E' uno spettacolo faticoso, il Marchese del Grillo, perché "costruito su misura per Alberto Sordi e, quarantuno anni dopo il film, ancora le persone sanno a memoria le battute. Difficile, perché dovevo far vivere i suoni e i sapori di Alberto Sordi senza imitarlo" (*). E' Max Giusti che parla, in evidente stato di rispettosa soggezione nei confronti del gigante appena citato, da lui omaggiato, piuttosto che emulato, con questa bella rivistazione di uno dei suoi personaggi più amati. Togliamo subito qualche legittimo dubbio al lettore: a) non fare paragoni, assistendo all'opera, è oltremodo impossibile; b) l'interpretazione originaria, quella del film, è inarrivabile per chiunque. La blasonata e spocchiosa prosopopea con cui il noto personaggio si relazionava ai colleghi nobili, la sua incredibile capacità di inserirsi con apparente disinvoltura nei bassifondi popolari, unita alla sua goliardia sferzante e al suo becero opportunismo di cinico calcolatore, furono rappresentati con incredibile veridicità espressiva, irraggiungibile finanche per il Sordi di qualche anno prima. Nel personaggio di Gasparino il carbonaro, invece, egli fece il dovuto: l'attore era perfetto per interpretare il nobile degenerato che insidia la bella e giovane plebea oppure che si gode la compagnia del più degradato strato sociale della Roma più miserevole, dimostrando di trovarsi perfettamente a suo agio tanto in sontuosi palazzi adornati di eleganti arazzi, quanto in puzzose osterie, bische clandestine, pericolosi vicoli di quartiere, ma non fu poi così esemplare nella interpretazione di un soggetto cafone, talvolta triviale, che era tale per nascita, come Gasparino, non per scelta, come invece il Marchese. Ed è qui che soccorre Max Giusti: costui è apparso dignitoso e convincente nella parte del nobile, mentre ha giganteggiato in quella dell'ubriacone. Ci sono diversi attori grazie ai quali vale la pena andare a vedere questa rivisitazione dell'opera monicelliana - e poco sotto si vedrà più dettagliatamente a chi si allude - ed uno di questi è certamente il primo attore nella parte del Carbonaro: se Giusti resta a distanza dal Sordi nobiliuomo, lo supera abbondantemente in quello del popolano. Grazie ad una formula segreta - che, tra i suoi molteplici ingredienti, certamente annovera in egual misura abilità attoriali e origini capitoline - costui ha sublimato questo personaggio tutto sommato minore della nota commedia, elevandolo a co-protagonista: basti dire che la sguaiata dialettica di quest'ultimo, molto più votata alla scurrilità dell'originale, non pesa assolutamente all'ascolto, perchè l'attore è capace di contestualizzarla con posture, accenti e mimiche facciali che hanno la capacità di stupire e catturare. Quanto agli altri talenti sopra accennati, Giulio Farnese nella parte dello Zio Prete e Tonino Tosto in quella di Papa Pio VII palesano eguale valore artistico: il primo enfatizza così bene vizi e debolezze del prelato, da far apparire il suo personaggio quasi un emulo di Don Abbondio, capace di calpestare, per mero tornaconto personale, il segreto professionale che sarebbe invece tenuto a rispettare con doverosa sacralità; il secondo è così fedele all'antica intepretazione di Paolo Stoppa, da farlo letteralmente rivivere sul palco: non una mera scimmiottatura, ma un vero e proprio omaggio sentito. Ci sono poi alcuni elementi che, pur minori, sono così fortemente e meravigliosamente caricaturali da diventare essi stessi pedine fondamentali: al riguardo, preme citare Sebastiano Lo Casto nella parte della strega e Denis Scoppetta in quella sia del castrato, sia dell'assistente del Papa. Ultima ma non ultima, Carlotta Tommasi che recita con una tale efficacia da riuscire a nascondere alla platea la sua duplice presenza sul palco (sia madre di Faustina, sia moglie di Gasperino), svelata soltanto a fine rappresentazione, leggendo i crediti presenti nel cartellone. In conclusione, questo Marchese del Grillo non rappresenta soltanto l'opportunità di visionare una riuscita riedizione teatrale - peraltro sublimata da canti, musiche e danze misuratamente presenti - ma anche di apprezzare talenti recitativi piuttosto elevati, in grado di offrire sfumature interpretative inaspettate e rinnovate, quando non del tutto inedite. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione dell'12 ottobre 2022. (*) dichiarazioni estratte dall'intervista rilasciata a Repubblica in data 7 ottobre 2022 (video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/max-giusti-marchese-del-grillo-teatro-sistina/428567/429521) |
Max Giusti in cast: Ensemble:
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