Il demo “Marching On” che ci apprestiamo a recensire è il secondo lavoro degli Highwind da Civitavecchia: sono presenti quattro pezzi di media durata, per un totale di una ventina di minuti.
La copertina ricorda molto quelle che andavano in voga verso la fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80: la scelta è senz’altro appropriata, visto che il suono è molto legato a quel periodo storico, piuttosto importante per l’hard rock. La figura, abbastanza curata, sia come grafica che come colori, rappresenta un essere diabolico (una via di mezzo tra due mostri, cioè Eddie degli Iron Maiden e Freddy Krueger del film “Nightmare”) circondato da tante braccia che sembrerebbero volerlo fermare, chi tagliandogli i lunghi capelli, chi strappandogli il ciondolo con la stella a cinque punte; lui, però, con un ghigno malefico stampato sulla faccia piena di rughe, incurante di tutto ciò, protetto da un inequivocabile giubbotto di pelle, avanza verso la sua chitarra, che gli viene offerta, presumibilmente, da un tecnico di palco: una copertina, quindi, dal significato altamente simbolico, all’insegna di un coerente cammino sulla strada del rock. All’interno del libretto spiccano un disegno che raffigura i cinque musicisti e soprattutto i testi, molto interessanti, “ribelli e selvaggi”, stampati con una grafica chiara e comprensibile. Il CD si apre con “Spirits of the Earth”: parte prima la tastiera, quindi gli altri strumenti, all’insegna di un hard rock non tanto aggressivo, a dir la verità, anzi un po’ fiacco; un lieve miglioramento si ha, dopo un pregevole assolo di chitarra, nel dolce finale. Segue “Marching on”, hard rock di stampo epic, con un caratteristico pianoforte in sottofondo ed un ritornello coinvolgente; dopo un assolo di tastiera ed uno di chitarra, il brano si chiude, molto migliore del precedente. Si continua con una canzone d’amore, “Fairytales”: tipica lenta in stile metà anni ’70, dal testo poetico e dal sapore misto tra Alice Cooper ed i Black Sabbath dell’epoca, con un lieve crescendo dopo i tre minuti, che si conclude al piano, dopo un altro buon assolo di chitarra. Infine, “Bringer of Madness”, più aggressiva, heavy metal primordiale, ma con le tastiere ancora in bella evidenza, che non fanno perdere energia al brano. Un demo non è certo il modo migliore per conoscere una band, visto che i pezzi sono pochi ed è normale che il gruppo li scelga tra quelli che reputa migliori o più importanti dal punto di vista dei contenuti. Nel caso specifico degli Highwind, dopo l’ascolto rimane un senso di dubbio: il CD appare disomogeneo, come indeciso sulla via da percorrere, come se ci si trovasse al bivio tra il semplice rock, l’hard rock ed il classic metal. Probabilmente questa fase di stallo è dovuta alle svariate esperienze di base dei musicisti, dotati di tecnica discreta, ma non tanto abili, almeno in questo caso, a trovare un colpo da maestro tale da sollevare l’album dalla sufficienza. Aspettiamo gli Highwind alla prova completa, comunque, prima di esprimere valutazioni troppo affrettate; nel frattempo, consigliamo il disco ai seguaci del rock classico e dell’hard rock più raffinato, visto che troveranno elementi musicali a loro ben noti, purchè non pretendano originalità a tutti i costi. 60/100
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Enrico Giannacco: Voce Anno: 2007 Sul web: |