artista, "senza alcuna pretesa").
Il bis, lasciato a "La pulce d'acqua" e "State buoni se potete", purtroppo privo del masterpiece "Cogli la prima mela", ha consegnato una esibizione di raro ed esemplare magnetismo ad un pubblico rispettoso, attento e, soprattutto, fedelissimo, come ha dimostrato, tra le altre cose, la citazione a cappella de "Il Signore di Baux", eseguita in coro nel momento in cui il Trovatore si apprestava a lasciare il palco (i cantori improvvisati, ma non impreparati, erano quelli attentissimi della Locanda del Malandrino, gruppo molto attivo su Facebook).
L'evento qui recensito si inserisce nella interessante compagine denominata "Sotto il Cielo del Castello di Santa Severa", a sua volta rientrante in una ancor più estesa rassegna estiva promossa dal Comune di Santa Marinella nella prestigiosa sede del Castello di Santa Severa, che coinvolge cultura, musica, sport e cabaret fino a settembre inoltrato (QUI il link)

Riguardo all'organizzazione, esprimiamo un plauso e una nota di biasimo: il primo va doverosamente rivolto all'unica donna del servizio d'ordine collocata in platea, di cui non abbiamo purtroppo colto il nome, tanto disponibile quanto efficiente, letteralmente presa d'assalto dai presenti con richieste di aiuto variegate, dalla numerazione dei posti a sedere, alla materiale collocazione dei disabili nei pressi della zona palco; il cazziatone lo indirizziamo ai due uomini della security collocati sulla sinistra, guardando il palco, proprio davanti ai camerini degli artisti: lontanissimi dal rispettare il silenzio nel corso dell'intera esibizione, rumorosamente parlottando tra loro senza soluzione di continuità, hanno invece manifestato rigore di stampo draconiano vietando ad una manciata di rispettosissime persone di sostare in piedi, sulla fascia laterale della platea (così facendo, hanno di fatto precluso ad alcuni di assumere un atteggiamento comunque rispettoso, permettendo a loro stessi di disturbare il pubblico, se non l'artista medesimo, con irriverente e reiterata mancanza di ritegno).








Angelo Branduardi: voce, violino, chitarra
Fabio Valdemarin: chitarra acustica e classica, chitarra 12 corde, fisarmonia, tastiere, voce




tracklist
01. Stella matutina
02. Il violinista di Dooney (poesia)
03. Cara Nina
04. Now, o now I need must part (1597)
05. Damigella tutta bella
06. Sì dolce è il tormento 
07. La Luna
08. La canzone di Aengus, il vagabondo
09. Il dono del cervo
10. Primo d’aprile 1965
11. La favola degli aironi 
12. Barbrie Allen
13. Rosa di Galilea
14. Lord  Franklin
15. Geordie
16. Confessioni di un malandrino
17. Alla fiera dell'est
18. La pulce d'acqua
19. State buoni se potete



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