Malkovic” non è la sveglia che suona al mattino, “Malkovic” non è una coda in tangenziale, “Malkovic” non è una giornata di pioggia. “Malkovic” è l’intimità contenuta nel cassetto di un comodino dove sono custodite quattro biglie: “Carlo”, “Ufo”, “Tre” e “Nucleare”. Quattro sfere di vetro che riportano a galla i sorrisi e la beatitudine dell’infanzia quando si rincorrevano tra loro sulle spiagge affollate. Una gara fra ipotetici percorsi di sabbia, mutati nel tempo in ardue strade asfaltate. Il primo omonimo EP dei milanesi “Malkovic” possiede le sonorità sognanti di un indie moderno morso da un rock elettrizzante. Al suo interno, fra colori e sperimentazioni, galleggiano brandelli di pagine strappate da chissà quale libro di poesie. Il suono della chitarra, supportato da una buona ritmica di basso e batteria, resta sempre in primo piano rinnovandosi di sfumature. Nel piacevole ascolto affiorano alla mente sonorità dai volti vagamente conosciuti, come quelli degli “Slint”, dei “Placebo” e dei “Radiohead”, che restano sospesi nel vuoto. Il trio costruisce quattro brani, interamente cantati in italiano, a cui bastano pochi colpi per arrivare facilmente al traguardo di quella fantomatica pista senza imbattersi in imprevisti. Canzoni che lasciano alle spalle una giornata sbagliata facendo spazio a quella cosa che i “Malkovic” cercano assiduamente in “Carlo”, quella cosa che non muore, che nemmeno le bombe possono scindere, quella cosa che è la musica. Ciò per cui valga davvero la pena aprire ogni giorno il cassetto immaginario. |
Elia Pastori: batteria Anno: 2016 |